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Paesaggi rurali storici, una tutela per il territorio e per l’identità culturale

Il congresso nazionale in corso a Firenze indica la strada da seguire per proteggere valorizzare e promuovere i paesaggi agricoli: la Toscana negli ultimi 70 anni ha perso 380mila ettari pur restando tra le regioni più virtuose d’Italia

Lamole in Chianti

I caratteristici terrazzamenti di Lamole, una delle 27 realtà iscritte al registro nazionale dei paesaggi rurali storici sono l’esempio virtuoso di come la Toscana sappia valorizzare il proprio territorio. Uno sforzo che pur in una regione dove il turismo enogastronomico è un’attività che produce reddito e aiuta a salvaguardare il territorio, non basta per bloccare una pericolosa deriva. Il Congresso nazionale dei Paesaggi Rurali Storici, in corso a Firenze nell’auditorium Sant’Apollonia, è l’occasione per fare il punto e gettare un occhio sulle prospettive future. Decine gli ospiti tra rappresentanti di Governo, Amministrazioni locali, Università e delegati dei 27 luoghi iscritti al Registro dei Paesaggi Rurali Storici in tutta Italia.

L’evento è organizzato da Università degli Studi di Firenze, insieme allo spin off Horizons, la start up dell’Università di Firenze che si occupa della valorizzazione del paesaggio rurale, in collaborazione con il MIPAAF – Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali e del Consiglio della Regione Toscana.

Il congresso sui paesaggi rurali storici

Più di 10.000.000 di ettari di aree agricole, circa la metà delle aree un tempo coltivate – spiega il professor Mauro Agnoletti, professore della Scuola di Agraria dell’Università di Firenze e coordinatore del comitato organizzatore – sono state abbandonate dal secondo dopoguerra. Solo in Toscana sono stati abbandonati 380mila ettari. Oggi importiamo più del 50% delle materie prime. Dal problema dell’Italian sounding (es. parmesan) e dai recenti attacchi ai prodotti tipici italiani con prodotti similari (prosek, aceto balsamico, ecc.) ci si può difendere associando il paesaggio alle produzioni di qualità: il paesaggio è un bene non riproducibile dalla concorrenza. E’ questo un punto di partenza per un modello di sviluppo che dovrebbe essere sostenuto dal Green Deal Europeo, attraverso la PAC e il PNRR”.

Altro aspetto tutt’altro che secondario per il professore è quello culturale: “noi promuoviamo moltissimo il territorio ma poi nessuno ci spiega le valenze storico-culturali di queste realtà. Ecco il registro nazionale dei paesaggi rurali storici è una grossa possibilità per un turismo più consapevole“. L’altro punto su cui bisogna poi lavorare e investire per Agnoletti è il sostegno agli agricoltori che operano in realtà rurali particolari, con un aggravio di spese e un maggiore dispendio di energie per la particolarità dei luoghi. “Solo sostenendo quest’agricoltura offriamo la possibilità a queste terre di essere salvaguardate” ha concluso il professore ricordando che non è attraverso l’apposizione di vincoli che si risolve il problema. Da qui l’invito alla conservazione delle pratiche agricole tradizionali quale strumento in grado di rispondere alle sfide climatiche dalla FAO e dal Programma dedicato GIAHS.

Durante il congresso sarà possibile visitare la mostra fotografica “Alla scoperta dei potenziali siti GIAHS italiani e mondiali” che presenta siti potenziali italiani e mondiali da iscrivere al Programma Globally Important Agricultural Heritage Systems (GIAHS) istituito presso la FAO. La mostra è organizzata nell’ambito delle attività del progetto “GIAHS Capacity Building”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e che vede coinvolto il Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze in qualità di soggetto attuatore e Polo universitario città di Prato (PIN) in qualità di partner.

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