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Stefano Pilato l’artista livornese che trasforma i rifiuti del mare in opere d’arte

“Pesce Fresco” è il nome del progetto nato nel 1993 per volere di un artista che ha visto nel rifiuti qualcosa che altri non vedevano, pezzi per ricomporre coloratissime opere d’arte

Dai rifiuti simbolo di morte per il mare e la natura può nascere qualcosa di bello se li raccoglie una mano gentile, una mano che mette cura e attenzione nello sceglierli per assemblare un qualcosa di totalmente nuovo, un piccolo oggetto capace di strappare un sorriso.

Stefano Pilato è nato a Livorno nel 1965. Dopo aver lavorato come grafico pubblicitario nel 1993 fonda in Borgo dei Cappuccini, 71 il laboratorio “Pesce Fresco”.

Il suo progetto nasce raccogliendo i rifiuti lasciati dal mare sulla costa toscana, soprattutto legno trovato sulle spiagge dopo le mareggiate per dare vita ad opere che raffigurano creature marine.

Spazzolini da denti, forchette, cavi elettrici, grucce, stanghette di occhiali come per magia sotto le mani sapienti dell’artista diventato coloratissimi  pesci, balene e anche cavallucci marini.

I suoi assemblaggi sono realizzati con oggetti già vissuti che riacquistano la dignità perduta dopo il loro utilizzo primario, Stefano si fa guidare dall’istinto per esaltarne la bellezza nascosta.

Si tratta di un lavoro manuale, ricco di soluzioni estemporanee ma anche di metodo acquisito, dove a volte prevale l’istintività altre volte la razionalità retaggio delle sue esperienze di progettista.

Stefano cerca sempre nuovi stimoli, intensa da questo punto di vista è stata la collaborazione che dal 1994 va avanti, in forme diverse con il Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl di Livorno, più precisamente con la Cooperativa sociale Blu Cammello.

Stefano ha condotto un laboratorio di comunicazione visiva rivolto a pazienti psichiatrici, promuovendo eventi, stage e workshop di formazione sull’arte marginale.

Stefano Pilato

Ecco la nostra intervista a Stefano Pilato

Ciao Stefano! Com’è nata l’idea di trasformare i rifiuti in assemblaggi d’arte?

Ormai sono trent’anni che ho iniziato, era fine inverno del 1993. Tutto è scattato andando su una spiaggia qui vicino a dove abito, ho raccolto all’inizio dei pezzi di legno che mi ricordavano delle forme di pesci. E’ iniziato tutto per gioco e poi è diventato la mia vita. Sono partito realizzando pesci all’inizio molto rudimentali nelle fattezze per poi arrivare alle balene e altri soggetti, usando anche altri materiali non solo il legno.

In trent’anni com’è cambiata la costa, il mare?

Il punto è che per quello che vediamo sulla costa paradossalmente io noto che alcuni tratti sono più puliti di prima. Il problema è il mare, tutto quello che non vediamo, il fondale marino su cui si depositano micro-plastiche che stanno rovinando tutto. Sulle spiagge anni fa trovavi catrame, petrolio, quello adesso non c’è più. Con stupore negativo ho notato invece la presenza massiccia dei tamponi usati per fare i test del Covid, è pieno.

Nelle tue opere possiamo dire che dalla morte rinasce la vita, credi che le persone colgano il messaggio ambientale che c’è dietro i tuoi coloratissimi pesciolini?

Penso di sì, è una cosa abbastanza evidente. Sono pezzi di oggetti di scarto, quello che il giorno prima è stato buttato nell’immondizia per me diventa un elemento importante delle mie composizioni.

Che città è Livorno ti piace vivere qui?

Di Livorno chi la vive 365 giorni l’anno conosce i pregi e i difetti. Livorno è piena di difetti e ha qualche pregio, diciamo tanti ma non equiparabili ai difetti. C’è l’aspetto umano, la capacità di dissacrare, l’autoironia. Però poi dall’altra parte c’è l’indolenza, la sciatteria. La amo ma sono molto critico, è una città piccola ma per me congeniale, con tante lacune ma in cinque minuti sei davanti al mare. 

Per informazioni: https://www.artpescefresco.com

 

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