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Scuola IMt Alti Studi Lucca e le grandi sfide del futuro nel segno della cooperazione

La sinergia tra le sei scuole a ordinamento speciale italiane e la ricerca di nuovi spazi tra gli obiettivi

L’apertura dell’anno accademico della Scuola IMT Alti Studi Lucca - © Scuola Imt Alti Studi Lucca

Apertura al cambiamento, attitudine al rischio e duro lavoro: queste, per il direttore della Scuola IMT Rocco De Nicola, le parole chiave per il futuro dell’istituzione lucchese. che ha inaugurato il 16esimo anno accademico. “Dirigerò un’orchestra di individui di grande valore, competenza e spiccato spirito di servizio – ha detto De Nicola citando il premier canadese Justin Trudeau e poi Dante – darò il mio contributo, insieme a tutta la comunità accademica per sviluppare la Scuola IMT innovativa e multidisciplinare che tutti abbiamo voluto”.

Le sfide che abbiamo di fronte sono tante e richiedono grandi sforzi e grande determinazione. In un periodo storico in cui i talenti e le loro competenze sono chiamati a raccolta, la parola chiave non può che essere cooperazione. Per questo motivo la Scuola Imt continuerà ad aprirsi sempre di più, a costruire nuove relazioni e consolidare quelle già avviate” ha ricordato il direttore della Scuola Imt Alti Studi Lucca. Primo passo per rafforzare la sinergia fra Atenei, e in particolare quella fra le sei Scuole a ordinamento speciale italiane – insieme alla Scuola IMT: Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore Sant’Anna, SISSA di Trieste, IUSS di Pavia, GSSI de l’Aquila, cui si aggiungerà presto la Scuola Superiore Meridionale – sarà il potenziamento delle iniziative congiunte, grazie anche a finanziamenti specifici del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR).  “Stiamo definendo proprio in questo periodo una serie di progetti congiunti che aiuteranno la reciproca conoscenza e permetteranno di mettere in atto iniziative più ambiziose che puntino a ribadire la diversità ed il ruolo “speciale” delle sei nostre Scuole all’interno del panorama della formazione avanzata nel nostro Paese”, ha detto De Nicola.

Lo spirito di cooperazione si estenderà parallelamente anche a tutti i professori e i ricercatori che in passato hanno trascorso un periodo di studio e ricerca alla Scuola IMT e per questo hanno contribuito alla sua crescita, attraverso la creazione di un’associazione complementare a quella degli allievi ed ex allievi. La crescita della Scuola, poi, dovrà essere necessariamente accompagnata dalla ricerca di nuovi spazi perché, ha ricordato De Nicola, “l’edificio che inaugureremo in via Brunero Paoli insieme a Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca a febbraio 2023 non basterà. Dobbiamo lavorare sin da ora per individuare nuovi spazi che permettano di avere un Campus diffuso all’interno delle mura di Lucca”.

Non è mancato, infine, un riferimento al cosiddetto bilanciamento di genere all’interno del mondo universitario. Anche alla Scuola IMT, ha evidenziato De Nicola, il ruolo delle donne nelle posizioni apicali è minoritario. “La questione di genere – ha ribadito il direttore – è una delle priorità in agenda per i prossimi tre anni”. Primo segnale è stato proprio la recente nomina di una donna all’interno della squadra di delegati che affiancheranno il professore De Nicola nella gestione della Scuola.

Dal 18 novembre 2005, data in cui nasceva ufficialmente la Scuola, ne abbiamo fatta di strada – ha concluso De Nicola -. Si è infatti passati da un modello privatistico a un ordinamento che prevede un ruolo centrale, in tutte le scelte strategiche, del Senato accademico, eletto dai professori, dai ricercatori e dagli allievi della scuola, e con il consiglio di amministrazione, comunque formato in maggioranza da personalità esterne, che le valida“. De Nicola ha anche spiegato che Imt sta lavorando “all’attivazione di master su neuroscienze manageriali per il Made in Italy, ricambio generazione e innovazione digitale nell’azienda familiare, legislazione e sport“.

Giani e l’attenzione al sistema universitario

L’Imt di Lucca e la città di Lucca rappresentano un crogiolo di innovazione nel mondo” ha sottolineato il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani nel corso dell’inaugurazione del 16/o anno accademico. “Come presidente della Regione – ha aggiunto – noto un segnale forte d’attenzione verso tutto il sistema universitario” da parte delle istituzioni centrali. “Viene premiato lo sforzo della Toscana – ha precisato – di coniugare innovazione, ricerca e cultura. Siamo sulla strada giusta“. Tra gli interventi anche quello l’assessore a università e ricerca della Regione Alessandra Nardini che ha definito questo anno accademico “speciale, che si apre all’insegna della ripartenza“.

Roberto Baldoni, direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale – © Scuola Imt Alti Studi Lucca

Le sfide future per la cybersecurity

La cybersecurity è la sfida della nazione insieme al cambiamento climatico, e purtroppo alla pandemia. Non ci sarà una ‘tecnologia’, come molti potrebbero pensare, che metterà tutti al sicuro dagli attacchi cyber ma avremo bisogno di una politica di cybersecurity nazionale che deve gestire la minaccia derivante dalla trasformazione digitale e mantenerla all’interno di un rischio accettabile nel tempo“: così si è espresso Roberto Baldoni, direttore dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale, nel corso della lectio magistralis da lui tenuta in occasione dell’inaugurazione del 16/o anno accademico della Scuola Imt Alti Studi di Lucca.

Baroni ha ricordato che c’è una lista lunghissima di Pa e aziende che hanno subito attacchi cibernetici e che questi episodi hanno un impatto diretto sul Pil e sulla reputazione di un Paese ma si è detto fiducioso alla luce del processo sociale, oltre che tecnologico, di consapevolezza e formazione digitaleBaroni ha fatto notare come l’Europa è indietro rispetto a Stati Uniti e Cina nella produzione di chip, nelle reti 5G, nella produzione di software, nell’AI (Intelligenza artificiale) e nell’IoT (Internet of things), oltre che del Cloud e questo crea una situazione di alto rischio tecnologico. Ma gli attacchi informatici sono solo un aspetto di un fenomeno più ampio. Il direttore dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale ha ribadito che sotto attacco non c’è solo l’industria ma corrono dei rischi anche la democrazia e la società. “Le fake news e i deepfake, diffusi attraverso il cyberspazio, tendono a confondere e destabilizzare i cittadini. La ‘disinformazione’ ingenera un rischio sistemico legato agli attacchi cognitivi che ogni grande paese democratico deve capire e affrontare per tempo aumentando, tra l’altro, l’uso consapevole della rete e degli strumenti del web da parte della popolazione“.

Per affrontare e vincere la battaglia della cybersicurezza serviranno specifiche figure professionali, evitando fughe all’estero. “Esiste il problema della mancanza di una cultura della sicurezza informatica e di una adeguata forza lavoro. Sono ad esempio troppo poche le donne che intraprendono studi informatici e pochissime quelle che si specializzano in cybersicurezza” ha concluso Baldoni.

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