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#SiamoTuttiEnea, altro che immunità di gregge: in Italia la vita conta. Ce lo insegnano storia e presente

L’ex tecnico dell’Italvolley ha pubblicato un post nei giorni scorsi dopo le dichiarazioni del primo ministro del Regno Unito Boris Johnson. ‘Abituatevi a perdere i vostri cari’, aveva detto, per poi fare dietrofront. Berruto ‘Noi siamo come Enea che porta sulle spalle Anchise per portarlo in salvo dall’incendio di Troia. Lei ci ha studiato, non capendo e non imparando nulla’

Enea che Salva Anchise - © Gallerie Uffizi

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Chi scrive è Mauro Berruto, ex tecnico dell’Italvolley. L’uomo a cui si rivolge altri non è che il primo ministro del Regno Unito, oggi il suo nome si lega sopratutto all’infelice frase dei giorni scorsi. ‘Abituatevi a perdere i vostri cari’ aveva detto, in nome dell’immunità di gregge per debellare il corona virus. Poi la retromarcia, dopo che l’opinione pubblica internazionale ha manifestato sdegno generale. Johnson utilizza dunque la legge della natura, dove il più debole soccombe. In Italia invece la politica adottata è stata ben diversa e Berruto ecco che la spiega magistralmente nel suo post su Facebook, richiamando ai valori del nostro paese, incarnati nella figura di Enea in fuga da Troia che porta sulle spalle il vecchio padre Anchise.

Enea che diventa simbolo di questi giorni, di questa emergenza e di come l’Italia la stia affrontando. A Firenze al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi l’opera di Ugo da Carpi datata 1518 ferma quel momento narrato da Virgilio. Enea carica sulle spalle il vecchio padre e lo trascina verso la salvezza. Quel gesto figlio della naturalezza è nel nostro DNA di italiani, di toscani. E’ la nostra storia che ce lo insegna. E’ questa emergenza che ci ricorda chi siamo. L’ha detto il premier Conte: ‘La salute dei cittadini prima di tutto’. E l’Italia è pronta a requisire alberghi, a predisporre ospedali da campo, a pensare l’impossibile pur di garantire il maggior numero di posti letto in terapia intensiva, per non dover scegliere chi resta, chi muore. Il concetto universale della salute pubblica, del prendersi cura della società, oggi fa rivalutare anche le istituzioni, il valore del bene comune. Quel ‘buon governo’ della società che in Toscana ritroviamo però già dalla prima metà del 1300 nell’affresco allegorico di Ambrogio Lorenzetti, a Palazzo Pubblico di Siena.

Da queste parti, caro Johnson, il bene comune conta. Le persone contano. La vita umana ha un valore. Per noi, almeno.

Per questo la Toscana è stata il primo ‘stato’ al mondo ad abolire la pena di morte. Era il 1786, giusto per ricordare che non siamo figli solo del Rinascimento. Per noi la vita umana conta. Sarà un caso che proprio qua, in Toscana, a Firenze sia nata la più antica istituzione per la tutela dell’infanzia? Era l’ospedale dei bambini abbandonati. Nato 6 secoli fa.

Se mai avesse un dubbio le ricordiamo che questo non è un caso perchè oggi, 18 marzo 2020 nel bel mezzo di una emergenza sanitaria globale e della più grave crisi economica dal dopoguerra che ci apprestiamo a contrastare, per noi contano ancora le persone. Non siamo figli del liberismo sfrenato, bensì del pensiero Umanista figlio dei nostri antichi padri.

Enrico Rossi, governatore della Toscana, lo ribadisce con poche parole ma decise azioni sul campo. Ancor prima che i contagiati salissero verso numeri importanti la Regione ha rivisto completamente il sistema ospedaliero, così da garantire cure a chi ha contratto ed a chi ancora contrarrà il virus, più posti in terapia intensiva e dove non ci sono si creano, si trovano, si moltiplicano. Qui, in Toscana, nessuno si dovrà ‘abituare a perdere i propri cari’. E’ un concetto che non ci appartiene. Per questa è stata potenziata l’assistenza domiciliare per  anziani e persone fragili. In questa Italia troppo spesso additata e bistrattata, i ‘vecchi’ vengono tutelati. Ci teniamo a farli vivere sani. Per questo per non fargli contrarre il virus la Regione insieme ai comuni, al volontariato ed ai marchi della grande distribuzione ha attivato il servizio di spesa direttamente a casa.

In questa piccolo lembo di terra etrusco abbiamo imparato a ‘riconvertirci’, per il bene di tutti. Per questo, per primi, abbiamo dato il via alla produzione di mascherine ‘in tessuto non tessuto’ validate dall’Università di Firenze e prodotte da aziende toscane, pronte a tutelare le migliaia di persone che oggi non possono stare a casa, che devono lavorare per supportare tutta la società. Chi lavora oggi – rischiando la vita – è come Enea con Anchise. Porta sulle spalle il peso di tutta una comunità. Lo fa con orgoglio, con coraggio, con determinazione.

Per vivere non basta la salute, direbbe lei, figlio di quell’Europa che avete rinnegato e che  pure Lei –  dobbiamo ammettere a malincuore, oggi non sta facendo la sua parte. Serve il denaro, mi dirà.

Le rispondo. Qua, in questa terra, già da febbraio la Regione – ancor prima del decreto ‘Cura Italia’ varato nelle scorse ore – aveva dato prime risposte alle imprese ed ai professionisti con il Fondo ‘Garanzia Toscana’, con 38 milioni di euro.

Ma non amo parlare troppo di numeri. Vede, il problema è proprio questo. Non siamo numeri, siamo persone. E proprio questo facciamo in Italia da sempre, mettiamo al centro le persone. L’abbiamo fatto con l’Umanesimo, con il Rinascimento, lo facciamo oggi che azzeriamo tutto pur di veder guarire il più alto numero di contagiati. Questo virus ci fa morire soli, Johnson. Senza gli affetti vicino, senza una mano da stringere, un volto da vedere per l’ultima volta. E’ straziante.

Non dobbiamo scordarlo. Come non dobbiamo scordare che quel David scolpito da Michelangelo celebra l’umano eroe. Pone l’accento sul valore dell’uomo. Lo mette al centro. Dobbiamo avere memoria dei nostri simboli.

Ci ricorderemo che non abbiamo cacciato i cinesi dall’Italia appena il virus è scoppiato in Oriente. Anzi. Da piccoli quali siamo, gli abbiamo rinnovato fiducia e teso la mano. Loro – terminata l’emergenza – sono venuti in nostro aiuto. E’ il principio della reciprocità.

Vale tra gli Stati, vale tra le istituzioni, vale tra le persone all’interno di una comunità, dentro una famiglia, nelle relazioni.

‘Chi non stima la vita non la merita’ diceva Leonardo da Vinci. Unica volta in cui non sono d’accordo con il grande genio. Tutti meritano di vivere, anche chi forse ne calpesta il valore con uno slogan da quattro soldi da regalare ai giornali mentre la gente là fuori muore. Muore. E muore ancora. Migliaia di bare senza funerale. Migliaia di affetti spezzati. Migliaia di persone devastate dal dolore.

Caro Johnson, credo che il ‘gregge’ che doveva autoselezionarsi non seguirà i suoi scellerati diktat dai quali si è appena ripreso.

La vita conta e su questo ce lo lasci dire, l’Italia insegna. Siamo tutti Enea

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