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A Firenze i The Cure negli scatti del fotografo Richard Bellia

Dal 14 al 17 giugno al The Student Hotel per la prima volta in Italia un pezzo di storia della musica nei ritratti di uno dei più grandi fotografi di concerti al mondo

In occasione dell’unica data dei The Cure in Italia domenica 16 giugno alla Visarno Arena all’interno del Firenze Rocks, dal 14 al 17 giugno Richard Bellia, autore di varie copertine e storico fotografo della band, presenta per la prima volta in Italia una mostra monografica dei suoi iconici scatti dedicati al gruppo appena entrato a far parte della Rock & Roll Hall of Fame. “The Cure Exhibition” si inserisce in una serie di eventi iniziati lo scorso anno, quando Bellia presentò a Londra una mostra dedicata ai Cure in occasione del concerto di Hyde Park a celebrazione dei quaranta anni di attività della band; continuerà, dopo Firenze, con allestimenti a Parigi in occasione del Rock en Seine e a Tokyo per il Fuji Rock Festival.
Lunedì 17 alle ore 18 all’interno dei locali del The Student Hotel di Firenze, l’artista sarà a disposizione di appassionati e curiosi con la sua miniera inesauribile di aneddoti sulla storia del rock e della new wave e presenterà anche il suo libro “Un oeil sur la musique: 1980-2016”, racconto per immagini di una carriera iniziata a Londra nel 1980, proprio ad un concerto dei Cure.

Ecco la nostra intervista.

Ciao Richard! Quando e perché hai iniziato a fare foto ai concerti?
Ero all’Olympia a Parigi a vedere un concerto dei Cure era il 1980. Ho iniziato a fare foto perché era un buon modo per avvicinarsi alle persone, conoscere gente e parlare con loro.

Forse anche un modo per conoscere i tuoi musicisti preferiti?
Si assolutamente, durante la mia carriera ho conosciuto tantissimi artisti che ho amato molto.

Cosa ti piace dei The Cure?
L’originalità. Fin dalla prima volta che li sentiti ho capito che hanno un sound che li rende unici, la loro musica è inconfondibile, non potresti mai sbagliarli per un’altra band o un altro artista. Li senti e subito dici: questi sono i Cure!

Volevo chiederti se Robert Smith è così adorabile come sembra da lontano a noi fan
Sai non posso dire di essere amico di Robert, perché penso che lui non mi definirebbe suo amico. Ci conosciamo, gli ho scattato tantissime foto, ma lui non è un tipo espansivo, se ne sta sempre un po’ sulle sue, a distanza, e va bene così.

Come mai hai questa grande passione per la musica? Cos’è per te la musica?
Sai molti oggi dicono vado pazzo per la musica! Ma per me non è così, ormai non ho più quello spirito che avevo quando avevo 20 anni. Adesso se riesco a trovare un gruppo nuovo che mi piace ogni due anni posso dirmi felice.

Tra i gruppi nuovi chi ti piace?
Vuoi che ti faccia dei nomi? Direi i canadesi Crack Cloud e i Fat White Family sono in assoluto tra i miei preferiti. Ogni volta che vedo un loro concerto riescono a convolgermi.

Com’è cambiata la musica dagli anni ’60 a oggi? Pensi che le nuove tecnologie siano un vantaggio per le nuove generazioni?
Assolutamente no, oggi tutti possono fare musica ma quello che manca è l’originalità. Tutto suona già sentito. È come quando negli anni ’80 dicevano ‘se tutti avessimo in tasca una macchina fotografica avremmo molte più foto degli alieni’. Adesso che ce l’abbiamo, grazie ai cellulari, ti sembra forse che ci siano molti più avvistamenti di alieni? Non mi pare, e lo stesso vale per la musica.

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