© JC Gellidon, Unsplash

Salute /

Toscana in zona gialla: gli indicatori che hanno diviso l’Italia in tre

La Toscana è tra le regioni a rischio moderato, i tecnici hanno considerato l’indice Rt e 21 indicatori sulla capacità del sistema di tracciare e far fronte al Covid-19

Il premier Conte lo ha annunciato ieri alla conferenza stampa della 20, dopo una giornata al cardiopalmo quando tutti gli italiani aspettavano di scoprire in quale delle tre zone di rischio (rossa, arancione e gialla) sarebbero stati collocati.
La Toscana è stata classificata in zona gialla, ovvero considerata a rischio moderato, dove quindi valgono solo le misure restrittive dell’ultimo Dpcm valide per tutta Italia (dal coprifuoco dalle 22 alle 5 alla capienza ridotta del 50% sul trasporto locale.).
In zona rossa, quella a maggior rischio dove quindi da domani scatterà il lockdown, si trovano Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, mentre in zona arancione Puglia e Sicilia.

Le misure basate sui dati della scorsa settimana

Ma quali sono i criteri con cui i tecnici hanno diviso l’Italia in tre? Si tratta sostanzialmente di una combinazione di due elementi: l’Rt e 21 indicatori sulla diffusione del virus e la capacità di tenuta del sistema sanitario in quel territorio.

Le nuove misure restrittive sono state basate sui dati raccolti la scorsa settimana, ovvero dal 19 al 25 ottobre, perché quelli di questa settimana non erano sufficienti. Quindi la Toscana, come anche le altre regioni, potrebbe essere spostata di categoria a seconda dei dati emersi da un nuovo monitoraggio.

L’Rt è l’indice di trasmissibilità del virus e come spiegano sul sito del Ministero della Salute “rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto”. In Toscana questo indice la scorsa settimana era 2.

 

La divisione in tre zone

21 indicatori per valutare il rischio

I 21 indicatori sono numeri da tenere sotto controllo per capire l’andamento dell’epidemia e sono divisi in tre gruppi, come ha spiegato Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, in audizione alla commissione Affari sociali della Camera.

Nel primo gruppo ci sono gli indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio delle regioni, come ad esempio il rapporto tra il numero di casi sintomatici notificati di cui si conosce la data di inizio sintomi sul totale dei casi sintomatici.

Nel secondo gruppo ci sono gli indicatori sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti, ovvero quelli relativi alle capacità di tracciamento tempestivo di tutti i casi sospetti e anche di quarantena e isolamento. Qui ad esempio ci sono indicatori come il tempo che intercorre tra la data in cui iniziano i sintomi e quella in cui parte l’isolamento, ma anche dati relativi alle risorse impiegate per il contact tracing.

Importante anche la capacità di tenuta del servizio sanitario

Il terzo gruppo di indicatori infine indica la capacità di resilienza del servizio sanitario di quella regione, ovvero se è in grado di reggere la pressione del Covid-19. Qui troviamo dati fondamentali relativi ai posti letto negli ospedali e nelle terapie intensive.

“Questo algoritmo prevede poi degli schemi che ci aiutano a capire se la probabilità di evoluzione è bassa, molto bassa, moderata o alta e l’impatto sui sistemi. Viene fuori un meccanismo che indica la capacità di quel sistema di fare fronte a quell’evento epidemico – ha dichiarato il presidente dell’Istituto superiore di sanità Brusaferro – mettere insieme questi indicatori vuol dire che un sistema che ha molti nuovi casi ma una capacità di risposta dei suoi servizi sanitari tale da non mettere in crisi la capacità di risposta ai bisogni di salute finisce in un sistema moderato. Uno, invece, con circolazione anche più limitata del virus ma con criticità di risposta alla domanda di salute, anche non Covid, finirà in una categoria di rischio alto”.

I più popolari su intoscana