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Mauro Ermanno Giovanardi: ‘mi commossi quando Nada mi sussurrò all’orecchio…’

Il cantautore, ex La Crus, sarà in concerto a Prato venerdì 4 settembre con il suo omaggio a De Andrè: ‘Ho visto Faber volare’

Mauro Ermanno Giovanardi

‘Ho visto Faber volare’ è il titolo dell’omaggio a Fabrizio De Andrè che si terrà venerdì 4 settembre nel Chiostro di san Domenico all’interno del Festival ‘Settembre Prato è Spettacolo-Limited Edition’. Sul palco la voce di Mauro Ermanno Giovanardi, con Marco Cosma e la chitarra di Vignera Carusino. Un concerto che celebra l’opera di De André, in un percorso tra note e poesia.
Mauro Ermanno “Gio” Giovanardi è il fondatore dei La Crus, inizia nel 2007 una carriera da solista debuttando con l’album ‘Cuore a nudo’, testimonianza discografica di uno spettacolo di poesie, teatro e musica di cui è stato interprete. A fine dicembre 2010, viene annunciata la partecipazione dei La Crus (Giovanardi ritorna con il gruppo solo per questa occasione) al Festival di Sanremo, dove il duo era in gara con “Io confesso”, che si piazzò nella terzina a ridosso dei primi tre. Nel 2015, viene pubblicato ‘Il mio stile’, per il quale Giovanardi si aggiudica la Targa Tenco come miglior album dell’anno. Nel 2017 esce ‘La mia generazione’, omaggio ai brani che hanno caratterizzato la musica italiana degli anni Novanta.

Ecco la nostra intervista

Sarai a Prato con un omaggio a De Andrè, conoscevo il tuo amore per Tenco e Ciampi ma non sapevo tu amassi anche questo grande cantautore italiano, mi ha stupito. De Andrè non è facile da cantare

In realtà è vero, quando si parla di me si tira sempre in ballo Tenco e Ciampi perchè in un disco dei la Crus c’era una versione de ‘Il vino’ di Piero e una versione di ‘Angela’ di Tenco però per me De Andrè da un punto di vista vocale è stato sicuramente un modello rispetto ad altri. Una sera un po’ di anni fa, su Rai 3 c’era un tributo a De Andrè con la Ruggero, Battiato, Jovanotti, Tiziano Ferro, tanti che facevano pezzi di Fabrizio. Lì mi sono accorto quanto De Andrè fosse una cantante della Madonna. Quando si parla di Fabrizio si parla sempre di cultura, di poesia, di letteratura, ma non si parla mai veramente di quanto fosse un cantante incredibile, è la versione maschile e baritonale di Mina. Conosco bene Dori e lei mi ha detto che lui era proprio un maniaco, a volte cantava le strofe ad aprile e i ritornelli a novembre, restava su un verso un giorno intero. Ha sempre apprezzato il fatto che lui ha veramente cantato l’italiano senza mai un accento, l’italiano corretto l’ha cantato Fabrizio, senza inflessioni. Poi amando tantissimo Coen, quel tipo di approccio vocale mi ha sempre affascinato. In realtà di Fabrizio ho sempre cantato pochissimo.

Una volta hai fatto una cover di ‘Ho visto Nina volare’

Sì coi bimbi livornesi dei Sinfonico Honolulu, anche in ‘Crocevia’ dei La Crus c’era una versione di ‘Giugno 73’. Per cui è stato un artista che ho frequentato poco, ma Elisabetta Sgarbi per la Milanesiana di quest’anno mi ha chiesto espressamente un omaggio a Fabrizio, ho detto: ci proviamo. Non è tutto un concerto dedicato a lui, nella seconda parte della serata ci saranno alcuni miei pezzi e poi delle cover da ‘La mia generazione’.

Ti faccio una domanda un po’ provocatoria, ora vanno molto di moda questi ‘tributi’, in Italia si guarda sempre al passato a mai al futuro…forse il futuro ci spaventa?

