Enogastronomia/

Radda, Vermouth in ‘salsa’ toscana a base di rosato IGT

in Toscana il vino aromatizzato ha radici antiche: nella seconda metà del Settecento il botanico Giovanni Cosimo Villafranchi pubblicò la ricetta del Vermouth nella sua opera Oenologia Toscana

Vermouth

Novità sul mercato per ‘Castello di Radda’ che si arricchisce di una nuova gemma: si tratta del Vermouth a base di vino Rosato Toscana IGT da uve 100% Sangiovese. L’idea è partita dalla volontà di esaltare l’annata 2018, molto interessante, con un’interpretazione fuori dagli schemi che dimostra ancora una volta le grandi plasticità e versatilità delle uve Sangiovese.

Il Vermouth di Castello di Radda nasce dalla sinergia con l’esperienza dei mastri distillatori della Distilleria Bordiga di Cuneo, eredi della tradizione di Pietro Bordiga che inventò nel 1888 la ricetta del Vermouth di Torino. Ottenuto con il metodo tradizionale, al vino Rosato si aggiungono alcool di grano, acqua, zucchero raffinato e ben 36 aromi tra erbe aromatiche, officinali spontanee autoctone e spezie, tutti rigorosamente naturali. L’arancio, il limone e le bacche di ginepro, ricchi di oli essenziali, conferiscono al Vermouth un’inconfondibile fragranza agrumata, mentre le piante officinali – su tutte la salvia, il rosmarino, il sambuco, la lavanda e il ginepro – raccolte a mano, donano grande aromaticità; e ancora le spezie, come il pepe, la vaniglia, i chiodi di garofano e lo zenzero, sapientemente dosate impreziosiscono la miscela.

Il risultato è un prodotto color rosa antico con riflessi cerasuoli, dal gusto persistente, equilibrato e sapido in cui prevalgono il fruttato e lo speziato. Spezie ed erbe che si rivelano al primo naso, accompagnato dai profumi di sottobosco delle colline di Radda in Chianti, insieme ai sentori di fragola e rosa canina, propri del Sangiovese, che si sposano con note balsamiche di semi di finocchio, liquirizia e anice. Emergono poi note fresche e fruttate di arancio, limone e melograno, alle quali si mischiano armoniosamente note floreali di sambuco, quelle dolci di vaniglia Bourbon ed accenti minerali. I lievissimi sentori di menta ne esaltano la freschezza.

Una tradizione – quella del vino aromatizzato in Toscana – che ha radici antiche. Il primo a parlarne fu il medico e botanico Giovanni Cosimo Villifranchi che, nel 1773, pubblicò la ricetta del Wermuth nella sua opera Oenologia Toscana.     

 

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