Cosa spinge un manipolo di fumettisti italiani a valicare le Alpi per stabilirsi a Parigi? Cos’è la Nouvelle Vague Italienne? A questa e ad altre domande cerca di rispondere il documentario “5 fumettisti 5” che raccoglie le interviste a Manuele Fior, Alessandro Tota, Giacomo Nanni, Piero Macola e Luigi Critone ovvero cinque dei più promettenti fumettisti italiani.
Gabriele Orsini nato a Pisa, dal 2012 abita a Parigi e ha deciso di raccontare in un documentario la loro storia, la loro quotidianità, il loro lavoro. Il documentario realizzato tramite crowfounding è anche un modo per fare il punto della situazione su come è cambiata la realtà dei giovani fumettisti in Italia negli ultimi dieci anni con gli interessanti interventi di Matteo Stefanelli Professore presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica e Igort fumettista e fondatore della casa editrice Coconino Press.
Com'è nata l'idea di questo documentario?
È stato un po’ un caso. Non sono mai stato un grandissimo fan di fumetti, certo conoscevo Gipi e un po’ di roba vecchia. Poi per caso quando sono arrivato a Parigi ho conosciuto questo gruppo di fumettisti tramite amici comuni. Loro gravitano attorno a un appartamento dove vive una mia amica. Ho cominciato a girare un’intervista con uno di loro, poi ne ho fatte altre e a un certo punto mi sono reso conto di avere materiale per un documentario. A quel punto poi ho sentito anche Igort e Stefanelli.
Il tuo documentario è stato realizzato tramite una piattaforma di crowfounding, quanto ci avete messo a racimolare i soldi?
La campagna è durata un mese, la piattaforma si chiama “Ulul” è francese. Ci siamo trovati molto bene, ci hanno seguito molto. Loro stessi ci hanno consigliato come preparare al meglio il progetto per avere successo, come per esempio di stare corti con i tempi in modo che la campagna avesse un impatto più forte. In tutto è bastato un mese per fare 4.400 euro che era il budget che ci serviva.
Ma chi non ha partecipato alla campagna di crowfunding dove potrà vedere il documentario?
Per adesso lo stiamo portando in giro per festival, a Lucca, Bologna, Pisa, Torino, Milano. Il dvd si può comprare direttamente da me ma siamo in trattativa anche con alcune televisioni per un passaggio in tv e anche con una piattaforma web, tipo e-commerce.
Secondo te si può dire che esiste veramente una così detta “Nouvelle Vague Italienne”, è destinata ad ampliarsi? Secondo te i fumettisti italiani si trasferiranno sempre di più all’estero?
Credo e spero di no, nel senso che in Italia sta crescendo una nuova generazione di fumettisti giovani dai 20 ai 25 anni, sotto la protezione di altri più affermati. Sto pensando per esempio al lavoro importante che sta facendo qui a Pisa Tuono Pettinato con il collettivo Mammaiuto. C’è anche Francesco Guarnaccia, sono in tanti, quasi una decina. Nel panorama delle autoproduzioni italiane si stanno facendo conoscere molto. Quindi spero che in futuro possano trovare lavoro qui in Italia invece che andare all’estero. Poi viaggiare resta sempre una bella esperienza. Anche i fumettisti che ho intervistato non sono scappati perché qua non riuscivano a lavorare. Hanno fatto una scelta che prescinde da questa cosa, hanno voluto provare una nuova esperienza poi gli è piaciuto e sono rimasti.
Secondo te cosa hanno trovato questi giovani artisti a Parigi che in Italia manca? Mi ha colpito molto Critone che a un certo punto dice “Qui ho trovato l’incoraggiamento”. Mi sono chiesta: ma davvero l’Italia è un paese così arido così incapace di valorizzare i veri talenti?
Credo che sia una questione di dimensioni del mercato e del fenomeno. È un business molto più grosso che in Italia. In Italia l’ambiente è molto più chiuso ed è difficile entrarci presentandosi come invece si fa in tanti altri contesti. Io ti presento il mio lavoro, parliamo e tu mi dici se ti piace o no. In Italia se non sei “presentato” dalla persona giusta è difficile. Ma è più che altro un discorso di dimensioni, in Francia le fiere sono un marasma, sono enormi. Sicuramente è anche per quello che c’è più attenzione, è quello che dà la gioia. Chiaramente avere una grande considerazione per quello che stai facendo è importante.
Nel tuo documentario spicca la figura di Igort che nei primi anni 2000 sul modello delle case editrici giapponesi fondò la Coconino Press, un vero e proprio faro nell’oscurità. Com'è cambiata la realtà italiana negli ultimi dieci anni?
Adesso ci sono tante realtà interessanti che provano a pubblicare cose underground e allo stesso tempo vendere bene, magari con un marketing accattivante.
Ti faccio una domanda stupida. A un giovane fumettista cosa consiglieresti? Restare in Italia o andare all’estero?
Gli consiglierei di andare all’estero sicuramente a fare almeno un’esperienza. Recentemente parlavo con Lorenzo Ghetti che è un fumettista pisano, abita a Bologna e ha cominciato ad andare spesso a Parigi e a frequentare l’Atelier Gatto Giallo. Credo che alla fine rimarrà in Italia ma in tanti lavorano in Italia per la Francia. Sai, anche in Francia sono in pochi a campare solo di fumetto ma lì c’è anche l’illustrazione, la pubblicità. C’è tutto un mondo dietro che è molto più sviluppato, puoi vivere meglio.
Hai in progetto di fare altri documentari?
In questi ultimi giorni sto maturando l’idea di fare un documentario sulla nuova scena indipendente italiana di fumettisti. Ma sono solo all’inizio. Ci sono dei personaggi notevoli a partire da Tuono Pettinato che meriterebbe un film a parte.