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Strage di Viareggio, riparte l’appello bis. Rimossi gli ‘ostacoli’, tre udienze ad aprile

La traduzione in tedesco della sentenza, che mancava, è stata fatta. E così la corte di Firenze ha “sbloccato” il processo. Prossime udienze in aprile: l’11 (requisitoria), il 14 (parti civili) e il 21 (difese)

Strage di Viareggio

La corte di Firenze sblocca e fa ripartire il processo di appello bis sulla strage ferroviaria di Viareggio (Lucca) del 29 giugno 2009, disastro che causò 32 morti, tanti feriti e incendi nelle case lungo la ferrovia per lo scoppio di un vagone deragliato che trasportava Gpl.

I giudici infatti hanno rimosso ostacoli, in particolare la faccenda della mancata traduzione in tedesco della sentenza della Cassazione dell’ 8 gennaio 2021. È il motivo per cui si fermò quasi subito l’udienza del 7 marzo 2022, la prima di questo nuovo capitolo processuale. Ora la corte ha respinto le obiezioni delle difese degli imputati tedeschi, che chiedevano una traduzione integrale della sentenza e non, come aveva ordinato la corte ritenendo adeguato fare così, solo le parti riguardanti gli imputati della Germania, che sono i dirigenti e le rispettive società ferroviarie cui il gruppo Fs manda a revisionare i carri merci per la manutenzione.

Sì alle parti civili

Inoltre il timore che una nuova discussione delle responsabilità di alcuni imputati – fra cui l’ex ad Fs Mauro Moretti, che ieri non era in aula – possa coinvolgere di nuovo propri assistiti che invece hanno posizioni definite, ha fatto proporre alle difese dei tedeschi la richiesta di estromettere le parti civili. Ma anche qui i giudici hanno respinto l’eccezione e mantenuto nel processo le parti civili, fra cui Regione Toscana, Provincia di Lucca e Comune di Viareggio, che potranno discutere sulle responsabilità degli imputati per cui la Cassazione ha chiesto il rinvio.

In sei ore di udienza i tre giudici del collegio hanno percorso tutti i passaggi della vicenda processuale, fin dalla sentenza del tribunale di Lucca del 31 gennaio 2017 e da quella di appello del 20 giugno 2019. Il focus principale sarà sul reato di disastro ferroviario, accusa che coinvolge Moretti, alcuni dirigenti del gruppo Fs e Rfi e, di riflesso, gli imputati delle officine tedesche cui era esternalizzata la manutenzione dei carri.

E ora cosa succede?

È l’accusa principale su cui “balla” la posizione di Moretti, che per ora ha una condanna a 7 anni. Sugli altri reati la questione per lui è definita così: per incendio e lesioni colpose, siccome la Cassazione non ha cambiato nulla, resta la sua “rinuncia” alla prescrizione affermata nei precedenti giudizi, invece l’omicidio colposo plurimo (32 persone) si è prescritto del tutto con la Cassazione che cancella l’aggravante di incidente sul lavoro.

Questa decisione, che in sentenza qualifica diversamente il reato, ha permesso a Moretti di scegliere di nuovo se avvalersi o no della prescrizione e il 7 marzo ha affermato la “non rinuncia” alla prescrizione, quindi ora ne sfrutta i vantaggi. Sul disastro ferroviario le responsabilità si giocano sulla dotazione o meno della documentazione di sicurezza dei carri merci mandati in Germania per la manutenzione e sulla velocità previste dei treni merci, cioè su prassi aziendali che determineranno i profili colposi. Prossima udienza l’11 aprile con la requisitoria della procura generale, poi 14 aprile con le parti civili. Le difese dal 21 aprile.

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