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“Un anno di vita sotterranea” una mostra a Firenze celebra lo scrittore e pittore antifascista Carlo Levi

Dal 9 febbraio al 19 marzo Palazzo Medici Riccardi ospita nelle Sale Fabiani la mostra dedicata al pittore che nei suoi quadri ritraeva gli intellettuali del tempo e la questione meridionale

Dal 1941 al 1945 lo scrittore Carlo Levi soggiornò a Firenze, qui durante l’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale scrisse “Cristo si è fermato a Eboli” libro chiave della letteratura italiana.

Nella sua prima e più nota opera Levi rievocava volti, storie e personaggi del suo confino a Grassano e ad Aliano in Lucania: un’esperienza sconvolgente che lo portò alla scoperta di un’altra Italia, l’Italia contadina e arcaica confinata in un sud che vive fuori dai tempi della storia e che fatica a mettersi in relazione con la mitologia imperiale imposta dal fascismo.

Dal 9 febbraio al 19 marzo una mostra a Palazzo Medici Riccardi a Firenze vuole celebrare l’intellettuale antifascista Carlo Levi esponendo 34 opere e disegni oltre a una riproduzione del celebre telero Lucania ’61.

Carlo Levi intitolò un suo libro di viaggi “Il futuro ha un cuore antico”’. Ho ripensato a questa frase – nota il Sindaco Dario Nardella – guardando i ritratti di Carlo Levi ospitati in Palazzo Medici Riccardi, simbolo di città resistente, luogo di riunione del Comitato di liberazione nazionale, ma al tempo stesso richiamo a quella geografia urbana e umana alla quale il pittore e scrittore si era legato profondamente. Torino, Firenze e la Basilicata sono altri modi di pensare a lui e a quel cuore antico, fatto di volti, che ci richiamano a una storia che ci appartiene, alle radici profonde di quello che siamo perché non abbiamo dimenticato. E c’è la bellezza dello stile di Levi che nel ritrarre evidenzia la sua simpatia per i volti disegnati come scorgendone linee interiori e attese (forse in questo imitato dal “suo” fotografo e compagno di viaggio Mario Carbone).  C’è una specularità tra la chiave narrativa di Levi e quella figurativa che nel ‘Cristo si è fermato ad Eboli’ mi pare pienamente espressa. È interessante sottolineare a questo riguardo come la stesura del suo romanzo sia avvenuta a Firenze, nel momento più difficile e pericoloso di divisione nazionale e dell’occupazione nazista, tra Resistenza e Liberazione. La mostra illumina volti, storie e rapporti, alcuni più noti, altri che col tempo vengono storicizzati e che sono caratterizzati dal contributo del Levi scrittore e pittore, come i quadri destinati alla copertina del romanzo di un amico scrittore lucano, vissuto a Firenze in stagioni diverse della sua vita”.

Carlo Levi, Autoritratto con Paola, foto di Riccardo Lodovici

La mostra “Carlo Levi a Firenze. Una vita sotterranea”

A palazzo Medici Riccardi saranno esposte le opere dipinte da Carlo Levi durante il confino a Grassano e ad Aliano in Lucania esperienza che segnerà per il futuro la di questo scrittore meridionalista, pittore e uomo politico.

Si tratta di una galleria di ritratti, la madre, le donne amate e gli amici, la compagna del tempo Paola Levi Olivetti, amatissima e tante volte rievocata sulla tela, per la quale decise di trasferirsi a Firenze abbandonando l’ipotesi di un espatrio in America.

Poi Anna Maria Ichino, la partigiana generosa che lo accolse nel rifugio di Piazza Pitti, 14 e che lo amò in modo disinteressato per una breve stagione.

Chiuso in questo nuovo “confino” fiorentino, Levi ritrae e intreccia rapporti con i grandi protagonisti del mondo intellettuale antifascista che si è concentrato a Firenze: Lo scultore Alfieri, il pittore Colacicchi, i letterati Montale, Bazlen e Cancogni, lo scrittore psichiatra Mario Tobino, e Leone Ginzburg che morirà nell’estate del ‘44 per mano nazifascista.

