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Mascherine compostabili in bambù: Lucca ne produce 10mila al minuto

L’idea innovativa è nata nell’azienda Fabio Perini di Lucca. Obiettivo: rispondere ai bisogni delle aziende italiane (consumo stimato: 1 miliardo al mese) con una mascherina ‘sostenibile’

Mascherine monovelo, facilmente smaltibili perché compostabili nell’umido, per l’uso quotidiano, collettivo e in comunità come aeroporti, trasporto pubblico, centri commerciali, supermercati, negozi di alimentari e luoghi di lavori.

Sono le mascherine in fibra di bambù realizzabili con le macchine di Fabio Perini, azienda del gruppo Körber con sede a Lucca, che ha depositato un brevetto installabile sulle macchine di converting dell’azienda nuove o già installate presso i clienti in tutto il mondo.

«Durante il lockdown – afferma Oswaldo Cruz Jr., ad di FabioPerini Spa e della divisione tissue di Körber – la nostra squadra si è attivata per rispondere a due necessità. Da una parte l’enorme richiesta di mascherine facciali: il Politecnico di Torino stima ad esempio che le sole aziende italiane avranno bisogno di quasi un miliardo al mese. Dall’altra il problema del loro smaltimento».

E così in poco più di un mese si è passati dall’idea alla produzione. «Siamo arrivati alla soluzione» aggiunge Oswaldo Cruz Jr. «Un aggiornamento tecnologico che permettesse di produrre mascherine in rotolo fino a diecimila al minuto e l’utilizzo di un ‘tessuto non tessuto’ a base di bambù che fosse compostabile nell’umido».

Le macchine targate Fabio Perini «sono però in grado – osserva Cruz – di realizzare anche mascherine certificate, dove però i materiali che sono accoppiati con la plastica non le rendono compostabili. Ma anche su questo punto stiamo facendo delle prove su specifici materiali e siamo fiduciosi di trovare presto una soluzione».

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