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Moderni Indiana Jones a caccia del ‘castello’ sotto la pieve di San Pietro in Bossolo

Intervista all’archeologo Giannino Pastori che ci racconta le tracce emerse di una vita antichissima nel Chianti

Si scava sotto la pieve di San Pietro in Bossolo a Tavarnelle Val di Pesa nel Chianti, si cercano le tracce di uomini e donne vissuti mille anni e forse anche di più prima di noi.

Il team di archeologi della cooperativa Laboratori Archeologici San Gallo: Chiara Molducci, Chiara Marcotulli, Francesca Cheli, Lapo Somigli e il consigliere comunale e archeologo Giannino Pastori hanno lavorato muniti di piccone, pala e cazzuola per tre settimane a partire dal 30 giugno, fino a fine luglio per sottrarre tracce di vita all’oblio dei secoli. La campagna di scavi finanziata dal comune di Barberino Tavarnelle in collaborazione con la Sovrintendenza è di ampio respiro e avrà la durata di tre anni.

I primi scavi hanno portato alla luce mura e reperti ceramici, frammenti di quotidianità che ci raccontano la vita di una delle prime comunità cristiane sorte nel territorio. I frammenti, riferibili al Medioevo, annoverano parti di un paiolo e di un testello, utensili domestici impiegati per cucinare, forse di un’olla, pentola di terracotta utilizzata per cuocere le vivande, e altri frammenti di ceramica acroma e invetriata, oltre ad un piccolo pezzo di arenaria decorata. Piccoli tesori che ci raccontano la storia antica di un tipico insediamento medievale. Immagini, emozioni, visioni dal passato in un viaggio indietro nel tempo. Ce ne parla l’archeologo Giannino Pastori.

Com’è nata l’idea di fare questa campagna di scavi?

C’erano fonti scritte che parlavano della presenza di insediamenti medievali di due castelli, il castello di San Pietro in Bossolo che risale all’anno mille e poi c’è un’iscrizione del 1213 che racconta di come il vescovo abbia ordinato la costruzione del castello di San Giovanni. Potrebbero dunque essere due castelli oppure semplicemente l’uno il rifacimento di quello vecchio, una ricostruzione o qualcosa del genere. Questo non è chiaro dalle fonti storiche. Uno degli obiettivi dello scavo, se siamo fortunati, è proprio dare una risposta a questa domanda. Quando si fa uno scavo archeologico ci si pongono delle domande, ma spesso succede che poi le risposte che uno trova possono essere risposte a domande che uno non si era ancora fatto, si scoprono cioè cose diverse rispetto a quelle che si cercava.

Chi fece costruire i due castelli?



Sia il castello di San Pietro in Bossolo che il castello di San Giovanni erano entrambi due castelli vescovili, legati al potere della chiesa, sorgevano infatti nella prossimità della Pieve che al tempo del Medioevo aveva non solo una funzione religiosa ma anche una funzione forte di tipo amministrativo: pagamento delle decime, anagrafe tramite i registri delle nascite e delle morti, avevano una forte valenza amministrativa e politica. Non stiamo parlando di un castello nobiliare. Il fatto che il secondo castello viene dedicato a San Giovanni, sembra proprio andare nel senso di un avvicinamento a Firenze e al vescovo di Firenze.

Che cosa avete trovato?



Come sempre succede quando si scava, le cose che si trovano poi devono essere studiate. Adesso non possiamo dare delle risposte chiare. Non c’è un pezzo che fa gridare alla meraviglia, ma sono state trovate tante strutture di tipo murario in ciottolo, basamenti. Stiamo valutando se possa essere un alzato o una fondazione. Sono stati trovati dei resti di strutture più antiche, ma proprio nell’ultima giornata di scavo, quindi ne abbiamo un abbozzo. Poi abbiamo trovato numerosi oggetti ceramici e laterizi di epoche prevalentemente medievali ma anche qualcosa di già antico. Per avere informazioni più precise i pezzi devono essere studiati, analizzati, comparati con un lavoro abbastanza impegnativo nei prossimi mesi. La parte di ‘scavo’ dura sempre poco, e poi la parte più lunga è proprio lo studio. Una cosa che è banale ma non ci pensa mai nessuno, uno scavo archeologico è un’operazione di distruzione di quello che si scava. Nel momento in cui io porto via qualcosa, anche della terra, questa terra non è mai più lì e in quel posto. Tutto questo deve essere poi ricostruito in un secondo momento per avere informazioni corrette e precise.

Quindi quello che si può ipotizzare è una conferma della presenza del castello, di un insediamento?

Sicuramente un insediamento c’era, se era il castello o qualcos’altro questo non è ancora chiaro. Sicuramente queste strutture murarie sono grandi quindi non era una capanna o un ricovero per le bestie.

I reperti ceramici cosa ci raccontano?

La maggior parte sono di tipo acromo quindi quello più difficile da studiare perchè è la base della ceramica, una tipologia che c’è sempre stata in qualsiasi epoca. Sicuramente abbiamo trovato numerosi oggetti di uso legato alla cucina, alla dispensa, a situazioni di vita quotidiana.

Adesso che il cantiere è chiuso cosa succede?



Lo scavo in accordo con la Sovrintendenza è stato ricoperto. Abbiamo individuato altre aree in cui proseguire lo scavo l’anno prossimo ingrandendo la parte che abbiamo scavato quest’anno e vorremmo anche approfondirlo cioè continuare a scendere e andare a scavare degli strati più antichi. Questo perchè abbiamo trovato alcune strutture e basamenti di strutture che gli archeologi ora stanno studiando, che si appoggiano a loro volta su strati più antichi di crollo e altre strutture che ci erano sotto. Sono stati trovati anche resti di origine romana e alto medievale.

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