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Il “segreto” della Venere di Urbino svelato nel romanzo di Luca Nannipieri

Il nuovo libro del critico d’arte “Il destino di un amore. Tiziano Vecellio e Cecilia” non è un saggio, ma un vero e proprio romanzo dedicato all’amore perduto del grande artista

Venere di Urbino, Tiziano

Alle Gallerie degli Uffizi di Firenze è conservato uno dei capolavori di Tiziano: la Venere di Urbino. Nel quadro, uno dei nudi femminili più famosi della storia dell’arte mondiale, vediamo una bellissima donna che giace su un letto.

Ai suoi piedi dorme un cucciolo di cane, mentre alle sue spalle due donne sembrano rovistare dentro a un cassettone che contiene chissà quali stoffe e abiti pregiati. Chi è questa donna? Perchè ha un’espressione così malinconica? Cosa stanno facendo le due dame alle sue spalle?

A questa e ad altre domande cerca di rispondere il nuovo libro del critico d’arte Luca Nannipieri: “Il destino di un amore. Tiziano Vecellio e Cecilia”. Stavolta non si tratta diun saggio, ma un vero e proprio romanzo dedicato all’amore di Tiziano Vecellio per Cecilia Soldani, sua moglie che dopo avergli già dato due figli Orazio e Pomponio e dopo aver perso una terza figlia Emilia, muore di parto alla nascita della quarta, la piccola Lavinia.

Nella memoria ossessiva di lei, Tiziano inizia a riprodurla in molte delle sue opere. E dunque il libro è anche la storia della genesi della Venere di Urbino realizzata nel 1583 e oggi conservata agli Uffizi, primo quadro in cui la rappresenta.

“Cecilia quando scopre di essere rimasta incinta inizialmente pensò di non portare a termine la gravidanza. Allora le donne potevano già scegliere di abortire, esistevano le “mannare” – ci ha raccontato lo scrittore Luca Nannipietri – ma decise poi di avere anche la quarta figlia per amore del martiro che la desiderava molto.

Tiziano sopravvisse a lungo alla moglie, lei muore nel 1530, lui muore molto anziano vari decenni dopo nel 1576. L’artista piangerà sempre la sua morte, soffrirà moltissimo per questo amore che forse nella sua vita non ha mai considerato. Tiziano era invitato nelle corti di tutta Italia, era una persona importante, ma solo troppo tardi ormai si accorge che oltre alla fama e alla gloria c’è un’altra cosa forse più importante: l’amore.”

Venere di Urbino, Tiziano

Il “segreto” della Venere di Urbino

“Se noi guardiamo la Venere di Urbinoprosegue lo scrittore Luca Nannipieri – ci rendiamo conto che è una Venere particolarissima. Le veneri sono di solito il simbolo della seduzione, ma se noi guardiamo il volto di quella realizzata da Tiziano vediamo che ha una mestizia e una tristezza negli occhi, come un dolore irredimibile, tutt’altro che un volto sensuale.

Inoltre se noi guardiamo la scena vediamo questa donna distesa che tiene una mano sul pube e nell’altra una rosa. Dietro di lei ci sono due domestiche, di cui una è una bambina, l’altra è una signora che potrebbe essere sua madre. All’epoca di Tiziano gli artisti non potevano dipingere ciò che volevano, o che sentivano, o meglio potevano farlo solo all’interno di una cornice che gli dettava la committenza.

Nel romanzo racconto un possibile significato “nascosto” dell’opera, è come se nella scena in fondo ci fosse la famiglia che Tiziano non è mai riuscito ad avere. Non sono due domestiche sono la bambina cresciuta Lavinia e la madre che è morta partorendola Cecilia.

La Maddalena penitente che lui dipinge pochi anni dopo ha gli occhi pieni di lacrime, non sono gli occhi di una penitente, sono gli occhi di una donna che sta per morire. I significati nascosti nelle opere  vanno saputi guardare con attenzione.”

Il libro anticipa la grande mostra “Tiziano e l’immagine della donna”, promossa da Skira editore, in collaborazione con Kunst Historisches Museum Wien, adesso a Vienna e attesa al Palazzo Reale di Milano, dal 23 febbraio a maggio 2022.

Tiziano, Maddalena penitente

Le opere di Tiziano agli Uffizi

Nella Sala di Tiziano della Galleria degli Uffizi si trovano alcuni dei suoi ritratti più ammirati, insieme alla Venere di Urbino. Tra i ritratti figurano: il vescovo Ludovico Beccadelli, Caterina Cornaro come Santa Caterina d’Alessandria, Francesco Maria della Rovere, Eleonora Gonzaga della Rovere, un cavaliere di Malta, e un ritratto “virile”, noto anche come Ritratto di uomo malato.

Agli Uffizi si trova anche la sua Flora, un’opera di incredibile bellezza, che cattura perfettamente lo stile del suo primo periodo, con “un’intensità di colore calda e ardente”, (Kren e Marx, Web Gallery of Art). Il quadro mostra l’uso di un colore arancio-brunastro, a cui venne dato il nome di “Tiziano”, per il frequente uso che ne fece l’artista. Oltre che nella Flora, tale colore venne utilizzato per i capelli dei suoi primi ritratti di cortigiane.

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