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DL sicurezza, la Toscana ricorre alla Corte Costituzionale

Le Regioni prendono posizione contro il decreto Salvini. Con la Toscana anche Umbria e Piemonte

Enrico Rossi

La Regione Toscana dice no al decreto sicurezza di Salvini: la Giunta, nella seduta di ieri pomeriggio, ha infatti dato il via libera alla presentazione del ricorso alla Corte Costituzionale, che sarà presentato entro la fine del mese.

“C’è un nucleo di diritti fondamentali e universali, che appartengono alla persona in quanto tale e ribaditi da più sentenze – hanno spiegato il presidente Rossi e l’assessore alla presidenza BugliQuei diritti hanno a che fare con la sanità, che è competenza concorrente della Regione, e con le politiche sociali e la formazione, che della Regione sono competenze esclusive. Il decreto ostacola l’intervento volto al loro soddisfacimento e per questo ricorriamo. Abbiamo qualche perplessità che si possa fare. Con l’intervento della Corte Costituzionale quantomeno si farà chiarezza”.

Intanto – in attesa di avviare tutte le procedure per il ricorso e la successiva sentenza – passeranno mesi, probabilmente ci vorrà almeno un anno. Per ovviare al problema la Giunta presieduta da Rossi ha presentato una proposta di legge, ora in discussione in Consiglio Regionale, che garantirà un ombrello per continuare ad offrire assistenza anche a chi è senza permesso di soggiorno e a chi l’assistenza la offre. Sono stati stanziati per questo due milioni. 

Dalla parte di Rossi anche il sindaco di Firenze Dario Nardella che però ha precisato: ‘Nessuno a Firenze si è mai sognato di non rispettare la legge, questo però non ci impedisce di denunciarne tutti gli aspetti devastanti dal punto di vista sociale e della sicurezza. A noi non interessa la campagna elettorale sulla pelle della gente’. Il primo cittadino ha definito il Dl Salvini come ‘una legge dannosa per tutta la comunità‘ e ha ricordato come – in attuazione del decreto in città – circa “900 persone  usciranno dal circuito di protezione dei centri di accoglienza e rimarranno in mezzo alla strada, già nei prossimi giorni. Si determina – ha detto ancora – un grave problema di ordine sociale e può diventare anche un problema di sicurezza’. 

Non è dello stesso avviso il sindaco leghista di Cascina Susanna Ceccardi che  ha inviato una lettera alla dirigente della macrostruttura 3-servizi del suo comune perchè prenda “visione del nuovo decreto sicurezza, provvedendo a darne piena attuazione”. Nella missiva Ceccardi illustra la novità introdotta dal legislatore in merito all’iscrizione anagrafica a favore dei richiedenti asilo “tema che fino all’avvenuta completa chiusura da parte della Prefettura di Pisa del centro di accoglienza la Tinaia presente sul territorio cascinese – spiega Ceccardi – aveva creato non poche difficoltà agli uffici comunali”. Il sindaco  ha specificato di aver inviato la lettera solo a titolo informativo, arrivata proprio nel giorno in cui il governatore della Toscana, Enrico Rossi ha annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale contro il dl.

Contrario al ricorso della Toscana contro il dl sicurezza anche il vicepresidente del Consiglio Regionale della Toscana Marco Stella (Fi).  “Trovo assurdo – ha detto –  sprecare denaro pubblico dei contribuenti per intraprendere battaglie legali e contenziosi dettati solo dall’ideologia’.

Il no al ricorso toscano arriva anche dai consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle Giacomo Giannarelli, Andrea Quartini, Gabriele Bianchi e Irene Galletti che – definiscono il dl sicurezza – come un ‘testo dettato dal buonsenso. Ai richiedenti asilo – hanno spiegato in una nota – continuano a essere garantiti servizi di accoglienza e assistenza. Così come sono assicurate cure mediche e servizi scolastici per i minorenni. Con il decreto sicurezza – concludono – il governo nazionale sta cercando di dare ordine, maggior trasparenza e controllo”.

Favorevole invece al ricorso di Rossi è Legambiente Toscana che ha definito il provvedimento del governo come ‘liberticida e assolutamente inadeguato per combattere l’illegalità’. 

Intanto anche altre Regioni si stanno muovendo contro il decreto Salvini. L’Umbria – ad esempio – è già passata dalle parole ai fatti. E’ stata infatti già approvata la mozione per il ricorso alla Consulta. La norma del governo sarà impugnata per “palese incostituzionalità” ed anche il Piemonte ha annunciato il ricorso. E’ stato lo stesso presidente Chiamparino ad affermarlo. “Ho avuto conferma dalla nostra avvocatura – ha detto – che su questo si sta anche confrontando con i colleghi della Regione Toscana, che esistono le condizioni giuridiche per il ricorso alla Consulta perché il decreto impedendo il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari, avrà ripercussioni sulla gestione dei servizi sanitari e assistenziali di nostra competenza”.

E poi ci sono anche Emilia Romagna e Calabria che sul tema erano già uscite allo scoperto nei giorni scorsi. Ora alla lista si aggiunge il Lazio. “Stiamo valutando il ricorso alla Consulta, che deve però essere solido e motivato”, ha fatto sapere il presidente Nicola Zingaretti.

Salvini da parte sua tira dritto: “Per la strada la gente mi dice: vai avanti”. Un po’ quello che farà anche il governatore toscano Rossi che ha definito il ricorso come ‘una  battaglia su un fondamento di civiltà che facciamo a testa alta” .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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