Partirà ufficialmente una campagna di ricerca che per la prima volta mira a trovare la tomba, e possibilmente i resti, della modella che ispirò Leonardo da Vinci per la Gioconda, il dipinto del Louvre. Gli studiosi cercheranno a Firenze nell'ex convento di Sant'Orsola dove Monna Lisa Gherardini, moglie del mercante Francesco Del Giocondo, divenuta vedova, si ritirò nell'ultimo periodo della sua vita morendovi poi il 15 luglio 1542, a 63 anni. Un gruppo di studiosi riuniti nel Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici culturali e ambientali, che ha sede a Roma, ha annunciato in Palazzo Medici Riccardi, sede della Provincia di Firenze, l'ente proprietario dell'ex convento, il progetto per trovare le tracce di Lisa Gherardini.
Cavità naturali, che forse ospitarono un sepolcreto ai margini del chiostro, sarebbero i primi obiettivi della ricerca all'interno della struttura ex religiosa. Tuttavia, la campagna sulle tracce di monna Lisa potrebbe risultare vana se fosse vera l'ipotesi teorizzata da un giornalista inglese pubblicata su quotidiano on line di Liverpool. Secondo le sue ricostruzioni, quanto sarebbe arrivato fino ai nostri giorni della sepoltura di Lisa Gherardini potrebbe esser stato scavato e portato via con materiali inerti in una discarica vicino a Firenze durante gli anni '80. Sarebbe successo in concomitanza con pesanti lavori di ristrutturazione dell'ex convento, che all'epoca era di proprietà demaniale e che sembrava destinato a ospitare una caserma tanto che fu scavato un posteggio sotterraneo più o meno in corrispondenza di un chiostro. La discarica potrebbe essere quella di Case Passerini. Un'ipotesi suffragata da alcuni tecnici fiorentini:
"Tutto quello che resta di Sant'Orsola sono le mura esterne e qualche arco del XIV secolo", dice uno di loro.
Ad ogni modo Lisa Gherardini è la vera Gioconda del quadro di Leonardo secondo la tradizione impostata da Giorgio Vasari (1511-1574) nelle sue biografie dei grandi artisti. E un documento che attesta il giorno della morte e la sepoltura di Lisa in Sant'Orsola è custodito da secoli nell'archivio della basilica di San Lorenzo. "Donna fu di Francesco del Giocondo. Morì addì 15 di luglio 1542, sotterrossi in S.Orsola tolse tutto il capitolo", c'é scritto nel registro parrocchiale. Un atto scoperto per la prima volta, nel 2007, dallo studioso fiorentino Giuseppe Pallanti che lo individuò al culmine di ricerche specifiche negli archivi storici di Firenze e dedicate a ricostruire la biografia di questa donna, che è esistita realmente nella Firenze rinascimentale. "Per come si annuncia considero questa ricerca la prosecuzione naturale del mio lavoro di studio e di analisi dei documenti di archivio - ha commentato il professor Giuseppe Pallanti, autore di pubblicazioni in Italia e all'estero sulla biografia di Lisa Gherardini Del Giocondo -. Documenti da me scoperti che mi hanno permesso di rendere 'vera' questa figura di donna di cui ci parlò per la prima volta Vasari, che gli fu contemporaneo". E' certo che fino all'età napoleonica era abitudine seppellire i morti anche dentro chiese e conventi. Sant'Orsola, infatti, rimase luogo religioso dal '300 fino al 1810 quando fu trasformato in una manifattura per tabacchi; poi negli anni '40 e '50 del '900 ospitò sfollati di guerra e aule universitarie finché è decaduto a pieno abbandono e degrado.
Trovare i resti ossei di Monna Lisa e possibilmente risalire al suo Dna per ottenere una ricostruzione della fisiognomica, è l'obiettivo del Comitato nazionale per la valorizzazione dei Beni storici, culturali e ambientali promotore dell'iniziativa con il sostegno della Provincia di Firenze. Un sopralluogo fatto nei giorni scorsi dai ricercatori avrebbe già evidenziato, grazie al georadar, una cripta collocata sotto una delle due chiese dell'ex monastero dove potrebbero essere conservate sepolture del '500. Il Dna, e' stato spiegato, verrebbe poi confrontato coi resti di due figli di Lisa Gherardini che sono tumulati nella chiesa di Santissima Annunziata a Firenze. Alla ricerca, presentata oggi a Firenze, proprio a cento anni dal celebre furto del dipinto al Louvre, partecipano geologi, antropologi e storici dell'arte.