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È morto Silvano Sarti, uno degli ultimi partigiani toscani

Lo chiamavano il partigiano ‘Pillo’, già presidente dell’Anci, combattè per liberare Firenze 

Silvano Sarti (Anpi)

La notte del 24 gennaio è morto a 95 anni Silvano Sarti, il partigiano ‘Pillo’, già presidente dell’Anpi di Firenze, era nato a Scandicci (Firenze) nel 1925. Nel 1944 si unì alla brigata Sinigaglia per combattere l’invasore nazista. Medaglia d’oro al valore militare, dopo la guerra scelse l’impegno sindacale, poi la testimonianza continuando fino all’ultimo giorno di vita ad anadare nelle scuole per raccontare ai giovani quello che aveva vissuto in prima persona.

“È stato fino all’ultimo un appassionato combattente antifascista e un testimone dei valori repubblicani e costituzionali. Ci lascia in un momento in cui nel nostro Paese le ragioni di quella sua battaglia tornano prepotentemente in primo piano. Il suo esempio e il suo ricordo ci saranno preziosi”. Così il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha commentato la scomparsa del partigiano ‘Pillo’, presidente onorario dell’Anpi di Firenze.

“C’era ancora tanto bisogno della sua passione e del suo entusiasmo – ha commentato l’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi -. Ho conosciuto Silvano e mi ha sempre colpito la sua capacità di dialogo e di confronto e soprattutto la sua voglia continua di proporre ai giovani di oggi quei valori che lo avevano spinto, lui allora giovanissimo, a combattere per liberare la sua città e il suo paese. Quella di ‘Pillo’ è una storia – ha concluso – che Firenze non dimenticherà”.

Condoglianze per la scomparsa di Sarti sono state espresse anche dal sindaco Dario Nardella: “Il partigiano Silvano Sarti ci ha lasciati – scrive sulla sua pagina Facebook Nardella – . ‘Pillo’ se ne è andato in questa fredda notte fiorentina, in silenzio. Un uomo alto, forte, energico, è stato piegato dal tempo, lui” che “aveva combattuto con i partigiani per liberare la nostra Firenze dai nazifascisti, medaglia d’oro al valore militare”, che “ha passato tutta la sua vita a parlare con i giovani, a discutere con gli operai, sempre in prima linea”, che incarnava i valori più genuini dell’essere fiorentino”. “Ce lo ricorderemo così – prosegue Nardella -, con il foulard rosso al collo, il sorriso tenero sul volto scolpito dalla vita, spesso dura, la voglia di parlare, di raccontare senza fermarsi mai. Aveva paura di perdere la voce Silvano, per non poter più raccontare la violenza del fascismo, l’odio degli oppressori, il coraggio di chi non si è piegato e ha scelto la libertà“.

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