Punta alla sostenibilità ambientale e a rilanciare il lavoro nelle campagne "I Buoni Frutti", il primo progetto di franchising a sostegno della diffusione di pratiche e prodotti dell’agricoltura sociale. L'idea – nata dalla collaborazione tra il dipartimento di Scienze veterinarie Ateneo pisano e l’Agenzia Italiana per la Campagna e l’Agricoltura Responsabile e Etica (AiCARE) – è quella di utilizzare gli strumenti dell’affiliazione commerciale per trasferire esperienze e conoscenze da imprese e territori verso nuovi interlocutori meno esperti.
"In Italia l'agricoltura sociale è un mondo relativamente nuovo che coinvolge attori diversi – imprese agricole, cooperative sociali, associazione di volontariato, istituzioni pubbliche" – ha spiegato il professore Francesco Di Iacovo dell'Ateneo pisano, "e la legge a riguardo appena approvata faciliterà il lavoro di quanti già operano in questo settore e, allo stesso tempo, assicurerà chiarezza normativa per quanti si avvicineranno a tali strumenti. Il nostro progetto intende facilitare la corretta diffusione di questo tipo di agricoltura".
"'I Buoni Frutti' – ha sottolineato Francesca Durastanti, presidente di AICARE – vuole facilitare la diffusione dell'innovazione accompagnandola a processi di creazione di valore sociale ed economico, utili per rispondere a parte dei bisogni oggi presenti nella società italiana".
Fra gli esempi concreti di buone pratiche in agricoltura sociale c'è l'esperienza della provincia di Torino. In tre anni, a seguito di un'azione coordinata da Coldiretti Torino e dall’Università di Pisa, si è creata una rete di 35 imprese, 15 cooperative sociali, consorzi dei servizi e dei Comuni che sono riuscite a dare lavoro a 38 persone a bassa contrattualità. Il progetto dell'Ateneo pisano ha inoltre evidenziato che così si crea valore per la comunità (per ogni kg di ortaggi prodotti in questo modo c’è un risparmio di spesa pubblica di 0,74 €), per i consumatori (0,70 € il risparmio rispetto a prodotti di pari qualità presenti sui mercati ordinari) e per i privati (un margine di 0,30€/kg al netto dei costi).