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L’apicoltura sposa il vino nel Parco delle Api di Gaiole in Chianti

L’azienda Castello di Meleto, che produce vino biologico, ha dato vita allo spazio che ospita 3,2 milioni di api: si può anche adottare un’arnia per aiutare l’ecosistema

Il Parco delle Api del Castello di Meleto - © Castello di Meleto

Oltre 3,2 milioni di api, divise in 90 famiglie, che raccolgono millefiori selvatici, nel pieno rispetto della biodiversità chiantigiana. Sono questi i numeri del Parco delle Api di Castello di Meleto, l’azienda agricola che a Gaiole in Chianti ha riservato uno spazio speciale per tutelare le api, perché come spiega il direttore generale, Michele Contartese, “non c’è vino di qualità senza api“.

Adotta un’arnia per preservare l’ecosistema

La società agricola è proprietaria del castello simbolo del borgo del Chianti, un maniero del Duecento perfettamente conservato, oggi struttura ricettiva, e di oltre 1.100 ettari di terreno. Un ecosistema prezioso, dove tra vigne a conduzione biologica e uliveti le api, e gli insetti impollinatori in genere, sono una risorsa preziosa per l’equilibrio e lo sviluppo sostenibile.

Nasce così un miele selvatico, prodotto da api che hanno perso la loro famiglia, e che sono state salvate dai boschi e reintegrate nelle arnie del Parco. Inoltre attraverso il progetto “Nel Nome dell’Ape” è possibile adottare un’arnia così da ripopolare la zona e ristabilire l’ecosistema: chi aderisce al progetto riceverà 2 kg di miele l’anno prodotto dalla propria arnia per cinque anni.

Il Castello di Meleto – © Marco Bicci/Shutterstock

Parola d’ordine: sostenibilità

Castello di Meleto, che fa parte del BioDistretto del Chianti Classico, un gruppo di lavoro che ha valutato le interazioni positive tra apicoltura e viticoltura, ha un motto: il cambiamento è possibile e se si adotta un’attitudine positiva, propositiva e tempestiva si può ancora intervenire nella salvaguardia della biodiversità. L’azienda si dichiara “fortemente impegnata” in questo campo, svolge attività didattica, e il suo modello d’azione si è rivelato sostenibile sia a livello economico che ambientale.

“Siamo l’azienda biologica più grande del Chianti Classico – spiega Contartese – con l’energia di una start up con 1500 anni di storia. Abbiamo una grande eredità che vogliamo preservare per le prossime generazioni con azioni pratiche: abbiamo diminuito il peso delle bottiglie, installato centraline meteo per ridurre lo spreco idrico, e pratichiamo la raccolta a mano delle uve sui 130 ettari vitati con soluzioni green e buone pratiche per ogni singola vigna. Unica tecnologia per il nostro vino è il controllo della temperatura, per il resto è tutto lavoro dell’uomo e lungo affinamento in botti grandi. E il vino Camboi, che recupera un patrimonio locale, la Malvasia Nera Toscana, è una possibile risposta, in pieno Chianti-style, al cambiamento climatico”.

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