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Il Museo Novecento riapre con i progetti di quattro artiste emergenti

I nuovi progetti si uniscono alla mostra dedicata a  Henry Moore attualmente ancora in corso che ripercorre il rapporto del grande maestro della scultura contemporanea con la Toscana

In occasione della riapertura dei musei fiorentini, il Museo Novecento presenta quattro nuovi progetti espositivi, confermando la sua vocazione alla ricerca e produzione culturale in campo artistico. Durante questa chiusura forzata, infatti, i lavori di allestimento sono andati avanti e, in un silenzio quasi irreale, le mostre hanno preso forma nelle sale del museo.

I nuovi progetti si uniscono alla mostra dedicata a  Henry Moore attualmente ancora in corso che ripercorre il rapporto del grande maestro della scultura contemporanea con la Toscana e la grande esposizione del 1972 al Forte Belvedere.

“Dopo due mesi e più, il Museo Novecento riapre le sue porte ai cittadini e lo fa con ben quattro nuove mostre che si aggiungono a quella dedicata a Henry Mooreha dichiarato il direttore del museo Sergio Risaliti. – Dimostrazione del fatto che il nostro museo non è un deposito da mantenere in vita per occuparsi solo di conservazione, ma un centro di produzione in piena attività in cui convivono pratiche diverse, dalla valorizzazione della collezione alla progettazione di mostre, dalla mediazione culturale alla sperimentazione di nuove forme di comunicazione e partecipazione. Un luogo in cui si fanno ricerca e formazione, in cui si espongono capolavori del primo Novecento italiano assieme alle opere di giovani artisti. Voglio ringraziare tutto lo staff del Museo Novecento che si è impegnato a raggiungere gli obiettivi preposti. Ho sempre dichiarato che il Museo è una realtà necessaria alla vita culturale della città, e sulla sua vitalità e coraggiosa programmazione si costruisce la sua autorevolezza e personalità”.

Le mostre

Giulia Cenci la giovane artista finalista al Maxxi Bvlgari Prize 2020 è protagonista del nuovo appuntamento del ciclo ‘Duel’ dedicato agli artisti emergenti. La sua mostra personale, “Tallone di Ferro” nasce e si sviluppa al piano terra del museo attorno al dialogo con il Leone di Monterosso – Chimera di Arturo Martini, una scultura in bronzo del 1933-35 ca. Ancora una volta, il direttore artistico Sergio Risaliti, curatore della mostra con Eva Francioli, sostiene il doppio binario dell’aggiornamento e della valorizzazione, dando spazio agli artisti emergenti e alla riscoperta delle opere della collezione permanente.

Titina Maselli, Greta Garbo

La valorizzazione delle opere del museo prosegue inoltre con il nuovo progetto Étoile, a cura di Stefania Ricci e Sergio Risaliti, e realizzato in collaborazione con il Museo Salvatore Ferragamo, con il quale il Museo Novecento ha già collaborato nel recente passato. Riservato alle collezioni civiche, il progetto mette sotto i riflettori un’opera tra quelle conservate nei depositi del museo e, in questa prima occasione, lo fa concentrandosi su un dipinto di Titina Maselli, autrice di un ritratto ideale di Greta Garbo. La mostra ripercorre il legame tra la Divina e il Calzolaio dei sogni, sancito da una serie di calzature che Ferragamo realizzò appositamente per la Garbo ed eccezionalmente esposte negli spazi al secondo piano del museo.

Si rinnova poi l’appuntamento con l’architettura e la rassegna “Il tavolo dell’architetto”. Negli ultimi tre anni, sono stati ben nove i progetti realizzati in collaborazione con grandi architetti del panorama internazionale. Unico spazio istituzionale a Firenze in cui l’arte moderna e contemporanea si raccorda ai linguaggi architettonici del XX e XXI secolo. “Gender Gap” a cura di Laura Andreini, è una riflessione sul ruolo femminile nel mondo dell’architettura con la testimonianza di 20 architette attive a livello mondiale.

Nel loggiato del museo, tradizionalmente dedicato ad artisti emergenti, viene infine ospitata la mostra “Istruzioni di volo” di Chiara Gambirasio, giovanissima artista lombarda che ha appena concluso la sua residenza alla Manifattura Tabacchi. La sua è una ricerca che sconfina tra varie discipline artistiche, ma che ha come minimo comune denominatore un principio essenzialmente pittorico di rappresentazione della realtà attraverso il colore. Questa pratica, definita dall’artista stessa “Kenoscromia”, viene utilizzata anche nell’opera site-specific realizzata per il museo e si concentra su dei punti di colore che appaiono nella realtà come intrusi, che l’artista trasforma attraverso l’immagine in fulcri prospettici.

Chiara Gambirasio
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