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Accoglienza ai profughi: la Toscana risponde all'appello del Papa

La Regione attiva una linea telefonica per chi vuole ospitare i rifugiati, mentre Betori invita le parrocchie ad accoglierli e si mobilitano anche le Misericordie

/ Redazione
Mar 8 Settembre, 2015

L’appello lanciato ieri da Papa Francesco affinché ogni parrocchia ospiti una famiglia di profughi ha messo in moto la macchina della solidarietà in Toscana.
Ieri la Regione ha attivato una linea telefonica dedicata per raccogliere le disponibilità dei cittadini e delle famiglie che intendono accogliere nei loro immobili i rifugiati. Lo ha deciso il presidente Enrico Rossi, facendo seguito anche ai contatti e alle disponibilità che già gli sono pervenute in questi giorni. Due giorni fa infatti erano già una ventina le persone che lo avevano contattato per offrire la loro disponibilità. Altre se ne sono aggiunte ieri mattina. Al telefono - il cui numero è 3316983061 - risponderà personale della presidenza regionale: gli interessati potranno chiedere informazioni e lasciare il loro recapito, in attesa che, già con la riunione di giunta in programma per domani, si possano definire meglio le procedure per questa accoglienza diffusa, in accordo con prefetture e associazioni di volontariato. "In Islanda, paese di poco più di 320 mila abitanti, un movimento di cittadini nato su Facebook, ha già messo insieme 16 mila famiglie disposte a ospitare, a fronte di una quota di appena 50 rifugiati assegnata al paese - spiega Rossi - In Germania e in Austria, una piattaforma digitale incrocia le disponibilità dei residenti con le necessità di chi cerca accoglienza. Forse anche noi in Toscana possiamo guardare ad alcune di queste esperienze che stanno maturando in un continente dove i fili spinati e il clima da crociata stanno finalmente lasciando campo alle ragioni del buon senso, della concretezza e della umanità".

Sull’appello del Papa è intervenuto anche l'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, che chiede a tutte le parrocchie già impegnate nell’accoglienza dei profughi e dei rifugiati "un ancor maggiore coinvolgimento”, mettendosi in contatto con la Caritas diocesana, che lavora come coordinamento con le ammiistrazioni locali All'interno di tale coordinamento diocesano, assicurato dalla Caritas di Firenze, "ogni parrocchia è invitata a farsi formalmente e concretamente carico dell'accoglienza di una famiglia o di un piccolo gruppo di profughi, secondo l'invito del Papa" spiega Betori. Una cosa che può essere fatta dalle parrocchie, anche collegandosi tra loro, individuando "spazi per offrire ospitalità alla famiglia o gruppo di profughi di cui ci si fa carico fornendo abitazione, cibo, vestiario e ogni cura necessaria", costituendo, dove non ci fosse, una Caritas della parrocchia.

All’appello di Papa Francesco rispondono anche le Misericordie della Toscana "e si mettono a disposizione della Chiesa toscana per l'ospitalità ai profughi", come ha annunciato il presidente della Federazione regionale delle Misericordie della Toscana, Alberto Corsinovi, in una lettera inviata all'arcivescovo di Firenze e presidente della Conferenza episcopale toscana. "In Toscana - aggiunge - ci sono tante piccole parrocchie, in luoghi periferici, lontano dai centri maggiori o in montagna, che magari vogliono rispondere all'appello del Papa, ma possono avere difficoltà operative e logistiche nel mettere a disposizione quanto serve. Basti pensare ai pasti o alla necessità di garantire ai migranti la possibilità di raggiungere le città per gli adempimenti burocratici. Ecco, in questi e in altri casi come questi possiamo mettere a disposizione le strutture, i mezzi, l'impegno dei nostri volontari, presenti con 310 Misericordie in tutta la Toscana. Insomma, noi ci siamo e siamo pronti a dare una mano"