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Libri e memoria: ‘Gino Bartali, una bici contro il fascismo’

La presentazione del volume di Alberto Toscano il 27 gennaio a Firenze. Luigi Bartali: ‘Mio padre, eroe silenzioso’

Gino Bartali

Gino Bartali non fu solo un grande sportivo ma sopratutto un grande uomo. E’ ormai noto a tutti come il ciclista riuscì infatti a salvare la vita ad almeno 800 ebrei, consegnando di falsi documenti alle persone rifugiate nei conventi della Toscana e dell’Umbria. Gesto nobile ripercorso con una certosina ricostruzione storica nel libro ‘Gino Bartali. Una bici contro il fascismo‘, scritto dal giornalista Alberto Toscano, che sarà presentato il 27 gennaio a Firenze, nella sala delle Ex Leopoldine in Piazza Tasso. 

“Mio padre è stato un eroe silenzioso. La cosa che sapeva fare meglio – ha ricordato Luigi Bartaliera pedalare. Con questa scusa ha fatto circa 45 gite fino ad Assisi e dintorni per prendere questi documenti falsificati che salvarono tante vite. Lui diceva di non sapere niente perché, così diceva: “Se mi dovessero fermare non devo dire bugie”.

“Una storia vera raccontata come fosse un romanzo. In quegli anni bui – ha aggiunto il presidente del Quartiere 1 Maurizio Sguancinonostante Gino Bartali mietesse successi su successi, non ha mai fatto il saluto fascista, cosa che facevano tutti per onorare la vittoria. E’ stato un grande campione nello sport e nella fede. L’uomo si ritrova nell’uomo, ed è questo il messaggio di fratellanza che ha portato avanti Gino Bartali”.

Il volume è il risultato delle ricerche storiche di Alberto Toscano che vive e lavora da 33 anni a Parigi e che mettono in luce anche aspetti dimenticati della relazione tra Francia e Italia. Come l’atteggiamento complice assunto da gran parte dei quotidiani francesi al momento della visita di Hitler in Italia nel maggio 1938, quando l’arcivescovo di Firenze, cardinale Elia Dalla Costa (amico di Bartali) fece sbarrare le finestre dell’arcivescovado in segno di protesta per la presenza dei due dittatori nella sua città. Attraverso la ricostruzione della vita di «Ginettaccio», il libro “Una bici contro il fascismo”, inizia proponendo una rilettura dell’Italia contadina, che nella bicicletta aveva il suo fondamentale mezzo di locomozione. Per molti figli di quell’Italia contadina, come Bartali e Coppi, la bicicletta è una passione e poi un lavoro. Diventa l’ascensore sociale, che consente – grazie alle loro gambe, alla loro determinazione e alla loro intelligenza – di farsi strada con successo nella vita. La bicicletta è dunque uno dei grandi protagonisti di questo libro.

La vita e la personalità di Gino Bartali vengono descritte nel libro grazie a una serie di testimonianze in parte inedite, tra cui quelle dei due figli viventi di Gino (Luigi e Bianca Maria) e della nipote Gioia, figlia del primogenito Andrea.

 

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