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Toscana, due intese per l’accesso dei detenuti al mondo del lavoro

Tra i primi passi due avvisi da 3 milioni di euro dell’Fse+ per percorsi formativi destinati a adulti e minori

Documentario “Gorgona” di Antornio Tibaldi

Due intese per tra pubbliche amministrazioni in tema di formazione: obiettivo inserire o reinserire nel mondo del lavoro i detenuti negli istituti penali, anche minorili, presenti in Toscana. Per concretizzare gli impegni previsti dai due accordi nelle prossime settimane è prevista la pubblicazione di altrettanti avvisi finanziati con oltre 3 milioni di euro derivanti dal Fse+ 2021-27, per realizzare percorsi formativi.

Sono i due accordi sottoscritti a Palazzo Strozzi Sacrati dal presidente Eugenio Giani, assieme alle assessore Alessandra Nardini e Serena Spinelli, e dai rappresentanti delle amministrazioni cofirmatarie: l’Agenzia regionale toscana per l’impiego (Arti), l’Ufficio scolastico regionale per la Toscana, la Rete toscana dei centri provinciali di istruzione per gli adulti, cui si affiancano, per gli adulti, il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria Toscana-Umbria (PRAP), e, per gli utenti della giustizia minorile, il Centro per la giustizia minorile per la Toscana e l’Umbria (CGM).

 

La firma è giunta al termine di un convegno sulle attività in corso e le prospettive future dell’impegno della Regione sul tema dell’inclusione socio – lavorativa dei detenuti, realizzato nell’ambito di “Milia” (Modelli di Intervento per il Lavoro e l’Inclusione Attiva delle persone in esecuzione penale), progetto finanziato dal Ministero della Giustizia nell’ambito del Pon Inclusione 2014-2020, incentrato soprattutto sul lavoro agricolo, che ha coinvolto in primo luogo le strutture detentive di Gorgona e Pianosa.

Il convegno è stata l’occasione per presentare alcuni dati provvisori di “Milia”, che, nato con l’obiettivo di creare un sistema integrato ed innovativo di sviluppo per l’inclusione lavorativa e sociale dei detenuti, si concluderà il prossimo giugno.Grazie alla collaborazione delle Direzioni carcerarie di Gorgona e Porto Azzurro il progetto ha coinvolto 145 detenuti in oltre 800 ore in attività di orientamento e profilazione; successivamente circa 220 detenuti, afferenti alle Case di Reclusione di Gorgona, Porto Azzurro, Pianosa e Livorno, hanno potuto partecipare a 390 ore di formazione obbligatoria per l’acquisizione di competenze trasversali e per il rilascio di patentini.

Finora sono state realizzate attività di formazione di base rivolte al conseguimento del tesserino Haccp, del patentino per macchine agricole e dell’acquisizione di competenze.

Il principio costituzionale della funzione rieducativa della detenzione e dell’esecuzione della pena è sacrosanto e a quel principio la Toscana vuole tenere fede, a cominciare dal lavoro, che è il principale strumento per contrastare da un lato condizioni di povertà dall’altro i rischi di recidiva”, ha spiegato il Presidente Giani.

Con gli accordi che firmiamo oggi – ha aggiunto – vogliamo dare il nostro contributo a rendere effettivo anche per le persone detenute il principio dell’apprendimento permanente lungo tutto l’arco della vita.  L’acquisizione di conoscenze, capacità, competenze faciliterà l’incontro tra domanda e offerta di lavoro nel periodo successivo allo stato di detenzione, garantendo a chi parteciperà a questi percorsi formativi una effettiva integrazione sociale“.

In questi ultimi anni – ha osservato l’assessora Nardini, in apertura del convegno – la Regione ha messo in campo vari percorsi formativi per l’inserimento o il reinserimento dei detenuti nel mondo del lavoro. Crediamo fermamente, come ci dice la nostra Costituzione, che il lavoro sia un diritto. Il lavoro è dignità. Nessuno, nessuna, deve esserne escluso. Oggi rafforziamo il nostro impegno in questa direzione, insieme agli altri attori istituzionali definiamo una cornice dentro la quale si svilupperanno i vari interventi e concretizziamo questo impegno attraverso un finanziamento importante, oltre 3 milioni di euro complessivamente”.

Si tratta delle prime tra le misure che attiviamo con il nuovo settennato del Fondo Sociale Europeo 2021-2027. “Vogliamo mettere in campo interventi formativi diversificati, flessibili e personalizzati, attraverso metodologie didattiche capaci di valorizzare ogni singola persona“, ha proseguito Nardini, che ha concluso: “Favorire l’inserimento o il reinserimento lavorativo significa anche combattere povertà e rischio di recidiva“.

Come Regione vogliamo continuare a fare la nostra parte rispetto alle tematiche del carcere e ai diritti delle persone detenute, o in esecuzione penale esterna, così come di coloro che sono in prossimità di concludere il periodo di pena e si apprestano quindi a rientrare nella società esterna”, ha dichiarato l’assessora Serena Spinelli.

Questo ha aggiunto – significa favorire, dentro e fuori dagli istituti di pena, attività di rete che coinvolgano le istituzioni, i servizi territoriali, le realtà del terzo settore, per attivare percorsi volti a favorire il reinserimento sociale. Di recente abbiamo fatto partire una serie di progetti territoriali per l’attivazione di sportelli in carcere e di un servizio-ponte con i servizi sociali territoriali. In questo caso parliamo di un progetto che riguarda un altro tassello centrale per il reinserimento sociale, affinché una persona possa tornare ad essere parte integrante della società e realizzare un nuovo progetto di vita, che è quello della formazione e dell’inclusione lavorativa”.

“A tenere tutto insieme – ha concluso Spinelli – è appunto l’obiettivo di attivare ponti concreti tra interno ed esterno, nel rispetto della finalità rieducativa della pena, per la riduzione della recidiva e per i diritti di tutti”.

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