Innovazione/ARTICOLO

Alla ricerca di nanoparticelle nell’ambiente marino

L’Università di Siena coordina lo studio dell’impatto delle particelle ingegnerizzate disperse nei corsi d’acqua

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
fondale-marino
Che fine fanno le minuscole particelle ingegnerizzate che finiscono nei corsi d’acqua, come la maggior parte dei prodotti di origine industriale? Come si comportano nell’ambiente marino e qual è il loro livello di tossicità? E’ un destino ancora poco (o per niente) indagato, quello delle nanoparticelle, classificate come strutture con almeno una dimensione inferiore a 100 nm.

Eppure si tratta di particelle presenti in in più di 700 prodotti destinati al consumo ed utilizzo umano con una produzione in crescita pari a 3,6 bilioni di dollari all’inizio del 2010, che avrà inevitabili impatti economici mondiali stimati intorno ai 1,5 trilioni di dollari nei prossimi anni (Environmental Science & Technology- Godwin et al., 2009, 43, 6453-6457). Le ricadute ambientali in termini di effetti ecotossicologici risultano quindi di interesse prioritario per la ricerca nazionale ed internazionale ed è questo appunto il messaggio lanciato dai ricercatori senesi nella conferenza di Losanna e condiviso ampiamente da molti paesi europei.

Lo scorso 11 marzo a Losanna nell’ambito del network europeo NanoimpactNet - che raccoglie le principali iniziative di ricerca europea sulle nano particelle - i ricercatori del team del professor Silvano Focardi del dipartimento di Scienze Ambientali “G. Sarfatti” hanno coordinato il primo simposio europeo volto allo studio del destino e della tossicità delle nanoparticelle ingegnerizzate nell’ambiente acquatico.

Nell'ambito del simposio si è tenuto il seminario “Fate and toxicity of engineered nanoparticles in the aquatic environment”; l'evento, aperto dalla ricercatrice Ilaria Corsi, ha dato vita ad una prima piattaforma di discussione in ambito comunitario sull’impatto ecologico delle nanoparticelle ingegnerizzate nell’ambiente naturale con particolare riferimento agli aspetti ecotossicologici marini.

Questa iniziativa, che si augura di aprire nuovi ambiti di discussione in seno alla comunità europea sulla necessità di studiare l’ecotossicologia delle nanoparticelle, si inserisce nella tradizione scientifica che da più di trenta anni contraddistingue i ricercatori del dipartimento di Scienze Ambientali “G. Sarfatti”, volta allo studio degli effetti di contaminanti di origine industriale e non a livello degli ecosistemi naturali. La sfida è appena all’inizio ma i ricercatori senesi si sono già conquistati una posizione di leadership a livello europeo.

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