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‘Vi vogliamo bene’, disegni e messaggi per i nonni della rsa di Comeana

Lo scorso 9 marzo il Covid-19 ha fatto irruzione nella casa accoglienza per anziani della piccola frazione dove si sono registrati anche quattro decessi. Ieri la direttrice Paola Lombardi si è vista recapitare un pdf davvero speciale

Un’anteprima dei disegni dei bambini

Sono Manuel della 2a A di Comeana, mi mancate tantissimo. Io e la mia famiglia vi pensiamo sempre. Forza e coraggio”. “Cari nonni siete favolosi. Tornate bambini per giocare ma ci sapete anche guidare. Vi voglio bene”, scrive Alice della 2a B; “So che questo momento è molto difficile ma insieme, separati ma uniti, se ce la mettiamo tutta riusciremo ad affrontare questo periodo anche per i malati che hanno questo brutto virus”; “Andrà tutto bene, tornerete presto in bici”; “Siamo con voi”; “Non abbiate paura”; “Grazie anche tutte le persone che aiutano i nonni”, scrive invece Matteo. Persone come Paola Lombardi.

Paola è la direttrice della Casa accoglienza per anziani di Comeana, frazione nel Comune di Carmignano e ieri quando si è vista recapitate il pdf con i disegni e le lettere degli alunni della scuola elementare del paese ha pianto, questa volta lacrime di gioia: “Mi sono commossa – ammette – l’amore dei bambini è puro, senza filtri, è arrivato a tutti noi in maniera potente”. Ed è forse l’incoraggiamento più bello che potessero ricevere lei e il personale della casa di accoglienza.
Comeana è una comunità di circa tre mila abitanti, la casa accoglienza, al centro del paese, ospita una quarantina di anziani. Tutti si conoscono, le operatrici sanitarie, per la maggior parte, sono anche loro concittadine, comeanesi.

Una realtà tranquilla sconvolta all’improvviso quando il 9 marzo il Coronavirus ha fatto irruzione come un ospite non gradito.
Il contagio è partito da un operatore della struttura stessa, era stato a Milano quando ancora non era zona rossa. Poi i sintomi, il tampone e la diagnosi. Nel giro di poche ore, da sconosciuta, questa piccola struttura per anziani è rimbalzata sui giornali locali e regionali: otto i contagiati, quattro i decessi tra gli ospiti della struttura, l’ultimo un uomo di ottant’anni lo scorso 24 marzo (prima di lui una donna e altri due uomini, tutti con patologie pregresse).

Qualcuno ha parlato di focolaio. Un termine che terrorizza di questi tempi ma che non ha impedito a Paola e agli operatori sanitari (infermieri, oss, dipendenti, una trentina ad organico pieno) di continuare a fare il loro dovere, di portare avanti la loro “vocazione”, come lei la definisce.

Hanno indossato camici, guanti e mascherine e hanno continuano ad andare a lavoro come hanno sempre fatto, in un rigido regime di isolamento: “Ad un certo punto – racconta – ci siamo trovati di fronte ad un bivio: potevamo scegliere di restare a casa e tutelare noi stessi o di continuare a prendendoci cura di queste persone che in alcuni casi dipendono interamente da noi. E abbiamo deciso di mettere noi stessi in secondo piano e loro al primo posto, ci siamo misurati sia individualmente che come gruppo”.

Per tutti loro è iniziata una corsa contro il tempo: i ruoli sono venuti meno, ognuno ha fatto ciò che doveva essere fatto (sanificare, pulire, sanificare ancora e pulire di nuovo) per fronteggiare la carenza di personale e sopperire all’assenza di contatti con l’esterno. “Il colpo è stato forte. Eravamo i primi, non sapevamo ancora bene come comportarci, ci siamo sentiti spaesati come se fossimo stati gettati in mezzo al mare durante una tempesta – riferisce-. Le notizie arrivavano anche a noi di ora in ora, e di in ora in ora dovevamo capire come gestire una situazione che non conoscevamo. Ad un tratto anche noi siamo stati catapultati dentro l’epidemia”.

In una situazione in cui anche le cose più semplici diventano complesse, il personale della RSA si è fatto anche carico di rassicurare e diffondere messaggi di speranza alla comunità rimasta fuori dal cancello della struttura. Nei vari gruppi social e sulla loro pagina Facebook hanno pubblicato foto e messaggi per chiedere sostegno, per scongiurare allarmismi che in una piccola comunità come quella della frazione di Carmignano, possono facilmente prendere il sopravvento.

Le operatrici della Rsa di ComeanaAnche se non si può parlare ancora di scampato pericolo, considerando però la curva dei contagi che sembra aver rallentato la sua potenza, oggi Paola è forse un po’ più serena di quanto non lo fosse solo dieci giorni fa, attualmente sono cinque le persone positive al Covid in monitoraggio nella struttura ma risultano stabili e in discrete condizioni: “Le previsioni iniziali erano drammatiche oggi la situazione è ancora da monitorare ma in qualche modo stiamo riuscendo a gestirla. Devo ringraziare tutti coloro che hanno creduto in noi, e abbraccio forte le famiglie che ci hanno dato fiducia. Il mio primo pensiero va a tutti coloro che hanno perso i loro cari senza averli potuti salutare”. Un dramma che si consuma in silenzio quello delle famiglie cui viene tolto il diritto dell’addio, un po’ in tutta Italia.

Alle operatrici sanitarie della RSA di Comeana anche l’abbraccio virtuale del sindaco di Carmignano, Edoardo Prestanti, costatemene in contatto con loro e con la Asl fin dall’inizio dell’emergenza: “Il mio abbraccio, per adesso solo virtuale e simbolico, a tutte le operatrici sanitarie e a tutti i nostri anziani. Perché sono stati capaci di affrontare la situazione con dignità, impegno e amore. Doti rare, ma necessarie in questa drammatica crisi e ancora più necessarie per ripartire. La nostra Rsa è stata per tutti noi un esempio. Grazie!”.

Il messaggio più bello però resta quello dei più piccoli: “Cari nonni non abbiate paura, tutto questo passerà presto e torneremo a vederci”.

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