Io personalmente fin dall’inizio ho sempre cercato di far convivere la mia anima d’autore con quella dell’interprete. Lo ‘chanteur’ che va a ripescare pezzi dimenticati dal passato mi ha sempre affascinato. Uno dei lasciti più belli del La Crus è stato che c’erano tanti ragazzi giovani che venivano a farsi firmare i cd e le cassette e mi dicevano: ‘ti ringrazio un sacco perchè tramite le tue versioni di Ciampi e di Tenco mi sono andato a comprare i dischi originali’. Incontro tantissima gente ancora oggi che me lo dice. Nel ’96-’97 era diventato un inno. Chiudevamo i concerti con ‘Il vino’, mi ricordo un concerto a Padova per Radio Sherwood in un parco c’erano 2000 persone che cantavano questa canzone di Ciampi. Anche quando abbiamo fatto l’ultimissimo concerto dei La Crus nel teatro degli Arcimboldi a Milano avevo invitato un po’ di amici da Manuel Agnelli a Cristiano Godano, Rachele Bastreghi, c’era anche Nada. L’ultimo pezzo è stato proprio ‘Il vino’ che cantavo con lei. Il teatro era sold out e c’era nel ritornello tutto il pubblico che cantava. A un certo punto mi commossi perchè Nada che mi disse nell’orecchio: ‘Hai fatto una cosa bellissima perchè Piero non ha mai avuto 3000 persone che cantavano un suo pezzo’. Per farti capire quanto era diventata iconica quella canzone nel nostro repertorio, è parte di me. Purtroppo dopo è diventata anche un po’ una moda, è più facile cantare il pezzo di un altro piuttosto che scriverne uno nuovo. Io ho lavorando tantissimo su questo, anche il disco ‘La mia generazione’ non è solo un ‘disco di cover’, ci ho messo un anno e mezzo a farlo. Ho scelto i pezzi con i testi che mi calzano addosso, ho riscritto la parte musicale, il segreto è mantenere lo spirito originale ma farlo rivivere come se fosse scritto da te. Reinterpretare i pezzi d’altri è molto complicato.

Da ‘La mia generazione’ sono passati diversi anni, hai un disco in cantiere? A noi piacerebbe anche molto la Reunion dei La Crus… te lo dico così en passant…

Ce lo dicono in tanti. Adesso ho due dischi In cantiere: uno mio a cui sto lavorando da un anno e mezzo, di inediti che ho scritto a quattro mani con un po’ di amici tra cui Bianconi e Colpesce e un altro che non posso dire ancora, per cui devo solamente decidere quale far uscire per primo. Non ti posso dire niente.

Quando suonavi coi Sinfonico Honolulu ho letto che hai vissuto per due mesi nel 2013 a Livorno

Sì sono stato due mesi a Livorno. Adoro i livornesi e aver lavorato a quel progetto con loro mi ha riempito il cuore. I livornesi sono personaggi non facili ma fantastici. Poi vissi anche un altro mese a Lari durante le registrazioni e i mix. Però devo dire che a Livorno ci ho lasciato un pezzo di cuore, ho tanti amici. Poi Ciampi, poi Bobo, poi Nada…ho sempre amato la loro ironia, il loro sarcarsmo. Ci torno spesso, è un luogo del cuore.

Un’ultima domanda, hai sempre cantato l’amore, mi chiedevo se anche nel nuovo disco parlerai d’amore

E’ un po’ più disincantato questo disco, ci sono meno pezzi ‘amorosi’ del solito, c’è più contemporaneità, sia nei testi che nella musica. Da quando ho lasciato i La Crus è il primo disco che faccio in cui ho ripreso il suono elettronico con campioni e ritmiche, un po’ meno vintage. Forse perchè avrò raggiunto la pace dei sensi.

Dubito fortemente

(Ride)

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