Il teatro e la comicità sbarcano nelle scuole della Toscana con uno spettacolo che vuole insegnare a rispettare le regole e a pagare le tasse. "Evasi fiscali", i “blitz teatrali sull’evasione fiscale”, sono un esempio di teatro civile didattico, portati in scena da Carlo Monni e Andrea Bruno Savelli con un testo scritto da quest’ultimo assieme ad Angelo Savelli, con la consulenza tecnica del tenente della guardia di Finanza Francesco Lenti, e finanziato dall’assessorato al bilancio della Regione.
“Combattere il malcostume dell’illegalità economica è in fondo una questione anche di educazione – sottolinea l’assessore al bilancio della Toscana, Riccardo Nencini – Gli adolescenti di oggi sono i contribuenti di domani. La responsabilità sociale non ha età e un testo teatrale creativo può funzionare meglio di molti altri strumenti per spiegare ai giovani che chi non paga le tasse non è un furbo ma qualcuno che, con lavoro al nero, finti stage o ancor peggio sfruttamento del lavoro minorile, ruba il loro presente e un pezzo del loro futuro, contribuendo ad impoverire lo Stato e tagliare scuola e servizi”.
Un tema oggi ancor più attuale in tempi di crisi, tagli ai bilanci pubblici e necessità di spending review.
Alla fine dello spettacolo in ogni classe si terrà l’intervento finale di un rappresentante della Guardia di Finanza, che racconterà ai ragazzi alcuni reali episodi di lotta all’evasione e alla frode e come si combatta quotidianamente questa piaga. L’anno scorso sono state 23 le classi coinvolte in meno di un mese, tra febbraio e marzo: poche di meno le scuole. E chi partecipa spesso l’anno successivo conferma l’adesione. Gli spettacoli nelle scuole della terza edizione di “Evasi fiscali” sono iniziate la scorsa settimana e in tutto sono 19 repliche che si terranno da qui alla fine dell’anno scolastico, che coinvolgeranno 81 classi di sei diverse province e 1723 studenti.
PREVENIRE L'EVASIONE - “L’evasione fiscale è un fenomeno talmente diffuso – spiega il generale del comando toscano della Guardia di Finanza Giuseppe Vicanolo – che i 2700 finanzieri al lavoro ogni giorno in Toscana e gli impiegati dell’Agenzia delle Entrate da soli non bastano. All’azione di contrasto va affiancata un’azione di prevenzione”. “Occorre lavorare sulla mentalità e la cultura – dice -. A questo serve lo spettacolo. Ed occorre anche che i cittadini facciano la loro parte: a cominciar dallo scontrino e la ricevuta fiscale che va chiesta ogni volta o pagando con bancomat o carta di credito”. Se l’evasione è diffusa, non vuol dire però che non può essere battuta. Anzi. Sconfiggerla è possibile per il generale della Guardia di Finanza, che racconta come qualcosa nelle abitudini dei cittadini stia cambiando. “Le segnalazioni al 117 in Toscana – informa – sono infatti passate da 700 nel 2012 a duemila nel 2012”. Segnalazioni di irregolarità circostanziate e mai anonime. Un cambio di mentalità.
LE GAG DI CARLO E ANDREA - Il canovaccio su cui si muove lo spettacolo, un dialogo a due dove naturalmente c’è spazio ogni volta anche per l’improvvisazione, si spiega in poche righe. Carlo, che ha il volto e la mimica di Carlo Monni, evade dal carcere di Sollicciano e con il suo bel camicione a strisce e tanto di palla al piede, come in un fumetto, si rifugia in una scuola. Ma arriva un ufficiale in divisa: Andrea. Il giovane tenente della Guardia di Finanza non è lì per l’evaso: è venuto in classe per una lezione sul fisco. Ma Carlo, spaventato, non sa cosa fare e chiede a quel punto aiuto ai ragazzi. Racconta che gestiva un’osteria a Carmignano sulle colline medicee di Prato – “dopo Poggio a Caiano ma prima di Buriano, un posto decisamente fuori mano” – e che è finito in carcere per una brutta storia di evasione fiscale orchestrata dal commercialista a sua insaputa. Si nasconde così tra i ragazzi come uno studente ripetente e interrompe di continuo la lezione del tenente con buffi interventi. Ma anziché confonderne la spiegazione, la rende alla fine più gustosa e diretta.
Ed è qui la forza dello spettacolo, che una gag dietro l’altra insegna ai ragazzi che senza tasse non potrebbero esserci tanti servizi, che è giusto ridurre gli sprechi della pubblica amministrazione ma che non bisogna generalizzare, che la democrazia ha comunque i suoi costi e che se tutti pagassero – oggi almeno il 17,5% della ricchezza prodotta in Italia sfugge alla tassazione, “il doppio di una Finanziaria” si dice nello spettacolo – le tasse potrebbero anche diminuire. Una vera lezione (resa più lieve dal sorriso sulle labbra) che spazia dall’etimologia del fisco alla legge finanziaria, dalla mancanza del senso civico ai luoghi comuni su cui evade le tasse e le ultime frontiere dell’evasione. Alla fine Carlo l’evaso sarà smascherato. Ma non finirà in prigione. Il tenente, colpito dall’appeal del galeotto sui giovani e dalla recitazione a memoria di una serie di terzine della Divina Commedia di Dante, è disposto a chiudere un occhio e lo ingaggerà infatti proprio per parlare di tasse agli studenti. Un gioco, l’ultimo, tra fiction teatrale e realtà.