Cento anni fa nasceva a Marina di Pisa il fisico Bruno Pontecorvo, forse il più irrequieto dei Ragazzi di Via Panisperna riuniti attorno ad Enrico Fermi. In piena guerra fredda, nel 1950 aveva scelto di lasciare il Italia per l'allora Unione Sovietica, dove ha vissuto per 43 anni ed è morto a Dubna il 24 settembre 1993. ''Sono un uomo pacifico'' disse tornando in Italia per la prima volta, nel 1978, e più tardi, dopo essere stato per 28 anni uno dei massimi scienziati dell'Urss, in un'intervista a Miriam Mafai, affermò di ''aver sbagliato'' e che l'Italia era ''il suo Paese''.
All'inizio della guerra fredda tutti i grandi laboratori di fisica nucleare dell'Occidente avevano chiuso le porte allo scienziato, che non aveva mai fatto segreto del suo credo politico. Fu quindi in Urss che riuscì a portare avanti la sua inesorabile caccia alle particelle più inafferrabili mai inseguite dai fisici: i neutrini che provengono dal Sole. In questo campo Pontecorvo ha lasciato un contributo scientifico di primo piano. Per esempio, aveva previsto il fenomeno della cosiddetta oscillazione dei neutrini, ossi la capacità di queste particelle di cambiare identità, assumendo quella caratteristica di un'altra delle altre famiglie di neutrini finora note. Aveva anche intuito che i neutrini di tipo diverso si associano a particelle diverse (come elettroni e muoni) aveva infine intuito il metodo per identificare gli antineutrini prodotti negli acceleratori di particelle.
A cento anni dalla sua nascita il più irrequieto dei Ragazzi di Via Panisperna è ancora un punto di riferimento per i fisici di tutto il mondo. Nato a Marina di Pisa il 22 agosto 1913, Pontecorvo si formò a Roma, alla scuola di Fermi e nel 1950, in piena guerra fredda, lasciò l'Italia per l'allora Unione Sovietica, dove ha vissuto per 43 anni ed è morto a Dubna il 24 settembre 1993. ''Non si è mai pentito: era sereno e contento della sua scelta e a Dubna aveva trovato un ambiente che si potrebbe confrontare a quello dell'attuale Cern'', racconta il fisico Carlo Bernardini, che aveva conosciuto Pontecorvo alla fine degli anni '70. ''Di sicuro - aggiunge - non ha mai avuto nessuna commistione con i problemi della bomba''. Non lavorò mai nemmeno al progetto manhattan ''perchè l'America non lo aveva voluto. ''Era una persona di estrema gentilezza e spontaneità'' e quando veniva in Italia, all'università Sapienza di Roma, ''capitava spesso nella mia stanza'', prosegue Bernardini. ''Si divertiva a parlare di argomenti difficili da spiegare, come quelli della meccanica quantistica''. Per Pontecorvo, però, erano pane quotidiano: ''aveva capito così profondamente quei problemi al punto di avere un'immaginazione completamente quantistica'', osserva Bernardini, che a Bruno Pontecorvo ha voluito dedicare il numero di agosto della rivista da lui diretta, Sapere. ''Era davvero una persona fuori dal comune'', aggiunge. Grazie a questa singolare immaginazione, grazie alla quale ''vedeva'' i neutrini.
"Fu un vero genio della fisica e non ottenne il premio Nobel solo per le sue simpatie per il comunismo che lo portarono a vivere a Mosca dal 1950, ma Bruno Pontecorvo appartiene ad una folta schiera di fisici pisani che anticiparono la fisica delle particelle ad alta velocità". Così l'assessore comunale Davi Gay, che in questo periodo fa le veci del sindaco, ricorda lo scienziato del quale si celebrano oggi i cento anni dalla nascita, avvenuta a Marina di Pisa nel 1913. "Pisa ricorda oggi uno dei suoi figli più illustri dato che la storia di Bruno Pontecorvo e della sua famiglia si intrecciano con quella pisana del '900", ha detto Gay ricordando che la famiglia di Pontecorvo, di origine ebraica, "subì un duro colpo per le leggi razziali del 1938. Pisa, con l'associazione "La Limonaia" per la diffusone delle Scienze, ha annunciato Gay, "si prepara a celebrarlo con un calendario di iniziative che prenderanno il via a settembre e si concluderanno alla fine di dicembre".
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Bruno Pontecorvo: omaggio al fisico
A Pisa per i 100 anni dalla nascita

Bruno Pontecorvo