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Intervista al cantautore Tōru: ‘ho la necessità di essere onesto’

Premiato all’ultimo Rock Contest per la canzone ‘Soli’, il musicista toscano ha da poco pubblicato il suo primo disco solista: ‘Domani’

Tōru - © Matteo Casilli

Tōru è il nome d’arte di Elia Vitarelli, toscano, classe 1993. Dopo la precedente esperienza musicale con i “Fiori di Hiroshima”, band con la quale ha pubblicato l’album “Horror Reality”, condividendo palchi con artisti del calibro di Verdena, Edda, Calcutta, Fiumani e Pollio, decide di dedicarsi ad un nuovo progetto solista che nasce da una più profonda esigenza individuale di esprimersi confrontandosi direttamente con la propria interiorità. Il nome del progetto vuole avere un chiaro rimando al romanzo di Haruki Murakami, Norwegian Wood.
‘Domani‘ è stato scritto tra il 2017 e la primavera del 2018, nell’isolamento obbligato di provincia tra le colline toscane, inizia e completa la stesura del suo disco d’esordio. Il disco è stato co-prodotto e registrato da Nicola Baronti nello studio “La Tana del Bianconiglio” di Peccioli nell’estate del 2018. Toru ha partecipato all’ultimo Rock Contest in cui con il brano “Soli” si è aggiudicato il Premio Fondo Sociale Europeo/Giovanisì di 3000 euro. Ecco la nostra intervista.

Ciao Elia! Sei uno degli artisti che è stato premiato dall’ultimo Rock Contest, devo dire un’edizione particolarmente ricca, tutti i partecipanti stanno andando avanti a vele spiegate con i loro lavori
Si ci sono stati tanti progetti interessanti, a me sono piaciuti molto Emma Nolde ma anche Nervi. Il premio per me è stata un po’ una sorpresa e sicuramente mi ha aiutato a realizzare tante cose come la stampa dei dischi, il merchandising, un video, l’ufficio stampa, sono riuscito a fare tutto quello che era necessario.

Il tuo disco si intitola ‘Domani’ una parola in questo momento storico molto importante. Tutti noi ci chiediamo cosa accadrà nei prossimi giorni. Per te cosa significa la parola ‘domani’?
In realtà il significato è esattamente quello che stiamo vivendo in questi giorni. Io l’ho vissuto negli anni precedenti perché ho avuto un momento abbastanza buio, sembrava come una giornata infinita che sembrava non avere fine ed è molto simile a quello che stiamo vivendo adesso. Però è anche vero che il domani è anche qualcosa che può darti la possibilità di un cambiamento, un’occasione per mettersi in gioco. Un cambio di visione che non è una condanna ma può aiutare anche a vivere meglio il quotidiano del domani appunto.

I tuoi testi sono molto densi, mi sembri una persona che riflette molto su se stesso, su quello che gli accade, c’è una grande introspezione nella tua musica
Sicuramente, io vengo da un progetto precedente che erano I Fiori di Hiroshima, in cui cercavo di parlare dell’esterno, di ciò che accadeva intorno a me. Nel mio nuovo progetto solista volevo cambiare e cercare di parlare da un punto di vista interiore, descrivere sensazioni che davano la mia visione del mondo. Sicuramente rifletto molto, forse anche troppo, mi confronto sempre con me stesso, le mie canzoni sono un’ammissione di onestà.

Mi ha molto incuriosito il titolo di una tua canzone Lady Paranoia perché potrei essere io, di cosa parla, è ispirata a qualcuno?
È una canzone che parla della sensazione che si prova quando ci si trova dentro a una situazione da cui non si riesce ad uscire. L’aneddoto vero è che io l’ho scritta per un mio amico che era incastrato in un sogno d’amore che però poi è diventato un incubo.

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Il tuo disco ha un tema? Quale?
Parte da un’ammissione di debolezza: ‘Soli’. Per me il disco è come una conversazione tra due persone che non si conoscono e sono in due punti diversi dello spazio e cercano un contatto. ‘Domani’ è un’occasione per ripartire insieme e cercare di capire che resistendo all’oggi che sembra infinito, insieme possiamo arrivare a qualcosa di migliore. Superare la notte per arrivare all’alba

In questo momento in Italia quello del cantautorato è un movimento davvero molto ampio, in termini di ‘commerciali’ si potrebbe dire che c’è tantissima offerta. Tu dove ti collochi? Quali sono i tuoi punti di riferimento?
Non mi sento molto di appartenere alla corrente indie-pop, è un linguaggio differente da quello che io cerco di utilizzare, se devo farti un nome forse Brunori Sas nel penultimo disco, ‘A casa tutto bene’ mi ha dato una mano a capire come volevo raccontare certe cose, con sincerità diciamo. Però è difficile collocarmi, c’è bisogno di responsabilità nello scrivere, per cercare di dire qualcosa che sia utile agli altri. Bisogna scrivere se abbiamo qualcosa da dire, altrimenti diventa un affollamento superficiale. Se uno si impantana cercando quello che può piacere al pubblico può essere un limite. Credo che la necessità comunicativa derivi da un bisogno naturale. Non mi spaventa tanto quello che pensa il publico quanto la mia necessità di essere il più onesto possibile.

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