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La protesta di negozianti, ristoratori e balneari: 25mila aziende a rischio

Ieri in tutta la Toscana saracinesche alzate e luci accesse per chiedere la riapertura anticipata. 350 stabilimenti della Versilia vogliono indicazioni sicure su quando e come riaprire.

La protesta di Confcommercio a Firenze

Hanno alzato le saracinesche e lasciato le luci accese all’interno, ma senza far entrare i clienti, per chiedere la riapertura anticipata di negozi, bar e ristoranti dal 18 maggio. È’ la protesta andata in scena ieri in tutti i capoluoghi della Toscana, organizzata dalla Confcommercio regionale contro il calendario delle riaperture fissato dal Governo. A Firenze l’associazione di categoria ha organizzato un’iniziativa nella centralissima piazza della Repubblica per ribadire le proprie richieste, alla presenza anche del sindaco Dario Nardella e del presidente della Camera di commercio Leonardo Bassilichi.
“C’è voglia di riaprire – ha detto il direttore di Confcommercio toscana Franco Marinoni – proponiamo di anticipare la riapertura al 18 maggio per alcune categorie. Un altro capitolo è quello dei ristoranti e dei locali dove non è solo importante capire quando riaprire ma anche il come”. 

Per il presidente di Fipe Confcommercio della Toscana Aldo Cursano, “noi pubblici esercizi non accettiamo di essere considerati untori o irresponsabili e non in grado di assicurare sicurezza e salute. Siamo chiusi non per scelta e non si può pensare che possiamo continuare a sostenere affitti, fiscalità e costi dei dipendenti se non lavoriamo. Tutto deve essere parametrato all’attuale situazione. Non intendiamo essere cancellati da scelte politiche. Siamo bravi nel fare il nostro lavoro, la salute dei clienti, la nostra e dei nostri dipendenti è sempre stata al centro”.

Secondo le stime di Confcommercio Toscana, in collaborazione con Format research, nel mese di giugno è previsto il ‘picco’ della crisi di liquidità per il terziario in Toscana e entro la fine dell’anno 25mila imprese del settore rischiano di non riaprire più, con una perdita di 65mila posti di lavoro e 8,3 miliardi di valore aggiunto in meno. Confcommercio stima che solo nel territorio di Firenze sono 7mila imprese del comparto che non riapriranno con una perdita di 22mila posti di lavoro e quasi 3 miliardi di valore aggiunto.

Ad Arezzo i commercianti hanno anche dato vita a un flash mob nel centro storico. “Chiediamo – ha detto la presidente regionale di Ascom Anna Lapini – di poter riaprire i nostri negozi con tutte le dovute regole”.
Protesta anche a Pisa dove l’associazione stima sul territorio provinciale una perdita del 9% del Pil per quasi 800 milioni di euro e una riduzione di circa 7mila addetti.
A Livorno circa 200 persone tra commercianti, ristoratori e baristi con i loro dipendenti hanno manifestato davanti al Comune e hanno consegnato simbolicamente al sindaco Luca Salvetti le chiavi delle loro attività.

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In Versilia sono stati circa 350, pari all’80% del numero complessivo, gli stabilimenti balneari che ieri mattina hanno aperto per un’ora per protestare simbolicamente contro la mancata possibilità di ricominciare a lavorare con la fase 2 dell’emergenza Coronavirus e per sensibilizzare le amministrazioni sul problema ancora non risolto per i bagni e le attività ricettive. L’iniziativa era una sorta di flash mob, con un solo rappresentante di ogni stabilimento presente da solo in spiaggia, con la tipica maglietta da salvataggio, il salvagente e la mascherina a protezione di bocca e naso.

A spiegare i motivi della protesta, che ha coinvolto gli stabilimenti di Viareggio, Forte dei Marmi, Lido di Camaiore e Marina di Pietrasanta, Marco Daddio, presidente dell’associazione balneari di Lido di Camaiore. “Manca ancora una data per la ripresa delle nostre attività e soprattutto non ci sono i protocolli di azione per garantirne la sicurezza.  Non ci sono indicazioni certe di alcun genere: l’allestimento di una spiaggia è un’operazione complessa che richiede tempo, il turismo ha bisogno di programmazione: occorre pianificazione, anche solo per organizzare e  comunicare per tempo le nuove offerte della nostra costa come destinazione sicura, accogliente ed accessibile. Questa estrema incertezza sta trasformando la pandemia sanitaria in una vera e propria emergenza sociale ed economica. Per questo chiediamo che le istituzioni ci diano modalità e tempi certi per avviare una stagione già ampiamente compromessa”.

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