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La primavera nell’arte: sei capolavori da riscoprire nei musei fiorentini

Da Botticelli a Tiziano, dalla Galleria dell’Accademia fino alla straordinaria Sala della Stufa a Palazzo Pitti un viaggio ‘virtuale’ tra i capolavori dei musei fiorentini ispirati alla stagione più dolce dell’anno

La primavera di Botticelli

“Non importa quanto freddo sia l’inverno, dopo c’è sempre la primavera” cantava Eddie Vedder il leader dei Pearl Jam e in Toscana tutto è pronto per l’inizio della primavera, una stagione piena di fiori e nuove promesse che speriamo ci farà dimenticare l’inverno dei contagi e della pandemia.

Ecco sei capolavori che abbiamo scovato nei musei fiorentini, alcuni famosissimi, altri meno noti che ci fanno già respirare il profumo della stagione più dolce dell’anno.

1-La Primavera di Sandro Botticelli agli Uffizi
Non potevamo non cominciare il nostro viaggio con uno dei dipinti forse più famosi delle Gallerie degli Uffizi a Firenze. Stiamo ovviamente parlando della Primavera di Sandro Botticelli. Il dipinto mostra nove figure della mitologia classica che camminano su un prato fiorito, davanti a un bosco di aranci e alloro. In primo piano a destra Zefiro abbraccia e feconda la ninfa Clori, raffigurata anche un po’ più avanti nelle sembianze di Flora, dea della fioritura. Dominano il centro della composizione, leggermente arretrati, la dea dell’amore e della bellezza Venere e Cupido raffigurato bendato mentre scocca il dardo d’amore.  A sinistra danzano in cerchio le tre Grazie, divinità minori benefiche prossime a Venere, e chiude la composizione Mercurio, il messaggero degli dei con indosso elmo e calzari alati. Pur rimanendo misterioso il complesso significato della composizione, l’opera celebra l’amore, la pace, la prosperità. Nella vegetazione sono state riconosciute ben 138 specie di piante diverse, accuratamente descritte da Botticelli nei più minimi dettagli.

2-Flora di Tiziano agli Uffizi
“Flora” è uno dei capolavori del giovane Tiziano. La giovane donna emerge dal fondo scuro del dipinto porgendo con la mano destra un mazzo di fiori primaverili, composto di roselline, viole, gelsomini; è abbigliata all’antica, con una candida camiciola che scivola sulla spalla destra lasciando intravedere il seno, mentre reclina dolcemente la testa sulla spalla sinistra, volgendo lo sguardo fuori dallo spazio dipinto. Chi è Flora? Varie sono le ipotesi dei critici, ma le più accreditate sono quattro: potrebbe essere la dea della Primavera o della vegetazione, oppure semplicemente il ritratto di una cortigiana o dell’amante di Tiziano, la celebre Violante, figlia di Palma il Vecchio. Il quadro potrebbe anche rappresentare un’allegoria nuziale anche se l’abito che indossa non è una veste da sposa ma una tunica classica.

3-L’età dell’oro di Jacopo Zucchi agli Uffizi
Questo quadretto, insieme al suo pendant raffigurante l’Età dell’argento, proviene da villa Medici a Roma, dimora di Ferdinando I al tempo in cui egli era cardinale.  Secondo la mitologia classica l’Età dell’oro fu un tempo leggendario in cui sulla terra regnava una felicità perpetua. Gli essere umani vivevano in pace senza bisogno di leggi, non dovevano affaticarsi a coltivare la terra perché essa regalava spontaneamente i suoi frutti, non avevano bisogno di ripari perché regnava un’eterna primavera. La famiglia dei Medici ha spesso utilizzato questo tema per alludere alla prosperità del suo buon governo. Marsilio Ficino, umanista e filosofo alla corte di Lorenzo il Magnifico, aveva cantato le lodi del suo Signore sostenendo che sotto la sua guida Firenze aveva conosciuto l’età dell’oro delle arti e delle lettere.

4-L’incoronazione della Vergine di Jacopo Allori nella Galleria dell’Accademia
Rovistando tra i capolavori della Galleria dell’Accademia ci ha colpito “L’incoronazione della Vergine” di Jacopo Allori. Anche se impianto dell’iconografia religiosa resta tradizionale la tavola presenta una certa libertà pittorica. Nel quadro c’è una vera e propria “festa in cielo” in cui santi e angeli offrono piccoli mazzi di fiori alla Vergine che ci hanno fatto pensare alla primavera. L’evento dell’Incoronazione della Vergine è immediatamente successivo a quello dell’Assunzione in cielo, grazie a cui Maria viene condotta fino al trono di Dio. Questo soggetto solitamente costituisce la scena finale dei cicli dedicati alla Madonna, dopo la morte e l’ascesa al cielo. La cerimonia è officiata da Cristo, che pone la corona in capo alla madre seduta sullo stesso trono o inginocchiata davanti a lui.

5-La primavera abito femminile di Rosa Genoni a Palazzo Pitti
C’è chi ha immaginato la primavera come un bellissimo leggerissimo abito: la stilista Rosa Genoni. Rosa Genoni è nata a Tirano nel 1867, da un padre di professione calzolaio e una madre sarta. La sua passione per la moda fu molto precoce in quanto, alla sola età di 10 anni, fu mandata a Milano da una zia sarta per iniziare il suo praticantato. Fin da giovane Rosa si distinse per la sua bravura nel realizzare abiti ispirati al rinascimento italiano. Una delle prime occasioni, nella quale dimostrò la sua bravura, fu nel 1906 all’Esposizione internazionale di Milano. Per l’occasione Genoni presentò una collezione composta da 8 abiti ispirati alla pittura italiana del XV e XVI secolo. Tra i vestiti più belli della collezione uno tra i più discussi e ammirati fu quello ispirato alla Primavera di Botticelli oggi conservato nel Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. L’abito femminile da sera traeva ispirazione dall’omonima opera botticelliana e fu realizzato in raso color avorio, ricamo in argento e oro filati, sete policrome, ciniglia, cannucce, paillettes e perle.

6-La Sala della Stufa a Palazzo Pitti
La sala della stufa a Palazzo Pitti era in origine una loggia aperta che fu poi chiusa nel Seicento e strutturata come “stufa” ovvero sala da bagno riscaldata con le stesse tecniche delle terme romane, ad uso privato del Granduca che a fianco di essa aveva la sua camera da letto. La decorazione di questo ambiente fu promossa da Ferdinando II de’ Medici che nel 1637 affidò a Pietro da Cortona l’esecuzione delle pareti raffiguranti le quattro età dell’uomo, tema ispirato ad Ovidio. Nel 1637 fu eseguito il dittico dell’Età dell’oro e l’Età dell’argento, e pochi anni dopo, nel 1641, le scene con l’Età del bronzo e l’Età del Ferro. Gli affreschi di Pietro da Cortona segno l’inizio della grande decorazione murale barocca e segnarono a Firenze la nascita di uno stile nuovo, leggero e narrativo, ispirato alla pittura veneta di Paolo Veronese, e agli affreschi romani di Annibale Carracci. L’ideale Arcadia, che corrisponde al riquadro dell’Età dell’Oro, e dove pastori, fanciulli e animali convivono armonicamente, evoca il pacifico e felice governo di Ferdinando, reso ancor più rigoglioso anche dalle nozze del granduca, proprio nel 1637, con Vittoria della Rovere, un lietissimo evento a cui il pittore allude raffigurando una coppia di giovani che amoreggia sotto la quercia maestosa, simbolo araldico della Rovere, alla presenza di un leone che richiama il marzocco fiorentino, emblema dei Medici.

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