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Artigianato: il 2010 รจ nero, 2011 spera nella ripresa

Calano fatturato e occupazione ma le imprese tornano ad investire e c'è fiducia per il nuovo anno

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Un’altra annata negativa per l’artigianato e per le micro imprese della Toscana: nel 2010 la perdita media di fatturato oscilla fra il -4,6% delle micro imprese non artigiane e il -6,2% di quelle artigiane.
Sul fronte dell’occupazione emerge una contrazione complessiva di addetti di oltre 18 mila unità a livello regionale. Inoltre il 2010 si chiude con un bilancio negativo per il sistema delle imprese artigiane della Toscana, 500 unità in meno rispetto al 2009 per un calo dello 0,4%.
Sono alcuni dei dati contenuti nell’indagine congiunturale dell’Osservatorio Regionale Toscano sull’Artigianato - realizzata da Unioncamere Toscana con Regione Toscana, le federazioni regionali di CNA e Confartigianato Imprese, le sigle sindacali CGIL, CISL e UIL e con il supporto tecnico di IRPET.
Notizie più confortanti provengono invece dal versante degli investimenti, tornati ai livelli del 2006.

"La Regione ha fatto e continuerà a fare la sua parte per la tenuta sociale e per favorire l'accesso al credito delle aziende in difficoltà - ha sottolineato l'assessore toscano alle attività produttive Gianfranco Simoncini - ma credo che stiamo entrando in una fase nuova, che ci deve vedere impegnati a spingere l'acceleratore sulla capacità delle piccole e medie imprese e in particolare delle imprese artigiane di innovare, fare ricerca. Per questo vorrei soffermarmi su un solo dato, quello che indica che le imprese artigiane stanno, sia pure in maniera graduale e cauta, guardando oltre la crisi, provando ad avviare programmi a medio termine. In altre parole stanno, sia pure lentamente, ricominciando ad investire. E la Regione intende sostenere questa propensione aiutando la capacità innovativa delle imprese. Abbiamo varato per questo diverse misure, mentre i primi di aprile sarà pubblicato il bando per il sostegno ai processi di integrazione fra imprese, che agisce su una questione cruciale per la competitività del sistema toscano, cercando di incidere sul problema delle piccole dimensioni".

Le perdite di fatturato sono rilevanti in tutti i macro-settori e in particolare nell’edilizia (-10,2% artigiane e -8,5% micro non artigiane) e nei servizi (-6,8% artigiane, -4,2% micro non artigiane).
All’interno del manifatturiero da sottolineare inoltre il dato delle imprese artigiane più strutturate, in grado di registrare una modesta ma significativa crescita (fatturato a +1,0% per quelle con almeno 10 addetti).
I dati sul fatturato dei singoli settori del manifatturiero sono generalmente negativi, ma importanti eccezioni interessano, nell’artigianato, i settori conciario (+5,2%), pellettiero (+8,6%), della cantieristica nautica (+1,5%), dei prodotti in metallo (+0,3%).
Migliorano leggermente i dati sul fatturato nei distretti artigiani con riferimento ai settori di specializzazione produttiva: i risultati migliori riguardano, in particolare, il distretto pellettiero del Valdarno, il cartario lucchese ed il tessile-abbigliamento di Empoli e Prato.

Restano poco brillanti le previsioni per il primo semestre 2011
: sul fronte del fatturato, le variazioni attese muovono infatti su livelli analoghi a quelle espresse un anno fa, e restano generalmente di segno negativo. In ambito artigiano i saldi fra le quote percentuali di imprese che prevedono fatturato in aumento e quelle delle imprese con previsioni in diminuzione sono generalmente negativi (-12 punti percentuali) soprattutto per quanto riguarda le costruzioni (-28,3) e, in generale, la filiera-casa (legno e mobili -23,6). Una situazione decisamente migliore si riscontra invece fra le aziende manifatturiere e quelle dei servizi: nel primo caso, segnali di maggiori fiducia si rilevano in particolare nella pelletteria (+24,3 punti percentuali) e nella concia (+22,2). Migliori le previsioni espresse dalla micro imprese non artigiane, con un saldo fra “ottimisti” e “pessimisti” positivo (+4 punti percentuali), sintomo di un maggior grado di fiducia che coinvolge soprattutto la componente manifatturiera (+13) e, in parte, quella dei servizi (+3).

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