Enogastronomia/

Prodotti di nicchia e olioturismo per salvare la Toscana minore

Il ruolo giocato sui territori disagiati, spesso di montagna, da Dop e Igp e le prospettive aperte dalle strutture ricettive tra gli ulivi

Non esiste solo la Toscana di Chianti e Valdorcia per la Dop Economy: ci sono realtà cosiddette minori, spesso zone di montagna, che sono a rischio spopolamento ma possono essere salvate. Valorizzando al meglio quanto viene prodotto in quei territori.

A indicare una possibile strategia, a margine della presentazione del Rapporto Ismea-Qualivita 2021, il direttore generale del ministero delle Politiche Agricole, Oreste Gerini. Nel 2020, l’anno della pandemia, il nostro sistema agricolo e agroalimentare ha tenuto: Dop e Igp hanno risentito meno di altri settori dell’industria della crisi innescata dalla pandemia e limitato i danni a un calo del 2%.

Dati che dimostrano, come Gerini ha sottolineato, che “la qualità agroalimentare paga e paga sempre“. E questo non avviene solo con le grandi produzioni come il Chianti Classico e il Prosciutto Toscano, ha aggiunto il direttore generale ma anche con produzioni che hanno un minore impatto a livello nazionale ma sono nonostante rilevanti sul territorio, ancor più se ci troviamo di fronte a zone depresse.
Gerini ha portato l’esempio dei biodistretti dove l’azione coordinata tra amministratori, agricoltori, allevatori e popolazione riesce a valorizzare al meglio le produzioni e ha portato ad esempio proprio realtà toscane come il fagiolo di Sorana, la farina di castagne della Lunigiana e la farina di neccio della Garfagnana.

Il direttore generale del ministero delle Politiche agricole Oreste Gerini

Sono produzioni che non sempre hanno il giusto riconoscimento a livello nazionale “eppure importanti per la crescita integrata dei territori” ha fatto notare. Un fenomeno più marcato e significativo sul fronte food, dove prodotti tipici di nicchia possono giocare un ruolo chiave contro lo spopolamento e contribuire alla crescita sistemica di questi territori.
Da qui l’invito di Gerini a un’azione politica mirata da parte di chi gestisce Dop e Igp per veicolare il turismo. Prospettive ad esempio si aprono con l’olioturismo che va ad aggiungersi al ruolo già svolto dall’enoturismo per combattere lo spopolamento.
Il direttore generale del ministero ha invitato a valutare quali produzioni possano in futuro meritare un riconoscimento Dop e Igp nell’ottica di una salvaguardia dallo spopolamento delle zone montane e di altri eventuali territori disagiati.

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