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Ucraina: arrivati a Grosseto i primi profughi in fuga dalla guerra

Chi può aprire la propria casa o un altro alloggio a sua disposizione può segnalare la propria disponibilità a info@diocesidigrosseto.it

Ucraina - © Anna Koberska

Sono arrivati a Grosseto i primi profughi dall’Ucraina, sono donne e bambini. Lo riferisce la Diocesi spiegando che “alcuni sono già stati accolti, altri arriveranno nelle prossime ore”.

Al momento risulta che siano stati ospitati in una struttura pubblica nella zona nord della città.

“Molti – dice il vicario generale della Diocesi, don Paolo Gentili – ci chiedono come aiutare questi fratelli che arrivano. Chi può aprire la propria casa o un altro alloggio a sua disposizione può segnalare la propria disponibilità a info@diocesidigrosseto.it, chi non ha questa possibilità può comunque contribuire con un’offerta economica”.

Predisposto un conto corrente gestito dalla Diocesi. “Quanto sarà versato in questo conto servirà esclusivamente per gestire l’accoglienza dei fratelli ucraini che arrivano tra noi. Naturalmente ci muoviamo in accordo con i sindaci e Prefettura”.

“Cercheremo di convertire gli spazi degli alberghi sanitari che avevamo a disposizione per il Covid” in spazi per “l’accoglienza dei profughi”, e “cercheremo di inserire nei corridoi umanitari un livello di coordinamento per una raccolta di beni che possano essere trasportati in Ucraina”. Ha affermato Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, che oggi parteciperà alla riunione convocata dal prefetto di Firenze per approntare misure idonee alla prima accoglienza dei cittadini ucraini in fuga.

“C’è bisogno chiaramente di medicinali, di viveri e di tutto quello che può sostenere una popolazione stremata”, ha detto Giani sottolineando che “ci dobbiamo preparare ad una guerra che nell’Ucraina trova impaludati i mezzi e l’offensiva dei russi”, e dove “la popolazione ucraina rischia di vivere la propria resistenza a costo di grandi stenti da un punto fisico”.

Per il governatore toscano “noi abbiamo già, più di quanto comunemente si pensi, l’Ucraina in Italia. Spesso sono queste donne, le badanti, che sono un fondamentale supporto nelle nostre case, che non hanno mai creato un problema di immigrazione, che sono state solo d’aiuto alle nostre famiglie magari per tenere le persone accanto agli anziani che nella dimensione del lavoro le nostre famiglie non riescono a tenere. Queste persone ora vengono fuori perché con il loro magro stipendio sostenevano in Ucraina le loro famiglie, e ora chiedono l’aiuto per i loro figli che sono lì a combattere, per le donne ed i bambini che si accalcano ai confini”. 

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