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Raccolta fondi sul web per dare un futuro al plastico ferroviario San Filippo

Paolo Bartali, il fondatore dell’impianto permanente più grande della Toscana, e i suoi collaboratori hanno difficoltà a sostenere le spese di manutenzione dei convogli del plastico e la chiusura prolungata al pubblico aggrava la situazione: “A causa della pandemia siamo stati aperti solo due giorni nel 2020”

binari alta velocità del plastico

“Nel 2011 ho deciso di iniziare per far giocare mio figlio, ma anche per capire se ci sarei riuscito. Pezzo dopo pezzo ho costruito il plastico ferroviario San Filippo. In seguito si sono unite anche altre persone che adesso collaborano a pieno ritmo”. Era il 2017 e così rispondeva Paolo Bartali intervistato dalla collega Costanza Baldini a proposito dell’idea dalla quale è nato il plastico ferroviario di San Filippo.

L’impianto permanente più grande della Toscana si trova a Badia a Cerreto, nel 2021 ricorrono i dieci anni dalla sua fondazione, ma – ironia della sorte – il decimo anniversario potrebbe coincidere con la chiusura dello stesso .

Potrebbe se a prevalere fossero le circostanze, quelle legate alla crisi sanitaria, economica e sociale che stiamo affrontando. Potrebbe però andare diversamente perché Paolo Bartali, ideatore del progetto, non intende arrendersi, non intende rinunciare a quel plastico costruito pezzo dopo pezzo per la gioia del figlio (cui il plastico è dedicato e a cui deve il nome, “San Filippo”) e a cui oggi è legato dalla fitta rete di ricordi, soddisfazioni, gioie e fatiche di dieci anni di intensa attività.

Molti giornali di tiratura nazionale hanno parlato e scritto del plastico “San Filippo”, diventato negli anni tra i più famosi d’Italia.

Da 30 metri quadrati oggi il plastico ha quasi triplicato la propria estensione (si estende su 80metri quadrati di superficie) e come racconta Bartali “Quante soddisfazioni nelle giornate di apertura al pubblico, è un pezzo di cuore per me e per i miei collaboratori, anche per loro non potrei mai decidere di abbandonarlo, anche se – ammette –  in questo 2020 a volte l’idea di venderlo mi ha sfiorato”. Nel 2020, a causa della pandemia, Bartali è riuscito a tenere aperto al pubblico il plastico soltanto un sabato e una domenica, due aperture in un anno sono poche. L’ultimo dpcm aveva dato speranza di poter riaprire le porte di questa sorta di museo di modellismo ferroviario ma la riapertura limitata solo nei feriali non allevia le preoccupazioni e le criticità: “Abbiamo introdotto le visite su appuntamento dal lunedì al venerdì (orario 15.30-19) purtroppo però è difficile avere turisti o appassionati che si spingono fino a Badia a Cerreto in un giorno di settimana”.

Intanto però per far fronte ai costi di manutenzione serve liquidità: “Ogni donazione ricevuta l’abbiamo destinata alla manutenzione dei modelli e per acquistarne di nuovi. Accanto alle donazioni di plastici che magari qualcuno si ritrova in soffitta, è accaduto ad un signore di Viareggio,  e alle donazioni che riceviamo, non ultima quella del Rotary club Valdelsa che ci ha regalato un convogli, molti elementi li acquistiamo e hanno costi in alcuni casi elevati: l’ultimo Freccia Rossa inserito ci è costato mille euro”.

I nuovi pezzi e i ricambi possono arrivare a costare anche 500 euro ma senza rinnovare i modelli il plastico non sarebbe più attrattivo e gli appassionati aspettano ogni anno le novità che Bartali e i suoi collaboratori apportano. Fino ad oggi possibili anche grazie alle offerte dei visitatori: “Nel 2019, abbiamo registrato quasi otto mila presenze” spiega che adesso si trova anche disoccupato a causa della pandemia e ha difficoltà a vedere un futuro per il suo lavoro di ricerca storica e artistica in piccola scala tanto che ha deciso di lanciare una raccolta fondi social per trovare supporto economico al suo impegno. In poco più di un mese non sono mancate le risposte dalla collettività alcune anche sorprendenti: Bartali racconta di aver trovato nella cassetta della posta una donazione di 50 euro da un benefattore anonimo e un assegno spedito da Ancona da un signore costretto in carrozzina che nel biglietto ha scritto che pur consapevole che difficilmente avrebbe mai potuto raggiungere Badia a Cerreto per vedere il plastico dal vivo, voleva comunque contribuire in ogni modo”.

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Perché non vi costituite associazione per chiedere un contributo pubblico? “Ci abbiamo pensato in passato, ma anche questo avrebbe costi significativi per noi e non vorremmo allontanarci dallo spirito con cui tutto è nato: un gioco, una passione”.

Quindi l’appello alla cittadinanza in attesa di tempi migliori, in attesa di tornare a girare la Toscana per scoprire piccoli tesori come il plastico  di San Filippo.

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