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Arte: il Nano Morgante dipinto dal Bronzino torna a Palazzo Pitti

Il celebre ritratto del buffone alla corte di Cosimo I de’ Medici è ora esposto nella Galleria Palatina di Firenze con una nuova teca protettiva

Il Nano Morgante del Bronzino

Il Nano Morgante, ritratto realizzato dal Bronzino del più celebre dei cinque buffoni che vissero alla corte di Cosimo I de’ Medici, torna a Palazzo Pitti a Firenze, nella reggia medicea dove questo leggendario personaggio – al secolo Braccio di Bartolo – trascorse la maggior parte della sua vita.
Il ritratto è ora esposto nella Sala di Apollo in Galleria Palatina ed è stato dotato di una nuova teca, con vetro antiriflesso di ultima generazione e sistema di assorbimento degli urti. Questa è una collocazione più sicura per l’opera che era stata sistemata nel corridoio al primo piano degli Uffizi ma qui le vibrazioni del pavimento prodotte dai flussi dei visitatori costituivano un pericolo per la sua conservazione.

Nano Morgante Bronzino

Dipinta su entrambi i lati, la tela raffigura il nano come “uccellatore”, cioè cacciatore di uccelli, perché non gli era consentita la caccia ad animali di taglia più grande, attività riservata ai personaggi di rango più elevato. Il personaggio è ritratto rispettivamente di fronte e da tergo in due momenti successivi dell’azione: davanti lo si vede prima della caccia, mentre tiene al laccio una civetta usata come esca per attirare una ghiandaia che vola nell’aria, dietro viene mostrato quando impugna con la destra il risultato della sua impresa, voltandosi verso lo spettatore.
In questo modo Bronzino, all’epoca coinvolto nella contesa del primato tra pittura e scultura rispondeva con i fatti a chi sosteneva il vantaggio della statuaria perché essa offriva più punti di vista.

Braccio di Bartolo, chiamato con ironia paradossale Morgante, come il gigante protagonista dell’omonimo poema di Luigi Pulci, era un personaggio molto popolare al tempo di Cosimo I, noto ed apprezzato per la sua lingua tagliente e arguta, citato addirittura nelle Vite del Vasari e divenuto, nel tempo, soggetto di capolavori oggi celebrati. Oltre al doppio ritratto di Bronzino, sono da ricordare anche la scultura in marmo di Valerio Cioli per la fontana del Bacchino nel Giardino di Boboli, che lo ritrae a cavalcioni di una tartaruga, nonché quella in bronzo del Giambologna per la piccola fontana nel giardino pensile sopra la loggia dei Lanzi e oggi esposta al Bargello, dove lo si vede a cavallo di mostro marino. 

“Le cronache ci tramandano che Braccio di Bartolo aveva una personalità complessa e arguta, carismatica e a volte anche litigiosa – spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – fu uno dei protagonisti della vita sociale e politica della corte, molto caro a Cosimo I, di cui si festeggia quest’anno il cinquecentenario della nascita. L’installazione a Palazzo Pitti del suo ritratto dipinto da Bronzino (che di quella corte fu indiscutibilmente il massimo pittore) è dunque un’occasione insieme museografica e celebrativa. Ed è oltretutto un’operazione che salvaguarda un’opera tanto fragile dai rischi di distacco della pellicola pittorica”.

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