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‘Ci porti il Covid’. Lettera minatoria all’infermiera in prima linea

Messaggio recapitato in forma anonima dai vicini. L’infermiera, che lavora 13 ore al giorno nel reparto malattie infettive dell’ospedale di Lucca, si è sentita trattare come un’untrice. Tanti i messaggi di solidarietà

Non l’hanno scritto a mano e non l’hanno neppure firmato. Un messaggio anonimo, senza punteggiatura e con i caratteri scritti in stampatello. “Grazie per il Covid che tutti i giorni ci porti in corte. Ricordati che ci sono anziani e bambini, grazie”. È quello che si legge sulla pagina stampata. Non è difficile quindi individuare il mittente – anzi, i mittenti – nei vicini di casa di Damiana Barsotti, infermiera 48enne che lavora nel reparto malattie infettive nell’ospedale San Luca di Lucca. Quel messaggio le è stato infilato nella cassetta della posta.

Siamo a Massa Macinaia (Capannori), in provincia di Lucca. Qua Damiana vive insieme al marito e ai suoi tre figli. «Quando l’ho letto è stato come una pugnalata alla schiena, mi sono sentita tradita, intimidita, trattata come gli untori» ha raccontato al Corriere della Sera. «Da quanto ero depressa non mi sono neppure arrabbiata. Però, poi, ho deciso che era mio dovere fare qualcosa e ho chiamato i carabinieri».

Ha ricevuto il messaggio nei giorni in cui ha lavorato al fianco dei malati di coronavirus per 13 ore consecutive, raddoppiando le notti. Un caso simile era successo alla fine di marzo a Pisa. In quel caso la vittima era una dottoressa con cui l’autore del messaggio si è poi scusato. «Ci sono rimasta male», ha detto Damiana. «Mi sono sentita ferita e denigrata. Sanno che faccio l’infermiera e mai avrei pensato che mi prendessero di mira per il mio lavoro».

Solidarietà le è stata espressa dall’Asl Toscana nord ovest: «Si è vista trattata come un’untrice e non come un’operatrice sanitaria che giornalmente si reca al lavoro per combattere per tutti noi la difficile battaglia contro il virus. Tali comportamenti dimostrano come il cammino verso la civiltà sia ancora lungo».

Tra i tanti messaggi di solidarietà c’è anche quello del sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, che proprio all’ospedale San Luca è stata curato per il Covid-19. «Non c’è ragione che possa giustificare un gesto tanto vile e irresponsabile. A chi ogni giorno rischia la propria vita per la vita degli altri bisogna solo dire grazie» scrive il sindaco. «Questo è l’unico messaggio che Damiana Barsotti, l’infermiera che tra i tanti si è occupata anche di me quando ero ricoverato, meriterebbe di trovare nella cassetta delle lettere o davanti alla porta di casa. Damiana, così come le sue colleghe e i suoi colleghi, sta facendo un lavoro immane. Merita rispetto. Merita gratitudine. A lei tutta la mia solidarietà e quella della nostra comunità».

A Tambellini fa eco il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. «Gli operatori sanitari rappresentano un punto di riferimento per il sistema sanitario e per la società, soprattutto in una difficile emergenza come quella che stiamo vivendo in questi mesi. Non posso che condannare ciò che è successo a un’operatrice della sanità impegnata nella battaglia contro ii virus», ha detto il governatore. «Ferisce quanto è successo, è una ferita per tutti i suoi colleghi e per tutti noi, che dobbiamo stringerci intorno a chi sta combattendo per la nostra salute, con la sua professionalità e la sua dedizione, prendendosi cura di chi ha bisogno, difendendo la risorsa ospedale e contrastando la malattia. La paura del contagio in una situazione così particolare – conclude Rossi – non deve prestare il fianco alla crescita dell’egoismo sociale. Ma oggi voglio dire soprattutto che siamo tutti con Damiana. Così come con tutti gli operatori della sanità che in queste settimane sono state oggetto di discriminazione. La Toscana è con le donne e gli uomini che che combattono contro il coronavirus».

 

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