Musica/ARTICOLO

Al Glue la trappola mentale di Marco Parente: Disco Pubblico

Sabato 5 marzo in scena a Firenze la nuova opera d'arte vivente del cantautore naturalizzato toscano

/ Costanza Baldini
Lun 29 Febbraio, 2016
Marco Parente

Un esperimento, una provocazione, un'opera d'arte vivente che vivrà solo live, oppure più semplicemente un bel concerto di Marco Parente. Tutto questo è "Disco Pubblico" il nuovo coniglio tirato fuori dal cilindro del cantautore che siamo andati a intervistare per capire meglio in quali universi viaggi velocissimo il suo poliedrico cervello.

Marco Parente nato a Napoli ma trasferito negli anni '90 a Firenze ha colleborato con Andrea Chimenti, i CSI, Carmen Consoli, Stefano Bollani, Cristina Donà, Paolo Benvegnù, Manuel Agnelli degli Afterhours. Nel 2013 ha pubblicato per Woland "Suite Love", prima parte di una trilogia di suites in forma canzone.Con Alessandro Fiori nel 2014 ha fondato il gruppo "punk professionale" Betti Barsantini.

Ciao Marco! Si può dire che il tuo ultimo album "Disco Pubblico" è una performance più che un disco vero e proprio?
Performance non è il termine esatto perchè il concetto è che è un disco che "si fa", si forma, vive, accade solo nel momento in cui viene eseguito. È il contrario della performance perchè è come se desse un valore istantaneo all'opera, ma è l'esecuzione stessa che è l'opera. Infatti il disco è stato lavorato per un anno e mezzo come se ogni giorno si dovesse andare in studio a registrarlo, come se si trattasse di un disco normale. Con questo intento è stato lavorato in maniera maniacale, precisa e chirurgica come se si producesse una sorta di partitura vivente. Il disco non cambia ogni sera, il disco già esiste e nel momento in cui viene eseguito io ho l'ardire di pensare che è come se lo stessi pubblicando per la prima volta. Mi sono inventato il termine "Public- Azioni". In questo Disco Pubblico i ruoli sono fondamentali, mettendo al centro la musica e il rito collettivo ognuno ha il suo ruolo e la sua responsabilità. Se io suono le mie canzoni ho bisogno dei musicisti, delle mura che ci accolgono, e soprattutto delle persone che diventano dei registratori viventi. È un concetto che sembra difficile ma va ad immergersi nella realtà provando a dare un valore di opera concreta al concerto stesso. Quello che accade tra me e il pubblico sarà esso stesso l'opera.

Nel video di presentazione del tour citavi Kafka che diceva che la musica è un "Grande utile divertimento", mi è piaciuto molto il fatto che tu sottolinei il divertimento nell'ascoltare ma anche nel fare musica
Sì diciamo che nel momento in cui ci si ritrova in questo rito collettivo del concerto in cui uno esprimendosi e l'altro ascoltando condividono il momento, la parte del divertimento non si deve mai perdere sennò diventa un'imposizione,  una cosa che rischia di non comunicare. La frase di Kafka mi ha molto colpito perchè nell'opera su Don Chisciotte (La verità su Sancho Panza) un sognatore contro dei mulini al vento, fa diventare le sue scorribande un divertimento che può anche essere utile, un buon compromesso tra spensieratezza e concentrazione.

Sempre nel video hai dichiarato "Io sono le mie canzoni" una farse che mi ha colpito molto perchè vuol dire che il tuo lavoro è una parte fondamentale di quello che sei, giusto?
Sì, coincide esattamente con la mia vita, chiaramente ho una mia vita privata ma tutto quello che finisce nelle canzoni e come vengono proposte è per me il vivere quotidiano. Non c'è un momento in cui si chiude la porta, si tirano giù le tende e c'è un'altra vita. La musica è una cosa che mi continua ad inseguire quando sono a letto, mentre mangio, mentre parlo e ho rapporti con le persone, è onnipresente nel quotidiano. Anzi potrei dire che l'arte è la cosa che da un senso al quotidiano, ai rapporti, alla realtà.

Su Facebook hai pubblicato una lettera della SIAE del 1997 in cui venivi giudicato "Privo di logica musicale", sono curiosa di sapere che cos'avevi combinato?
Ci vuole poco per avere poca logica musicale per la SIAE anche perchè è la loro logica ad avere dei parametri abbastanza rigidi e costretti. È buffo che una struttura che ti dovrebbe solo tutelare a livello di diritti, ti possa fare un esame sulla composizione. Non è nel loro ruolo e tra l'altro loro prendono anche dei soldi per questo. Per fortuna poi l'esame lo hanno tolto perchè non aveva proprio senso.

Recentemente ti sei lanciato anche nel ruolo di produttore, lavorando al nuovo disco di Luca Di Maio che tra l'altro suonerà insieme a te al Glue di Firenze sabato 5 marzo, com'è nata questa collaborazione?
È la mia prima produzione. Ho sempre pensato che quello del produttore non fosse il mio ruolo. Mi sono sempre tirato indietro anche perchè non mi si è mai presentata un'occasione che mi stimolasse. Luca mi ha colpito molto, eravamo a Berlino con i Betti Barsantini, lui apriva il nostro concerto e sia io che Alessandro Fiori siamo rimasti pittosto impressionati e colpiti dalla sua musicalità. Finalmente un cantautorato sano, umile, fatto con cura e con passione. Per cui io gli ho chiesto se aveva bisogno di un aiuto, lui mi ha chiesto di produlo. Prima di accettare sono andato a Roma, abbiamo fatto delle prove e ho capito che ero in grado di aiutarlo. Ci siamo trovati molto bene entrambi e devo dire che sono molto fiero del suo disco. Che poi in realtà non è un caso isolato, sto già lavorando ad un altro disco con Cesare Livrizzi.

Marco Parente, Disco Pubblico
Glue Alternative Concept Space
Viale Manfredo Fanti, 20, Firenze
Sabato 5 marzo

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