Chianti, non solo vino ma anche storia, archeologia, misteri dell'antichità. L'Unione dei Comuni ha deciso di valorizzare anche questo aspetto del territorio, proponendo una serie di itinerari dedicato proprio alla scoperta del patrimonio archeologico disseminato nelle meravigliose campagne di questa zona amatissima della Toscana.
Un itinerario esteso, una rete museale fertile e vitale, alla scoperta delle piccole grandi meraviglie dell’archeologia toscana sulle quali è rivolta l'attenzione di studiosi e esperti e molta luce ancora può essere fatta attraverso indagini mirate e specifiche. E’ il caso del mito e della città fantasma di Semifonte, nel Comune di Barberino, “su cui - annuncia il presidente dell’Unione comunale del Chianti Fiorentino Giacomo Trentanovi - si tornerà ad indagare a 40 anni di distanza dall’ultimo studio archeologico, applicando la metodologia dell’archeologia territoriale, leggera e non invasiva che si avvale dell’utilizzo di strumentazioni sofisticate e innovative, secondo la missione archeologica dell’Università di Firenze che sta già applicando questo modello nella regione di Petra, in Giordania”.
Un territorio quindi che ha molto da raccontare ai suoi visitatori, non solo a livello naturalistico ma anche storico ed archeologico. Nel borgo di Sant’Appiano - ad esempio - a testimonianza della ricchezza dell’area barberinese, sorge l'Antiquarium, una raccolta di reperti archeologici emersi durante diverse campagne di scavo, condotte a partire dalla fine dell'Ottocento nelle zone di Sant'Appiano, San Martino ai Colli e Semifonte. L'area era densamente popolata sin dall'VIII secolo a.C. Numerose tombe etrusche furono rinvenute nelle campagne della Val d'Elsa e un cospicuo numero di reperti sono esposti nel museo. La collezione mette insieme corredi funebri provenienti da una serie di tombe magnatizie etrusche, ceramiche attiche (databili tra il VI e il IV sec. a.C.) e di urne in alabastro decorate con scene del mito greco. Tra le opere più importanti della raccolta nella prima sala una Kelebe (cratere a colonnette) del IV sec. a.C. a figure rosse, un'urna in alabastro di epoca ellenistica, raffigurante il Ratto di Proserpina e chiusa da un coperchio decorato con una figura virile semi-distesa, nella seconda sala Eros a cavallo di un cane. Si tratta di un idoletto in pietra arenaria probabilmente etrusco, rinvenuto durante gli scavi di fine Ottocento che riportarono alla luce anche le fondamenta del battistero davanti alla pieve di Sant'Appiano.
A San Casciano domina invece la tomba dell’arciere, il ritrovamento archeologico più consistente nel territorio, rinvenuto a Sant'Angelo a Bibbione nel 1978 insieme all'imponente Stele dell'Arciere, reperto di prestigio della sezione archeologica del Museo Giuliano Ghelli dove è presente un’ampia collezione di oggetti, vasellame, strumenti e utensili di epoca etrusco-romana. La tomba è un esempio prezioso delle grandi "tholoi" dell'Etruria Settentrionale e consta di una camera quadrata. Altre aree archeologiche presenti nel territorio sancascianese sono quelle del Tumulo del Calzaiolo, Ponterotto, Poggio alla Croce a Mercatale, Vico l’Abate.
Anche a Greve è stata aperta una sezione archeologica all’interno del museo di San Francesco con due specifiche sale destinate ad accogliere ed esporre il nucleo di reperti rinvenuti nell’importante sito archeologico del Castellaccio di Lucolena. Oggetti etruschi, lance, vasi, monete, oggetti di uso quotidiano, croci usate dai templari di origine altomedievale sono emersi da una lunga campagna di scavo culminata nel 2014-2015, sotto la supervisione della Soprintendenza per i beni archeologici di Firenze, finanziata dal Comune e curata dall'associazione “Gev Gruppo San Michele”.