Innovazione/

Sole, mai visto così da vicino: l’UniFi nel team della missione Solar Orbiter

È la prima volta nella storia che vengono fermati dettagli così ravvicinati dello strato più esterno dell’atmosfera solare. Il professor Marco Romoli è il coordinatore di Metis, il telescopio che ha ‘immortalato’ il Sole

Una palla infuocata dove qualcosa si muove, gli scienziati che per primi hanno avuto quelle foto sotto gli occhi li hanno definiti “piccoli fuochi”. E sono una scoperta incredibile, perché ci permetteranno di capire e approfondire tutti i meccanismi del Sole.

Dettagli del sole da vicinoQuelle che vedete sono foto della corona solare. È la prima volta nella storia che vengono fermati dettagli così ravvicinati dello strato più esterno dell’atmosfera solare visibile dalla terra solo durante le eclissi solari.

A renderlo possibile è il telescopio Metis, uno strumento montato sulla sonda interplanetaria Solar Orbiter e che porta la firma anche dell’Università di Firenze.

La sonda è stata lanciata nello spazio a caccia dei suoi segreti del Sole lo scorso 10 febbraio e nel team di scienziati, parte della missione, c’è anche Marco Romoli, docente di Astrofisica dell’Ateneo fiorentino e associato dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Romoli è il coordinatore di Metis, il cui compito è proprio osservare la corona.

Corona solare (ESA)

Frutto di una collaborazione internazionale tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e la NASA, alla missione spaziale partecipano dodici stati membri dell’ESA, fra cui appunto l’Italia, che ha contribuito allo sviluppo di tre dei dieci strumenti scientifici a bordo della sonda. Oltre a Università di Firenze e INAF, fanno parte del team l’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali e l’Università di Genova; le aziende Leonardo, TAS e OHB sono state coinvolte per la fornitura di componenti.

Durante il suo perielio – il punto in cui l’orbita ellittica della navetta spaziale è più vicina al Sole – la sonda si è avvicinata fino a 77 milioni di chilometri dalla superficie della Stella. Oltre missioni avevano portato sonde a distanze più ravvicinate, ma mai prima d’ora era stato possibile realizzare immagini così ravvicinante del Sole.

La corona solare ha una temperatura 200 volte superiore a quella della superficie, servono strumentazioni altamente sofisticate per poter immortalarne i dettagli e cogliere ciò che sulla corona avviene. Se è stato possibile è stato merito anche dell’eccellenza dell’ateneo fiorentino.

A fine 2021 Solar Orbiter raggiungerà la distanza di 42 chilometri dalla superficie solare.

Una spedizione che resterà sicuramente nella storia sia perché sarà fondamentale per studiare la Stella e ciò che in essa accade ma anche per le modalità con cui è stata gestita a causa del Covid: poche settimane dopo il lancio che si è tenuto in Florida, nel bel mezzo della pandemia, scienziati e ingegneri non hanno potuto più frequentare il Centro operativo spaziale europeo che si trova in Germania, e sono stati costretti a far ritorno nelle rispettive case e a seguire l’evoluzione della missione e la messa a punto della strumentazione scientifica a distanza, coordinandosi con il personale tedesco, unico che poteva entrare contingentato nel Centro: “Pur nella difficoltà di riorganizzare il lavoro e di coordinarci a distanza – ha commentato Romoli -siamo stati in grado di completare con successo le attività”.

I più popolari su intoscana