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Turismo e commercio, crescita debole. Mancano i soldi degli stranieri

Il commercio fiorentino rischia di perdere fino a 1,7 miliardi di euro. E gli agriturismi toscani? Il turismo internazionale rappresenta il 59% dei pernottamenti nelle 31mila camere

Le colline della Toscana

Si diceva che tutto sarebbe andato bene. Ma a ben guardare le prime stime, non ne siamo più così certi. Cominciamo ad esempio prendendo in considerazione il settore del commercio nell’area metropolitana di Firenze che, stando alle prime stime, accuserà una perdita in valore fra 1,2 e 1,7 miliardi di euro nel 2020 per effetto dell’emergenza Coronavirus.

Sono le stime dell’Ufficio studi della Camera di commercio di Firenze, che ha elaborato due scenari possibili per le quasi 18mila imprese del settore. Secondo lo studio, continueranno a crescere gli acquisti on-line di prodotti non alimentari, mentre faticherà a risalire la propensione a frequentare i negozi.

«Per far ripartire il commercio, soprattutto a Firenze – spiega Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di commercio – è indispensabile che tornino i viaggiatori internazionali con la loro capacità di spesa. Serve dunque un’offerta attrattiva, in grado di generare domanda, ecco perché in questa fase è molto importante che tutti possano riaprire, in modo da innescare un circolo virtuoso. La spinta può arrivare dagli stessi operatori, motore dell’economia e vetrina del territorio, pur nelle grandissime difficoltà che sta affrontando il settore. Servirà anche una strategia di rilancio per il centro storico della città».

Un segnale arriva anche dalle prove generali di riapertura degli agriturismi toscani, che registrano un debole e lento andamento delle prenotazioni dopo il lungo periodo di lockdown in vista della prossima stagione estiva per non perdere le 60mila presenze nelle campagne toscane in estate durante la quale si rischia che solo il 20% degli italiani andrà in vacanza.

«In Italia sono 23mila gli agriturismi che offrono la possibilità di stare all’aria aperta lontano dalle preoccupazioni e di questi ben 4.500 si trovano in Toscana, dove leader dell’ospitalità agrituristica regionale è Siena con 1150 aziende seguita da Grosseto con 960 e Firenze con 600. I posti letto dell’agriturismo toscano contano 31mila camere e 700 piazzole», spiega Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana. «Sull’andamento delle prenotazioni – prosegue il presidente – incidono le posizioni di taluni Governi, quali per esempio Germania e Austria, che sconsigliano le vacanze in Italia, mentre c’è una lenta ripresa delle prenotazioni dei toscani anche in vista del ponte del 2 giugno. Resistono le poche prenotazioni del periodo pre-Covid mai disdettate».

Gli agriturismi, spesso situati in zone isolate della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse – aggiunge Coldiretti Toscana – «i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche» e con l’arrivo della bella stagione «sostenere il turismo in campagna significa evitare il pericoloso rischio di affollamenti al mare o nelle città».

Per vivere in tutta tranquillità la sosta e il soggiorno nelle aziende agrituristiche l’associazione Terranostra di Coldiretti ha stilato un vademecum di comportamenti sia per i servizi di ristorazione che per l’alloggio. Al primo posto c’è la valorizzazione e l’utilizzo degli ampi spazi all’aperto degli agriturismi in modo da garantire al meglio le misure di sicurezza con la massima distanza fra i tavoli.

A pesare, oltre al calo della domanda interna, è il crollo del turismo internazionale con gli stranieri che rappresentano il 59% dei pernottamenti complessivi senza dimenticare le cancellazioni forzate delle cerimonie religiose (cresime, battesimi, comunioni, matrimoni) che si svolgono tradizionalmente in questo periodo dell’anno. «In primavera – spiegano da Coldiretti – si concentrano anche tutte le attività di fattoria didattica che molti agriturismi svolgono per dare la possibilità ai ragazzi di stare all’aria aperta in collaborazione con le scuole, ora chiuse».

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