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© Filippo Brancoli Pantera

Cultura /

Una Toscana ‘diversa’ negli scatti di Filippo Brancoli Pantera

10 anni di avventure in giro per la nostra regione alla ricerca di una Toscana non ‘da cartolina’, tutto questo è contenuto nel libro ‘Toscana Interiore’

Le fotografie sono oggetti strani, succede sempre qualcosa di imprevedibile nel momento in cui qualcuno ne scatta una, come se la realtà che resta imprigionata nello scatto non fosse mai davvero quella che vediamo, ma qualcos’altro. Nelle libro ‘Toscana Interiore’ Filippo Brancoli Pantera raccoglie fotografie realizzate nel corso di dieci anni in giro per la Toscana. È una Toscana diversa da quella che siamo abituati a vedere nelle pubblicità, il cielo è sempre di un bianco gelido, fa freddo, piove e non si vedono esseri umani. Sono scatti in cui si percepisce il silenzio rotto forse solo da lontani rumori di traffico. Non è una Toscana ‘bella’ o da ‘cartolina’, e forse non vorremmo vivere in queste foto, ma sono luoghi che spesso ci troviamo ad attraversare mentre pensiamo ad altro, al lavoro, ai problemi di tutti i giorni o alle parole che qualcuno ci ha detto la notte prima. La Toscana di Filippo è diversa e per questo siamo andati a intervistarlo.

Ciao Filippo! Tu sei un fotografo di paesaggio
Sì io sono specializzato nella documentazione del di paesaggio il che non vuol dire fotografare per forza i posti più belli o ‘da cartolina’. Il mio lavoro è analizzare il territorio e leggere le tracce che noi umani ci lasciamo. Anche se non ci sono persone i miei paesaggi parlano delle persone che ci vivono.

Nel tuo sito web fai una riflessione sulla bellezza molto interessante, dici che la Toscana inevitabilmente è ormai un brand, se io dico ‘Toscana’ subito pensiamo al cipresso, alla strada sterrata di campagna, alla vigna. Ma chi l’ha detto che non può essere bello anche un distributore di benzina
Sì, io ho sentito questa chiusura sempre più selettiva nei confronti di ciò che viene considerato bello, interessante, da vedere. Questo costituiva un limite per me. Mi chiedevo: se il ‘bello’ è solo quello allora si possono fare foto solo tre mesi l’anno, in provincia di Firenze o Siena?

Tu parli anche del fatto che oggi non riusciamo più a vivere la tristezza, non siamo più abituati, cerchiamo sempre di evitarla, di fare altro, di distrarci, invece di viverla pienamente
Penso che si sia persa la capacità di sostenerla, un po’ di tristezza non vuol dire che uno è infelice. Lo so benissimo che è molto più divertente, semplice, facile prendere la macchina fotografica e cavalletto e correre fuori in una bellissima giornata di sole. Però io non vivo nel sud del Marocco dove non piove mai. Mi sono messo per curiosità a vedere quante precipitazioni medie hanno città come Lucca e Pistoia e sono rimasto stupito. Io avevo la sensazione che da queste parti piovesse tanto, però che piovesse più che a Torino, Bologna o Milano, sinceramente no. La quantità di acqua che cade qui in Toscana è superiore anche a quella di Edimburgo.

Com’è nata l’idea del progetto?
Il libro raccoglie una selezione di fotografie fatte grosso modo all’interno di un decennio: 2010-2020. Io ero appena rientrato dagli Stati Uniti dove avevo studiato ed ero rimasto poi un anno a lavorare come fotografo. Appena sono rientrato volevo in qualche modo re-instaurare un rapporto con il territorio dal quale provenivo e nel quale ero ritornato. Proprio allora ho capito che non potevo fare foto solo nei mesi di bel tempo, col sole, avevo bisogno di andare in giro anche a novembre, dicembre, gennaio e quello che trovavo, trovavo. Mi sono detto non sarà triste, sarà solo grigio. Quindi ne è uscito un lavoro molto personale. Le mie foto sembrano molto fredde, sono 10 anni di giri attraverso la Toscana.

Dici che sono foto molto fredde, e in effetti i colori sono freddi, il cielo è sempre bianco, però guardandole si percepisce un grande amore da parte tua per questo territorio. È come se tu dessi importanza a questi luoghi, sono luoghi in cui qualcuno vive, che qualcuno ha curato con attenzione
Grazie mi fa piacere che tu me lo dica, è vero. Nel momento in cui mi muovo lo faccio perchè sono interessato a quello che fotografo, perchè mi piace, è una sorta di atto d’amore. Io volevo fotografare tutti quei contesti fatti di spazi e tempi che nessuno di solito considera, che non funzionano per la rappresentazione della ‘Toscana felice’.

Chissà quante avventure hai vissuto per dieci anni in giro per la Toscana
!
Nel libro ci sarà anche un’introduzione di circa 50 pagine, una sorta di diario di viaggio dove verranno richiamate tutte le storie che hanno riguardato la mia scoperta del territorio in Toscana. Sarà un racconto autobiografico. Le mie prime esperienze le ho fatte a 16 anni quando ho preso il motorino e andavo già in giro ad esplorare, senza pensare alle fotografie. Volevo solo fare più curve possibili e vedere cosa c’era al di là. Per esempio racconto che una volta un mio amico scappò di casa, allora non c’erano i cellulari, e sua mamma mi chiamò per chiedermi se sapevo dove fosse finito. Appena attaccò chiamai un altro mio amico e insieme andammo a Viareggio a cercarlo. Oppure una volta ho fatto un viaggio in camper da Lucca a Firenze facendo la FiPiLi. Andai a dormire a piazzale Michelangelo ignorando che non si potesse. Era novembre, nessuno ci fece la multa. La mattina mi svegliai con questa vista strepitosa e in più giapponesi proprio sotto la finestra del camper mentre prendevo il caffè.

Hai scattato una foto di questo momento?
Si ma è una foto che mi fa un po’ paura, perchè attira tantissimo, devo riuscire a gestirla. Far vedere fotografie di paesaggio alle persone è faticosissimo perchè non hanno voglia, vogliono vedere persone con nomi e cognomi e sapere cosa stanno facendo. Il mio lavoro è tutto diverso.

Le tue foto mi sembrano come delle ‘stanze’ in cui vedi i ‘segni’ di chi ci abita, di chi ci vive, solo che sono paesaggi
Mi piace questa definizione, sono interni-esterni.

Però c’è anche tanto di te nelle foto, il titolo ‘Toscana Interiore’ è perchè il tuo sentire si è riversato un po’ anche all’esterno?
Sì, era anche il tentativo di esorcizzare le giornate infinite di pioggia continua che iniziano a novembre e finiscono a marzo. Io non dico che sei mesi di pioggia siano belli come sei mesi di sole, sono pesantissimi, però fanno parte del mondo che ho attorno. Quindi piuttosto che stare a casa a maledire le nuvole e il governo ho deciso di uscire.

Il libro ‘Toscana Interiore’ sarà pubblicato a fine agosto da edizioni NPS.

Per informazioni:
https://www.filippobrancolipantera.com

 

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