Per il secondo anno consecutivo il capoluogo toscano ospita la rassegna Cannes a Firenze, una carrellata di film selezionati dal direttore di France Odeon, Francesco Ranieri Martinotti - che collabora per l'evento con l'Istituto Francese e Fondazione Sistema Toscana - in anteprima direttamente da uno dei più importanti festival a livello internazionale
L'apertura di Cannes a Firenze, seconda edizione, giovedì 18 giugno, ore 19.00, allo Spazio Alfieri, è affidata al film Hrùtar, del regista islandese Grimur Hakonarson. A premiare Hrùtar a Cannes - dove ha vinto il premio come miglior film della sezione competitiva Un Certain Regard - è stata la la giuria presieduta da Isabella Rossellini, Una vittoria a sorpresa, che premia un film che, attraverso il racconto della vita di due fratelli allevatori di pecore in Islanda, parla di valori universali. I due fratelli, pur condividendo da una vita il lavoro nella pastorizia, non parlano tra loro. I dissapori, le incomprensioni, il vento e il freddo che gelano le parole e i sentimenti, nella stupenda isola al nord dell'Europa, ha creato tra loro un muro di silenzio. Ma quando una malattia metterà a rischio la vita delle pecore di uno dei due, tutto il villaggio farà quadrato per scongiurare l'epidemia e anche i fratelli si troveranno a lottare insieme per lo stesso obiettivo.
Isabella Rossellini, figlia di Roberto Rossellini e Ingrid Bergman, icona della 68esima edizione del festival, sembra aver voluto premiare, insieme agli altri membri della giuria, i paesaggi primitivi, la durezza della natura che permea i caratteri delle persone, uno dei tratti distintivi del cinema di suo padre, realizzato proprio in concomitanza con il suo rapporto amoroso con Ingrid Bergman. Basti ricordare che Rossellini vide questi tratti duri e selvaggi nella Sicilia del dopoguerra, dove ambientò il film Stromboli terra di Dio (1949), il primo, insieme a Europa '51 e a Viaggio in Italia, della cosiddetta “trilogia della solitudine”, in cui ad essere trattati sono proprio i temi della solitudine dell'essere umano e dell'incomunicabilità tra le persone, di cui l'aspro paesaggio naturale è metafora.
Dopo il film d'apertura, alle ore 21.00, in programma alla prima giornata diCannes a Firenze, ci sarà uno dei due film francesi della rassegna, Les Cowboys, di Thomas Bidegain. Bidegain è uno dei registi emergenti più apprezzati in Francia, che ha già al suo attivo due César per la sceneggiatura, per due film diretti da Jaques Audiard - il vincitore della Palma d'Oro a Cannes 68 - Il Profeta e Un sapore di ruggine e ossa. Il film presentato a Cannes a Firenze, selezionato alla Quinzaine des Réalisateurs, è un racconto dello straniamento dei luoghi. Si parla di cowboys, ma non siamo in America, ma nel sud della Francia. Si cerca Kelly, una giovane ragazza francese scomparsa e ci si ritrova in Afghanistan. Un film controverso, che pone interrogativi sulla società multiculturale, nella quale un padre francese non accetta in nessun modo che la figlia sia fuggita per amore con un magrebino, pur essendo questo un membro di quella società multietnica e integrata che da tempo compone la compagine sociale francese. E in questo contesto, l'affermazione del regista di essersi ispirato al film Sentieri Selvaggi di John Ford, risulta essere inquietante se, come nel film del 1956, si continua a dividere il mondo tra i buoni e i cattivi, tra gli occidentali e chi minaccia la loro civiltà: ieri gli Indiani d'America, oggi gli “extracomunitari” e il loro fondamentalismo religioso. Info: www.quellidellacompagnia.it