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Quarantena obbligatoria per chi arriva all’Elba, l’ordinanza dei sindaci

Dall’inizio dell’epidemia sono stati 193 gli elbani che hanno contratto il Covid. Numeri importanti che hanno spinto i sindaci ad un’ulteriore stretta sugli spostamenti dalle zone e regioni ad alto rischio

elba

Dieci giorni di quarantena per chi fa ingresso sull’isola d’Elba dalle regioni rosse . È quanto stabilito da un’ordinanza adottata dai sindaci elbani per contenere l’aumento dei contagi sull’isola. A ieri, 12 novembre, erano 122 i casi positivi sull’isola toscana, di cui cinque ricoverati. Dall’inizio dell’epidemia sono stati 193 gli elbani che hanno contratto il Covid. Numeri che pesano.

Gestire la pandemia in corso sull’isola è indubbiamente più complesso rispetto alla terra ferma, per questo i sindaci dei sette Comuni sono corsi ai ripari stringendo ancora di più le misure contenute nel dpcm del 3 novembre.

Come far ingresso all’Elba

Tutti coloro che vorranno fare ingresso sull’isola dopo aver soggiornato nelle regioni e nelle zone identificate a rischio elevato in base al Dpcm dovranno specificare in un’autocertificazione il luogo di provenienza, il motivo della visita e se hanno o meno il proprio medico di medicina generale o il pediatra di famiglia in uno dei comuni dell’Elba.

Una misura questa che tenta di scongiurare il rischio di arrivi sull’isola da fuori regione (ma anche da altre zone della Toscana) verso le seconde case.

Oltre all’autocertificazione i sindaci hanno deciso inoltre di chiedere a chi arriva da zone ad alto rischio un periodo di quarantena fiduciaria di 10 giorni . Eviteranno la quarantena coloro che potranno dimostrare di non essere positivi al Covid-19 tramite referto negativo al tampone molecolare effettuato al massimo nei tre precedenti l’arrivo all’Elba.

L’ordinanza era stata annunciata in diretta Facebook dal sindaco di Portoferraio e presidente della conferenza zonale sulla sanità dei sindaci dei Comuni elbani, Angelo Zini, che aveva anche lanciato un appello alla responsabilità ai cittadini alla vigilia dell’annuncio della zona arancione e dello stop agli spostamenti tra comuni, misura particolarmente gravosa per i cittadini dell’isola che si trovano a “sconfinare” più volte al giorno, “spesso anche solo per fare benzina”.

L’ordinanza emessa ieri dal presidente Giani, che recepisce le indicazioni già previste dal Governo e che prevede la possibilità di muoversi da un Comune all’altro qualora siano assenti servizi necessari o non disponibili nel comune di residenza, mira proprio ad andare incontro alle esigenze dei territori minori come quelli elbani. Ma non deve essere presa come uno sconto alla limitazione negli spostamenti.

No del prefetto all’Unione dei Comuni

L’esempio arriva dalla terraferma, dalla vallata pratese, dove i sindaci dei Comuni di Vernio, Vaiano e Cantagallo, i cui i servizi sono già condivisi ma i confini comunali demarcati, si sono visti negare dal prefetto di Prato, Laura Volpe, la richiesta di poter essere considerati un unico territorio, richiesta giustificata dai primi cittadini per il fatto di essere già uniti nell’Unione dei Comuni della Val di Bisenzio. Il prefetto però, rappresentante dello Stato sul territorio, ha ribadito la dimensione comunale degli spostamenti come unico limite ammissibile .

Per i sindaci della Val di Bisenzio la proposta mirava anche ad alleggerire il carico di lavoro delle Forze dell’Ordine immaginando che saranno molti gli spostamenti da un comune all’altro in questo semi lockdown, ben diverso da quello di marzo e con molte attività che proseguono nella propria attività. Fondamentale sarà dunque il senso civico dei residenti: “Ci appelliamo al senso civico dei nostri concittadini – affermano in una nota – affinché i movimenti dalla propria abitazione siano motivati, urgenti e necessari, altrimenti è bene restare a casa per fermare il contagio più in fretta”.

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