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‘Non riuscivamo ad andare a dormire’ Casini racconta la New Wave fiorentina

Intervista a Bruno Casini testimone e narratore della Firenze esplosiva degli anni ’70 e ’80, da poco è uscito il suo ultimo libro ‘New Wave a Firenze Anni in movimento’

New Wave a Firenze anni in movimento

Mostre, gallerie, video, clubbing, negozi di dischi, teatro, boutiques, riviste, fanzines, sfilate di moda, interviste, etichette indipendenti, concerti, rassegne, cinema off, cantine, radio e tanta, tantissima musica. Firenze negli anni ’80 è stato questo: un contenitore caleiodoscopico e ipercinetico di creatività a 360 gradi. In quegli anni sono nate band come Litfiba, Diaframma e tantissimi artisti di livello internazionale hanno attraversato la città. Grazie alla New Wave Firenze è stata la capitale del ‘rinascimento rock’ italiano. Bruno Casini è stato un testimone attento e partecipe di quegli anni straordinari e ora li racconta nel suo ultimo libro ‘New Wave a Firenze Anni in movimento’ facendo parlare i protagonisti della cultura indipendente e alternativa. Ecco la nostra intervista!

Ciao Bruno! Secondo te quando nasce la New Wave fiorentina, c’è un evento o un disco che hanno dato vita al movimento?
Secondo me non è collegabile ad un evento o a un disco ma a una serie di momenti spontanei, direi quasi situazionisti,che nascono in questa città. Intanto alla fine degli anni settanta, precisamente nell’autunno del ’79 si svolge la prima rassegna italiana dedicata al rock dove traspaiono molti gruppi fiorentini come i Cafè Caracas (con Raf al basso, Ghigo Renzulli alle chitarre e Renzo Franchi alla batteria), Neon, GazNevada, Take Four Doses, Confusional Quartet e tanti altri, si svolge al Banana Moon di Firenze da dove,secondo me,è partito tutto. In questo piccolo spazio, che poteva ricordare il CBGB’s di New York, ci è passato tutte quelle band ,voglio ricordare il primo concerto dei Cheetah Chrome and The Motherfuckers di Pisa,il primo gruppo punk toscano ma anche Sorella Maldestra, Skiantos,Wind Open, Garage, Sniff, Luti Chroma, Stray Dogs. Dal Banana Moon è partita la rivoluzione e parallelamente la cantina di via dei Bardi dove cominciavano le prime sessions tra musicisti e poi i grandi concerti come quello di Iggy Pop allo Stadio Comunale “Artemio Franchi”, concerto pomeridiano sotto un sole cocente. Iggy Pop regalò un set durissimo, regalò al pubblico una ventata notturna in pieno giorno. Ecco le prime avvisaglie della New Wave made in Florence!

Gli anni ’80 sono stati un decennio di grandi concerti a partire da Patti Smith che da il via nel 1979, secondo te quali sono stati i concerti fondamentali?
È vero Patti Smith è stato il concerto di addio agli spigolosi anni settanta ma da il benvenuto agli eclettici anni ottanta, qui tutti abbiamo capito che stava iniziando una nuova era, una nuova dimensione,una nuova generazione. Dopo Patti Smith sono arrivati decine di concerti, piccoli e grandi, come quello di Peter Gabriel con i Simple Minds che aprivano la serata e poi Lou Reed alle Cascine, i concerti al Casablanca di Rifredi dei Snakefinger (ex Residents), Kandeggina Gang, Band Aid, i concerti al Manila dei Sound, Spandau Ballet, Richard Hell, Gun Club, Artery, Litfiba, Diaframma, Rinf, Pankow, Pink Industry, Play Dead, Lotus Eaters, Nick Cave, Flesh For Lulu, Julian Cope, Dream Syndacate. E poi sono arrivati i concerti al Tenax come i “selvaggi del post punk” come Killing Joke, James Chance and The Contortions, DAF, New Order, Psichedelic Furs, Bauhaus, A Certain Ratio, Soul Hunter, Tuxedomoon, Virgin Punes, Clock DVA, The Stranglers, Sisters Of Mercy. Una grande girandola elettrica ma ci sono tre concerti che mi hanno scosso, che mi hanno fatto capire di essere nel posto giusto al momento giusto è cioè i Cocteau Twins, sempre al Tenax, ci andai con Pier Vittorio Tondelli e mi galvanizzarono, il concerto di Echo and The Bunnymen al Loggiato degli Uffizi, cosmico, dentro la culla del Rinascimento e poi il concerto dei Clash allo stadio Comunale di Firenze nel maggio 1981. Voglio ricordare anche l’unico concerto (ad oggi) dei Diaframma, Neon e Litfiba al Motovelodromo di Firenze per la prima edizione della mostra mercato Independent Music Meeting nell’estate del 1984. Mi fermo qui ma potrei continuare ancora per molto.

