Attualità/

Valentina, Claudia e le altre: violenza sulle donne in aumento anche in Toscana

Claudia Corrieri è stata uccisa dal compagno il 17 settembre scorso. È lei la seconda vittima di femminicidio in Toscana dall’inizio dell’anno. Un fenomeno che non conosce territorialità e classi sociali. E il lockdown ha aggravato la situazione

Mi chiamo Valentina e credo nell’amore.
Mio marito mi mette le mani addosso abitualmente. Se mi trucco troppo un ceffone, se mi vesto bene un ceffone, anche se lo faccio per lui. La mattina spero che non si sveglia storto altrimenti sennò la sera sò dolori. Non me l’ero immaginato così…

Non è colpa tua, così mi hanno detto, non è colpa tua. Mi hanno detto così.

Non è colpa mia.

Io forse ho sbagliato a sognare Candy Candy e Julia Roberts, ma non ho sbagliato quel giorno ad andarmene via

Valentina è andata via. Non tutte però ce la fanno. O peggio, non ce la fanno in tempo.

Valentina è una donna immaginaria, o forse no. La sua storia ha la voce di Paola Cortellesi, quello sopra è uno stralcio della pièce da lei interpretata su Rai Uno l’8 aprile 2016 insieme a Claudio Santamaria. Valentina potrebbe essere la nostra vicina di casa, la nostra collega, la ragazza che ci dà il buongiorno ogni mattina alla fermata del tram. Potremmo essere anche noi. Perché non esistono donne più soggette di altre a finire vittime di violenza. Può succedere a chiunque di trovarsi dentro un rapporto malato, sbagliato, violento.

“Capita spesso che siano proprio gli amori che nascono come indistruttibili, quelli nel quali ci si giura di stare insieme tutta la vita, quelli che poi sfociano in relazioni maltrattanti”, spiegano da uno dei centri antiviolenza parte della rete D.i.Re, la più grande rete nazionale che si occupa di dare supporto e accogliere le donne vittime di maltrattamenti.

Una verità sconvolgente

All’università avevo una cara amica, bella, intelligente, indipendente. Non si lasciava intimorire dalla vita. Era un punto di riferimento per tutti. Un giorno mi confessò che non era vero che aveva sbattuto alla porta del bagno come ci aveva detto, quel livido glielo aveva fatto lui con uno schiaffo. Uno di quelli assestati bene. Di quelli che lasciano il segno in superficie ma soprattutto sotto.  Impossibile che fosse successo proprio a lei, pensavo. Come aveva potuto lasciarglielo fare. Poi ho capito che stavo sbagliando tutto. Le stavo attribuendo la colpa di aver permesso a lui di picchiarla. Non avevo capito niente. Non era colpa sua, non è colpa nostra, non era colpa di Valentina.

Nel mondo, nel 2017 sono state 50 mila le donne uccise dal compagno o dall’ex compagno. Nella nostra regione sono già due i femminicidi dall’inzio del 2020

La violenza sulle donne è una di quelle piaghe sociali che si consumano lontane da occhi indiscreti, che si camuffano, si nascondono dietro alla vergogna, all’angoscia, alla paura e questi sentimenti diventano i nostri peggiori nemici mentre alimentano l’isolamento tipico di una relazione dove ci sono maltrattamenti.

Nel mondo

Dal 2000, ogni anno, il 25 novembre in tutto il mondo si celebra la giornata mondiale contro la violenza sulle donne istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre del 1999 partendo dall’assunto che la violenza contro le donne sia una violazione dei diritti umani. Nel rapporto 2019 di Unodc sull’omicidio globale (“Global Study on Homicide”) emerge che quello del femminicidio è un problema che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni: nel 2017 sono state 50 mila le donne uccise dal compagno o dall’ex compagno.

I numeri in Toscana

Tra luglio 2018 e giugno 2019 sono state oltre 3.000 le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza della Toscana. Nella nostra regione, nel periodo che va dal 2006 al 2018, così come rileva l’ultimo rapporto disponibile sulla violenza di genere in Toscana, si sono registrati 113 femminicidi, che rappresentano la prima causa di omicidio tra le donne. Altri cinque femminicidi si sono consumati in Toscana nel 2019 e sono già due i femminicidi nel 2020: Larisa Smolyak è stata uccisa nella sua abitazione a Camaiore il 4 marzo scorso dal figlio dopo una lite, Claudia Corrieri è stata assassinata dal compagno il 17 settembre in località la Briglia di Vaiano, in provincia di Prato. Ad ucciderla è stato il compagno che poi si è suicidato gettandosi dal ponte sospeso sul torrente Lima nel comune di San Marcello Pistoiese. I due avevano una figlia, una bambina di due anni per la quale è stata attivata una raccolta fondi nel nome di Claudia.

Il lockdown

La convivenza forzata non ha aiutato quelle relazioni che già vivevano situazioni critiche, e altre, proprio nei mesi di lockdown, sono degenerate in atteggiamenti di violenza non emersi prima: nei mesi di reclusione ben oltre 1.300 donne in più si sono rivolte ai centri antiviolenza D.i.Re.. Complessivamente nei due periodi di chiusura totale, 2 marzo – 5 aprile, 6 aprile – 3 maggio 2020, le richieste di aiuto (nuove e di contatti già acquisiti) sono state quasi 6 mila (5.939 per la precisione). Di queste 1161 sono arrivate dalla Toscana. Di più solo in Lombardia. Ma come spiega Francesca Ranaldi, responsabile del Centro antiviolenza La Nara di Prato, nell’intervista che ha concesso a Intoscana.it, non è la crisi economica a creare violenza, può aggravare situazioni già critiche ma la violenza di genere non ha una componete sociale”

Lombardia, Toscana ed Emilia

Lombardia, Toscana ed Emilia, queste le regioni con il più alto numero di donne che si sono rivolete ai centri antiviolenza dal 2 marzo, giorno del lockdown, al 3 maggio. Numeri alti che vanno letti con attenzione. È fuori discussione che un dato così elevato sia un campanello d’allarme ma, sotto un’altra lente, il dato ci indica tre realtà dove si abbatte con più facilità la reticenza nel farsi aiutare. Non dobbiamo dimenticare che quello della violenza delle donne è un problema che non conosce territorialità. Laddove le donne non chiedono aiuto, non significa purtroppo che non abbiano bisogno di aiuto. Secondo gli esperti, infatti, i numeri che emergono dai centri di ascolto, dalle denunce alle forze dell’ordine, dai consultori, e dai servizi sociali non fotografo assolutamente la reale situazione del paese. Sono solo la punta dell’iceberg e il lavoro più grosso delle rete di supporto territoriali e nazionali è proprio volto a portare a galla le realtà che vivono ancora nell’ombra, che non sono state ancora denunciate. Quelle richieste che si fermano prima di comporre il numero per la richiesta d’aiuto.

I più popolari su intoscana