Cultura/ARTICOLO

Alla Strozzina sono in mostra le nostre "Identità virtuali"

A Firenze opere e installazioni di artisti internazionali riflettono sul nuovo rapporto tra uomo e tecnologia

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
evan baden
La nuova mostra del CCC Strozzina Identità virtuali (20 maggio-17 luglio 2011) analizza il termine ‘identità’ alla luce della cultura digitale basata su nuove tecnologie e forme di comunicazione che hanno portato a un suo ripensamento sotto la pressione dello scontro tra privacy e compartecipazione, diritto alla libertà individuale e bisogno di sicurezza collettiva.
Il web 2.0 ha ormai conquistato la vita di tutti i giorni. Essere costantemente reperibili con i telefoni cellulari o condividere pensieri ed esperienze della propria vita tramite i social network sono elementi comuni alla vita della maggior parte delle persone. Nell’odierna società della comunicazione, una persona sembra esistere solo se rintracciabile online e nel costante flusso di informazioni. Tuttavia, ancor prima che Facebook ufficializzasse la totale obsolescenza della nozione di vita privata nel mondo di oggi, possiamo registrare una crescente inconsapevolezza degli utenti di internet nell’utilizzare loro dati personali online.
La mostra presenta opere e installazioni di artisti internazionali che riflettono sulle conseguenze politiche, sociali e culturali – ma anche sull’impatto nella vita di tutti i giorni – del nuovo rapporto tra uomo e tecnologia nel segno delle “identità virtuali” con cui sempre più spesso affrontiamo la realtà, anche senza accorgercene.

Michael Wolf (Germania), nella serie fotografica Paris Street View, porta all’estremo il paradosso del rapporto tra arte e tecnologia digitale, realizzando le immagini non per le strade della città francese, ma attingendo dal materiale disponibile su Google Street View.
Nell’opera video Immersion, Robbie Cooper (Gran Bretagna) affronta il tema del feedback visivo ed emotivo tra individuo e mondo digitale, soffermandosi sulle reazioni a videogiochi di giovani ragazzi, mentre il fotografo Evan Baden (USA) coglie volti di adolescenti immersi nella comunicazione digitale, illuminati unicamente dalla luce degli schermi dei diversi supporti tecnologici che utilizzano.
Analizzando il tema della tracciabilità e del controllo che le nuove tecnologie permettono, il video The Catalogue di Chris Oakley (Gran Bretagna) mette in scena un sistema di videosorveglianza di un grande magazzino in cui le persone riprese diventano entità/identità trasparenti e, in un certo senso, vulnerabili. Tracciabilità e visualizzazione di dati personali sono anche al centro del lavoro del designer Nicholas Felton (USA), il quale crea diagrammi e tabelle per documentare azioni e dati della sua vita quotidiana.
Il collettivo etoy.CORPORATION (Svizzera) propone TAMATAR, un’installazione del progetto Mission Eternity, con cui si affronta il tema dell’identità e della sua memoria a partire dalle diverse tracce lasciate nell’interazione con la rete, riflettendo su ciò che rimane della persona dopo la morte. Il Sociable Media Group (USA) propone Metropath(ologies), un’installazione multimediale che, tramite il semplice inserimento del proprio nome, permette la visualizzazione spaziale di frammenti di informazioni disponibili online di ogni persona, dimostrando la trasparenza e la visibilità dell’individuo sulla rete.
Il gruppo Les Liens Invisibles (Italia) si caratterizza per progetti online che, con ironia ma sempre puntando su un forte senso di attivismo politico, riflettono su distorsioni e paradossi nel rapporto con i social network. Il loro progetto Seppukoo permetteva di riprendere possesso della propria identità e del proprio anonimato commettendo il “suicidio” del proprio profilo su Facebook, che ha bloccato questa applicazione intraprendendo un’azione legale contro gli artisti.
Sul tema della comunicazione partecipativa online, la videoinstallazione Hello World! di Christopher Baker (USA) mette in scena un monumentale puzzle di video provenienti da YouTube, in cui singoli individui lanciano il loro videomessaggio al pubblico della rete, creando un’accumulazione di voci che si uniscono in un indistinto rumore di fondo. L’opera Mass Ornament di Natalie Bookchin (USA) crea un’unica coreografia di movimenti unendo video tratti da YouTube, in cui singole persone ballano nella solitudine delle loro case private, davanti all’occhio della webcam.
La mostra ospita anche un progetto della fotografa iraniana Diana Djeddi (Iran/Germania) che ricostruisce il caso di Neda Agha-Soltan, la giovane studentessa uccisa a Teheran durante le manifestazioni del 2009, esempio delle potenzialità ma anche dei rischi legati alla diffusione di informazioni sulla rete.

Identità virtuali è un progetto del CCC Strozzina, con la consulenza scientifica di Antonio Glessi (ISIA, Firenze), Christiane Feser (artista), Franziska Nori (direttore, CCC Strozzina) e Roberto Simanowski (Institut for Media Studies, University of Basel).


Identità virtuali
dal 20 maggio al 17 luglio 2011
Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Palazzo Strozzi, Firenze
Orari: martedì-domenica 10.00-20.00, giovedì 10.00-23.00. Lunedì chiuso.
INFO: Tel. +39 055 2645155
www.strozzina.org