Per la prima volta sono esposti in una mostra di Carlo Levi anche due dei tre quadri, provenienti da una collezione privata, da lui realizzati per il suo amico scrittore Giuseppe Brancale (Sant’Arcangelo, Pz, 1925 – Firenze, 1979) e il suo romanzo Echi nella valle (1973).

Qui Levi si autoritrae con una donna anziana prima della partenza dalla Lucania in cui era stato al confino. Sullo stesso tema, ma con un titolo diverso, Levi avrebbe poi dipinto su tela L’addio dell’emigrante ora ospitato nella pinacoteca di Aliano.

Tra le opere in mostra anche quelle di denuncia sociale, di esplicito indirizzo neorealista, che mostrano i corpi delle donne sotto il peso della fatica, gli occhi dei bambini scavati dalla malaria, i volti degli uomini segnati dalla malattia, le contadine rivoluzionarie, il nonno, la contadina calabrese, ma anche i protagonisti che hanno lottato per la giustizia, come Salvatore Carnevale, sindacalista siciliano ucciso dalla mafia, e il sociologo-attivista della non violenza Danilo Dolci.

“È una grande emozione per me essere qui questa mattina per presentare la mostra dedicata a Carlo Levi a Firenze – dichiara Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio Regionale della Toscana –  Io che sono Lucano è che lavoro quotidianamente a Firenze, abitando a Pisa, ho fatto della Toscana la mia terra, vedo in Carlo Levi e nel suo forte attaccamento culturale e artistico alla Basilicata un elemento in cui mi ritrovo fortemente. È emozionante vedere l’opera Lucania 61 qui riprodotta, come sapete l’originale è custodito nella Sala Levi del Museo nazionale d’arte medievale e moderna di Matera, a Palazzo Lanfranchi. Un’opera che ha un valore artistico ma anche politico e morale, fu commissionata dal comitato per le celebrazioni del centenario dell’Unità d’Italia per rappresentare la Basilicata alla mostra, appunto Italia 61. Quella mostra fu ospitata nel maggio del 61 a Torino, città di Carlo Levi.  Lucania 61 e Cristo si è fermato a Eboli rappresentano il forte legame che Carlo Levi ebbe con la Basilicata e col Mezzogiorno. Nel libro e poi nell’opera c’è tutta la Lucania, c’è tutta una regione, c’è una cultura. Un paese intero vive in quest’opera, in quelle scene, in quei volti, in quei personaggi. Le difficili condizioni del sud Italia che all’epoca era quasi dimenticato. L’esperienza del confino ha talmente legato Carlo Levi alla Basilicata che poi ci ritornerà dopo la guerra. Sono stati veramente pochi i mesi in cui Levi è stato in Basilicata eppure è come se parte della Lucania gli fosse entrata dentro, come se fosse diventata una sua passione. E nel suo periodo fiorentino, 4 anni, prima metà degli anni 40, durante la guerra e poi durante il periodo di liberazione scrive il Cristo si è fermata a Eboli proprio a Firenze. La Lucania è stata a terra che ha dato a Levi ispirazione, momenti di riflessione. Dalla Lucania dice “mi pareva di essere staccato da ogni cosa, da ogni luogo remotissimo, da ogni determinazione, perduto fuori del tempo”. Non a caso nel 1975, quando morì, a Roma, si è voluto far seppellire ad Agliano, nel cimitero in cui spesso la gente lo incontrava con il cavalletto e i colori, per quella che poi era la sua vera professione: il pittore.  A quella gente, ai lucani, aveva promesso di ritornare. sì, vi è ritornato più più volte dopo la guerra… ma vi è ritornato soprattutto per riposare per sempre”.

Telero Lucania ’61

Il telero Lucania ’61

In mostra sarà possibile ammirare anche una riproduzione del celeberrimo telero Lucania ’61, commissionato all’artista da Mario Soldati per rappresentare la Basilicata nel Padiglione della mostra delle Regioni a Torino in occasione delle celebrazioni per il Centenario dell’Unità d’Italia, conservato presso il Museo Nazionale di Matera.

L’opera riassume tutta la visione leviana della questione meridionale filtrata dalla vicenda di Rocco Scotellaro, “il poeta della libertà contadina”, a cui Levi deve la comprensione delle lotte contadine e del pensiero meridionalista.

Carlo Levi, Paola con l’abito bianco e nero ph Riccardo Lodovici

 

 

 

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