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Raddoppiati i casi di violenza sulle donne in Toscana: da 1761 a 3539

Presentati i dati del Rapporto sulla violenza di genere dell’Osservatorio Sociale Regionale, dal 2006 al 2018 113 femminicidi

© Diego Cervo

In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne è stato presentato a Firenze il Rapporto sulla violenza di genere in Toscana realizzato, come ogni anno, dall’Osservatorio Sociale Regionale. La giornata è stata anche l’occasione per fare il punto sui dieci anni di Codice Rosa, il percorso socio sanitario per le donne che subiscono violenza.

In Toscana dal 2006 al 2018 ci sono stati 113 femminicidi. Il femminicidio non ha una sola vittima, dal 2006 al 2018 si contano 40 cosi detti ‘orfani speciali’, 16 dei quali con madri di origine straniera e quindi con una minore rete familiare di sostegno. I numeri del Rapporto sono tragici: in Toscana ogni giorno dieci donne si rivolgono ai Centri Antiviolenza. In dieci anni le donne vittima di violenza sono raddoppiate nel 2009/2010 erano 1761, nel 2018/2019 sono state 3539. Cresce anche il numero degli uomini che si rivolgono a uno dei sei Centri per uomini maltrattanti, nell’ultimo anno sono quasi raddoppiati.

In Toscana ci sono 24 Centri Antiviolenza che svolgono attività di accoglienza, orientamento, assistenza psicologica e legale alle vittime di violenza indipendentemente dal luogo di residenza. Due donne su tre accedono ai Centri in maniera diretta, per il resto a segnalare le donne ai CAV sono stati i Servizi Sociali (22%), le Forze dell’Ordine (14, 7%), seguiti da Codice Rosa (8,1%) e Consultori (1,4%). Sono soprattutto donne dai 30 ai 50 anni, con una maggioranza di donne giovani e straniere.

L’instabilità economica è un elemento ‘frenante’ per decidere di uscire da una relazione violenta, a prescindere dal livello culturale e dal benessere del nucleo familiare. L’autonomia economica è una discriminante. Il 45% di donne italiane e il 65% di quelle straniere non ha un’occupazione stabile.

La forma di violenza più diffusa è quella psicologica, un dato che può essere letto come una tendenza a riconoscere situazioni di violenza prima che possano esplodere in violenza fisica. I principali autori della violenza sono i partener, seguiti dagli ex-partner. La violenza domestica coinvolge tutto il nucleo familiare.

Le Case Rifugio in Toscana sono 21 con 136 posti letto, sono strutture a indirizzo segreto nelle quali la donna sola o con figli viene messa in sicurezza e inizia un percorso di uscita dalla violenza. Nel 2018 le Case Rifugio in Toscana hanno ospitato 151 donne di cui 110 di origine straniera e 161 figli e figlie. Nelle 21 Case lavorano 251 operatrici di cui 130 impiegate a titolo volontario.

Le persone assistite dai Consultori nel 2018 per casi di abuso e maltrattamento sono 686 per un totale di 771 accessi. Le donne sono l’83,5% del totale, sono 566 di cui 84 minorenni. Gli uomini sono 120 il 17,5% dle totale, 51 di questi sono bambini sotto ai 18 anni. Le prestazioni registrate sono state complessivamente 2837, il 36,5% sono casi di maltrattamento psicologico, il 32,4% di abuso fisico e il 4,9 di abusi sessuali.

Il Codice Rosa è un progetto nato a Grosseto nel 2009 e ativo in tutta la Toscana dal 2012. Dal gennaio 2012 a giugno 2019 nei Pronto Soccorso si sono registrati 21.129 accessi in Codice Rosa. Dal 2013 al 2019 si contano 14.113 di donne adulte e 1622 di minorenni.

In Toscana esistono anche Centri per uomini autori di violenza, che arrivano con una segnalazione da parte di un servizio pubblico: carcere, servizi sociali, tribunale. Sono uomini tra i 30 e i 59 anni e titoli di studio eterogenei. La violenza fa spesso parte del loro passato, sono stati cioè testimoni nell’infaniza di violenze all’interno del nucleo familiare. Da gennaio 2016 a giugno 2019 297 uomini hanno fatto un primo colloquio presso questi centri. Nel 2017-2018 sono stati 79, mentre solo nell’ultimo anno si sono registrati 127 casi.

La vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni ha dichiarato: “La violenza di genere è un fenomeno che ha carattere strutturale e radici profondissime nella nostra società, i racconti siamo costretti ad ascoltarli ogni giorno. È fondamentale il coraggio della denuncia, ancora l’80% delle violenze di genere resta sommerso. Questo è un problema che va combattutto prima di tutto con una grande rivoluzione culturale. In questi anni abbiamo portato avanti delle politiche che voglio definire un sfida istituzionale al problema. Sull’asse prevenzione e sostegno abbiamo garantito l’utilizzo di tutti i finanziamenti dedicati a Centri antiviolenza e Case rifugio, attivato percorsi di empowerment economico finanziario. La Toscana ha operato a livello nazionale, essendo sempre presente ai tavoli nazionali e ponendosi sempre come parte attiva; a livello regionale, soprattutto con la costituzione nel 2015 del Comitato regionale di coordinamento sulla violenza di genere; e a livello territoriale, realizzando, in collaborazione con Anci, un percorso di ricerca-azione tra istituzioni, Centri antiviolenza e associazioni per rilevare lo stato dell’arte delle reti antiviolenza provinciali e zonali. Quanto alle sfide per il futuro – ha concluso Monica Barni – un tema di rilievo è quello dei percorsi verso l’autonomia, che implicano sostegni di tipo abitativo e lavorativo”.

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