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Trend e sfide ai tempi della pandemia: l’economia riparte dalla sostenibilità e dal digitale

Esperti, amministratori e imprenditori si sono confrontati sui grandi trend mondiali in atto e su come attrarre investimenti dall’estero al tempo del Covid

La green economy, l’innovazione tecnologica e il ritorno alla filiera corta: sono queste le opportunità di sviluppo da cui ripartire dopo la crisi innescata dalla pandemia in tutto il mondo e anche in Toscana.

Sono stati questi i temi al centro dell’incontro online dedicato all’esperienza dei primi dieci anni di Invest in Tuscany, l’ufficio regionale aperto nel 2010 per attrarre investimenti sul territorio, e agli scenari economici per il futuro prossimo, dall’economia verde alla trasformazione digitale, dal ritorno in Italia (grazie proprio all’evoluzione tech) di imprese che avevano delocalizzato parte della produzione all’estero fino alle opportunità del Recovery Fund.

Esperti, amministratori e imprenditori si sono confrontati sui grandi trend mondiali in atto adesso e su come attrarre investimenti dall’estero al tempo del Covid, in un momento in cui il 60% delle aziende italiane temono di non risalire al livello pre-pandemia.

Dalla green economy alla digitalizzazione

Per quanto riguarda i trend, l’emergenza Coronavirus ha accelerato sfide per le imprese che erano già presenti. Prima di tutto la chiamata alla sostenibilità: il 60% dei consumatori globali ha cambiato il proprio comportamento di acquisto e questo richiede alle imprese un impegno green maggiore su tutta la filiera, dalla riduzione degli sprechi al riciclo. È un nuovo modello di sviluppo che potrebbe creare valore fino a 4,5 trilioni di dollari nel 2030, nonché a ridurre le emissioni dal 22% al 44% entro il 2050.

Il Covid ha accelerato anche sul digitale, spingendo i modelli di acquisto verso i canali online ha costretto e sta costringendo molte aziende a digitalizzarsi. Infine il tema del reshoring, con molte imprese che ripensano a una nuova catena di forniture in ottica più local, proprio perché durante la crisi sanitaria si sono ritrovate tagliate fuori dalle materie prime provenienti dall’estero.

La sfida: continuare ad attrarre gli investimenti

Per non farsi trovare impreparate e quindi poco competitive, le aziende italiane dovranno usare i fondi del Recovery Found anche per puntare su ricerca e sviluppo.

In questo contesto internazionale attrarre investimenti dall’estero sarà ancora più importante: purtroppo l’Italia non è molto attrattiva a causa della burocrazia, della fiscalità e dell’incertezza legale. Nei primi 9 mesi del 2020 sono state appena 130 le operazioni di investimenti in Italia, in calo rispetto ai 255 del 2019 e ai quasi 300 del 2018.

Appare quindi cruciale il ruolo dell’ufficio Invest in Tuscany. La Toscana infatti dal 2015 ad oggi ha visto gli investimenti, non solo stranieri, crescere costantemente: 35 per 1,4 miliardi il primo anno, 68 per 2,5 miliardi nel 2016, 97 investimenti per 2,3 miliardi di euro nel 2017, 99 per 1,9 miliardi nel 2018 e 104 per 2,7 miliardi nel 2019.
Nel 2020 al momento sono stati registrati 52 investimenti – il 56% italiani e il 44% stranieri – per un valore complessivo di circa un miliardo di euro.

Le multinazionali in Toscana valgono 28 miliardi e 62mila posti di lavoro

Le multinazionali che scelgono la Toscana lo fanno per la qualità della ricerca, la competenza della forza lavoro, la coesione sociale e la stabilità istituzionale.
Oggi sono 785 società che appartengono a 573 gruppi a controllo estero, in crescita rispetto a due anni fa quando erano, rispettivamente poco più di settecento e cinquecento. Il 29% operano nel manifatturiero, il 20% nel commercio all’ingrosso. Generano complessivamente quasi 28 miliardi di fatturato – erano 25 un paio di anni fa – e impiegano 62mila addetti, cresciuti negli ultimi anni di 6mila unità.
Un patrimonio di cui si prende cura Invest in Tuscany, che appare ancora più importante tutelare in un momento di crisi internazionale e di nuova ridefinizione degli scenari globali.

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