Musica ma non solo, tanta arte in quegli anni a Firenze da Pier Vittorio Tondelli al fotografo Derno Ricci, chi sono stati i principali protagonisti culturali di quegli anni?
Firenze negli anni ottanta attraeva tanti artisti, che venivano qui e poi ci restavano come Tondelli che ha vissuto molti anni, lo frequentavamo spesso, era sempre con noi ai concerti ma voglio ricordare David Leawitt, scrittore gay che ha passato diversi anni o Fernanda Pivano che amava trascorrere tempo in questa città. Leigh Bowery, altro protagonista, spesso qui e coinvolto dal team di “Che fine ha fatto Baby Jane” e poi Steven Brown dei Tuxedomoon o Adi Newton dei Clock DVA. Fotografi come Derno Ricci e Alberto Petra hanno raccontato in maniera algida e rigorosa la vita notturna e diurna di Firenze attraverso i loro ritratti geniali. Federico Tiezzi, Sandro Lombardi e Marion D’Amburgo, ovvero i Magazzini Criminali, anche loro a tutti gli effetti parte integrante della New Wave con i loro spettacoli postmoderni e altamente spettacolari. Giancarlo Cauteruccio con la Compagnia Krypton e la loro rivisitazione tecnologica dell’Eneide con le musiche dei Litfiba. Julie Ann Anzilotti e Virgilio Sieni con il loro progetto Parco Butterfly, incrocio tra danza e teatro sperimentale. Cesare Pergola e Barbara Pignotti della Compagnia Orient Express tra moda, performance ed architetture sensoriali. Gli stilisti Samuele Mazza, Franco Biagini, Stefano Chiassai, Loretta Mugnai, tutti nati intorno al Pitti Trend, salone dedicato alla moda giovane e di tendenza che purtroppo è stato cancellato all’improvviso.

“Non riuscivamo ad andare a dormire” dice Giacomo Aloigi nel tuo libro, era veramente così?
In realtà questa frase viene da Larry Hit Bolognesi in un documentario sulla moda realizzato da me e Carlo Gardenti “Scintille. Generazione Trend” uscito nel 2017. Vero non si riusciva a chiudere occhio, day clubbing e nihtclubbing, giorno e notte, la città era invasa da mostre, gallerie, video bar, negozi di dischi, boutiques, riviste, fanzines, sfilate di moda, interviste, etichette indipendenti, concerti, rassegne, cinema off, cantine, radio, un frullatore colorato e sempre in movimento e noi sempre disponibili a ricevere input e segnali artistici.

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Controradio, Centofiori, qual è stata l’importanza delle radio all’epoca?
Le radio libere sono un fenomeno che arrivano dagli anni settanta, Controradio nasce nel 1976. Centofiori nel 1978 ma tutti e due esplodono negli anni ottanta. Le due emittenti fiorentine danno una scossa alla comunicazione di tantissime iniziative in città ed in regione. Controradio da il via a progetti importanti come il Rock Contest, da dove arrivano tantissimi artisti come Irene Grandi o Strange Fruit ma anche VideoMinuto, rassegna dedicati ai corti. Centofiori organizza concerti storici come Lou Reed, Patti Smith, Peter Gabriel e tanti altri. Le due radio raccontano tutte quelle esperienze di cultura giovanile, Controradio ancora resiste mentre Centofiori chiude alla fine degli anni ottanta. L’importanza di questi due riferimenti è quella di aver dato a tutti una coscienza musicale,abbiamo tutti appreso consigli come dischi, libri, eventi, viaggi, scelte esistenziali.

Nel tuo libro tante interviste a Fiumani, Piero Pelù, Ghigo, Aiazzi, Maroccolo, questi giovani sconvolti che sono oggi artisti maturi. Mi sembra guardandoli che nonostante droghe e notti in bianco siano diventati tutti splendidi sessantenni, la musica fa restare giovani?
Diciamo che tutti i protagonisti che ho intervistato sono tutti in ottima forma nonostante l’eccesso e le “notti in bianco” degli anni ottanta. Sicuramente anche in questo decennio le droghe ci hanno sempre sfiorato ed anche, purtroppo accompagnato, ma voglio anche dire che la nostra generazione si è scontrata anche con l’aids e molti amici purtroppo non ci sono più. Penso che tutti i musicisti che ho incontrato hanno avuto una grande passione ed un grande rispetto per lo oro arte e questo ha salvato molte persone.

C’è qualcosa che ti manca di quel periodo?
Mi manca molto quel periodo di “caos intelligente e creativo”. Io penso però, e questo è quello che voglio raccontare nel mio libro, che la New Wave non è mai finita. La scena musicale ed artistica è andata avanti, si è evoluta,ma esiste ancora,oggi vorrei ribadire tutti quei progetti come quelli di Maroccolo, Aiazzi, Chimenti, Neon, Pankow, Pelù, Renzulli, Fiumani, Favati, Rinf, che ancora ci regalano schegge intelligenti e straordinari. E poi la resistenza di tante etichette come Contempo, Materiali Sonori e Audioglobe che nel 2020 ancora sono sulle “barricate creative”.

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