Attualità/

Rsa, il modello toscano ha retto l’urto della pandemia

La ricerca condotta dal Sant’Anna di Pisa fotografa una realtà che si prende in carico ogni anno di oltre 11.500 anziani, circa il 4% della popolazione

La stanza degli abbracci nella Rsa di Montedomini

Il modello assistenziale delle rsa toscane ha retto l’urto della pandemia. E’ quanto emerge dallo studio condotto dalla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. La vera cartina di tornasole sono i dati relativi alle vaccinazioni contro il Covid: “a giugno 2021 circa il 90% dei residenti ha avuto la seconda dose di vaccino e solo lo 0,3% dei residenti è risultato positivo al Covid-19“. I risultati dello studio sono stati diffusi in occasione di un webinar organizzato dalla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa a cui hanno preso parte anche l’assessore regionale al sociale Serena Spinelli e la rettrice Sabrina Nuti.

La ricerca ci restituisce la fotografia di come le rsa si sono riorganizzate, mantenendo soprattutto gli standard di qualità nonostante le difficoltà contingenti. In Toscana le residenze sanitarie assistite si prendono cura in media di oltre 11.500 anziani all’anno, pari al 4% della popolazione con oltre 85 anni (dato di giugno 2021). Alla rilevazione del Sant’Anna hanno prese parte 287 strutture: di queste, nel 2020, il 45% ha avuto almeno un caso positivo tra gli assistiti e gli operatori, mentre il 35% non ne ha avuti. Il 17% di rsa ha avuto positivi solo tra gli operatori. Segno che, pur essendo entrate in contatto con il virus, sono comunque riuscite ad arginarlo.

Vaccino anti Covid – © Claudio Giovannini

Ancora circa il 20% degli ospiti transitati è risultato positivo al virus (un dato che tiene conto dei pazienti spostati tra strutture) e circa 15 operatori ogni 100 posti letto sono risultati positivi. Percentuali, si legge nello studio “piuttosto basse se si considerano i dati a livello nazionale e internazionale“. Ancora, in conseguenza della pandemia se da una parte le rsa sono state chiuse ai familiari impedendo i rapporti sociali per ovvie ragioni, dall’altra circa il 90% delle strutture ha messo a disposizione lavagne multimediali e l’80% si è adoperata per aprire le stanze degli abbracci, in cui in sicurezza i residenti hanno potuto incontrare familiari e amici. Dalle videointerviste individuali con alcuni residenti è anche emerso “un grande senso di sicurezza e protezione nel vissuto quotidiano, grazie e nonostante alle restrizioni implementate“.

Tra gli indicatori critici un turn over aumentato rispetto al 2019: per gli addetti all’assistenza alla persona si passa dal 10,7 di uscite su 100 addetti al 17,2 mentre per gli addetti all’assistenza infermieristica e alla riabilitazione si passa dal 21,8 al 32,1. Significativi inoltre gli indicatori sulla campagna vaccinale anti-influenzale: una copertura oltre l’80% per i residenti e di oltre il 30% per gli operatori. Pur non trattandosi di risultati ancora ottimali, i dati hanno registrato un raddoppio dallo scorso 14% del 2019. Secondo la responsabile scientifica del progetto, Sara Barsanti della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, “come dimostrano i buoni risultati in termini di qualità, il modello della regione Toscana ha retto l’urto della pandemia e si dimostra un modello di riferimento anche per le altre regioni“.

I più popolari su intoscana