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L’astrofisica Margherita Hack raccontata da Federico Taddia

Il conduttore e scrittore italiano racconta il suo rapporto con la scienziata toscana, un’amicizia irresistibile che ha superato differenza d’età e di vedute

L’astrofisica Margherita Hack raccontata da Federico Taddia

Nata in Via Cento Stelle a Firenze, un asteroide porta il suo nome. Non è una favola ma la vita di una delle più grandi scienziate dei nostri tempi: Margherita Hack. Nata a Firenze nel 1922, la sua è una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana. I genitori antifascisti hanno trasmesso alla figlia i valori fondamentali di libertà e giustizia, oltre che la scelta vegetariana: Margherita non ha mai mangiato carne. Dopo studi classici, e avventure sportive che la porteranno ad avere buoni successi nell’atletica, ha frequentato la facoltà di Fisica a Firenze e nel 1945 si laurea. Scrivendo la tesi comincia a occuparsi della spettroscopia delle stelle, campo di studi interno all’astronomia che continuerà a studiare, insieme alla radioastronomia, per tutta la vita. Comincia a insegnare all’università e nel 1954 inaugura una lunga carriera di divulgatrice, iniziando a scrivere di scienza per un quotidiano.
Per dieci anni gira le università di mezzo mondo finché, nel 1964, ottiene la cattedra di astronomia a Trieste ed è la prima donna a dirigere l’Osservatorio astronomico, che sotto la sua direzione si trasforma in un’istituzione di riferimento a livello internazionale.
Ha scritto centinaia di pubblicazioni scientifiche, testi universitari e libri di divulgazione di grande successo. Ha fondato riviste (L’Astronomia, Le Stelle), si è impegnata in politica ed è stata in prima linea per difendere con passione le sue opinioni in molte battaglie civili, come quella a favore dell’eutanasia. Il 29 giugno 2013 la celebre astrofisica ha raggiunto le sue amate stelle.
Federico Taddia è un conduttore radiofonico per RadioRai, conduttore televisivo, giornalista e scrittore. Ha scritto insieme a Margherita Hack il libro “Perché le stelle non ci cadono in testa?” e successivamente la biografia “Nove vite come i gatti. I miei primi novant’anni laici e ribelli”, oltre ad aver girato in lungo e in largo l’Italia insieme a Margherita per raccontare ai bambini la storia delle stelle.

Ciao Federico! Come hai conosciuto Margherita Hack?
All’epoca mi ero inventato una cosa che si chiamava ‘Teste Toste’ erano lezioni ai bambini delle scuole elementari e medie fatte da grandi ‘teste’. Eventi live che organizzavo in provincia di Ferrara. A un certo punto ho pensato di far diventare questa rassegna qualcosa di editoriale. Non conoscevo Margherita personalmente, ma volevo aprire con lei questa collana. Guardai sull’elenco telefonico di Trieste, all’epoca esistevano ancora gli elenchi, c’era il suo numero. Le telefonai a casa proponendole l’idea, lei l’accettò, era una persona molto generosa. Così ho iniziato a frequentare la sua casa per fare questo libro. Ci siamo piaciuti benchè fossimo diversissimi per età, cultura, formazione, però ci legava molto l’ironia, lo sguardo divertito verso la realtà. Poi è nato anche il secondo libro e tanti eventi in giro per l’Italia e un’amicizia.

Oltre alla grandissima intelligenza, una delle caratteristiche più importanti di Margherita era proprio la sua incredibile simpatia e la facilità che aveva nel comunicare temi abbastanza complessi, è questo forse che l’ha resa anche così ‘famosa’?
Le origini della sua fama sono diverse. Era una grande scienziata, questo è innegabile. Era un personaggio atipico, nel look, nelle scelte che faceva, era atipica anche nel come rendeva normale la sua atipicità. Era anche molto ironica, divertente, a volte anche cinica. Aveva una simpatia istintiva, questa cosa riusciva a declinarla nella divulgazione, in cui lei credeva molto. Usava metafore, immagini, ma era rigorosissima, non rendeva mai banale la materia. Questa simpatia naturale la aiutava, sapeva tradurre in immagini una materia ostica come l’astrofisica. Aveva tempi comici innati.

Giustamente tu dici che era ‘atipica’, mi sembra però che pur conservando la sua autenticità Margherita non abbia avuto particolari difficoltà. Mi sembra che abbia attraversato tutta la sua vita con grande semplicità e naturalezza
Aveva questo spirito molto libero che le veniva dalla famiglia che le ha sempre dato tantissima libertà. A scuola era una difficile da domare, fu rimandata in matematica perché aveva avuto discussioni col professore, fu sospesa perché prese posizione contro il fascismo, non si è mai nascosta. Nel procedere della sua carriera non credo che il suo essere donna le abbia creato problemi, forse più il suo essere intraprendente, il suo credere profondamente nella meritocrazia. A inizio carriera ha avuto qualche difficoltà perché andava a rompere le scatole, a smuovere situazioni consolidate. Ma le sue capacità hanno avuto la meglio. La sua visione della ricerca era molto libera, aperta, meritocratica.

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È una cosa che non va molto di moda in Italia la meritocrazia
Non tanto. Poi lei è stata una delle prima ad avere una visione internazionale della scienza, la circolazione delle teste, andare all’estero per poi rientrare con più competenze e conoscenze. Lei credeva molto in queste relazioni internazionali, era avanti anche in questo.

Una delle cose che mi ha sempre fatto più ridere di Margherita Hack è il modo in cui parlava di Dio, lei che è sempre stata atea. Una volta mi ricordo un confronto in televisione con un religioso in cui lei diceva senza problemi che lei viveva benissimo senza Dio che per lei era solo un’invenzione dell’uomo. Anche nel suo ateismo era esilarante, insomma non le mandava a dire!
Era profondamente atea, ma allo stesso tempo profondamente rispettosa. Con alcuni sacerdoti aveva anche dei legami molto stretti. Lei diceva che non credeva, ma faceva battutacce e prendeva in giro solo chi credeva nell’oroscopo, ma rispettava i credenti. Lei non concepiva la presenza di Dio, non si è mai data questa possibilità, però allo stesso tempo non scherniva i credenti. Attaccava la chiesa come istituzione che voleva dettare le sue regole allo Stato, questo sì.

Uno dei ricordi più belli che hai di lei?
Sono mille. Camminava sempre veloce, anche quando aveva il bastone, era sempre un passo avanti. Una volta al Salone del libro l’ho vista emozionarsi perché aveva incontrato una delle attrici di ‘Un posto al sole’, era una fanatica di questa serie tv, perché diceva che è uno dei pochi esempi di televisione che racconta davvero la realtà, la quotidianità. Mi ricordo poi che a un suo primo esame era stata bocciata perché non era riuscita a spiegare bene perché vediamo sempre la stessa faccia della luna. È una domanda apparentemente banale, ma lei si era incartata. Era un esperimento che facevamo sempre fare ai bambini, lei faceva il sole e un bambino la luna. Mi ricordo che ogni volta metteva in atto sul palco una sorta di danza e ci facevamo sempre delle gran risate. Il ricordo più bello di lei sono tutte le risate che ci siamo fatti insieme.

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